Young Jazz Festival 10
Foligno, Bevagna, Gualdo Cattaneo, Montefalco, Spello, Trevi dal 28 maggio al
2 giugno 2010
direzione artistica
Gianluca Petrella
patrocinato da Umbria Jazz
di Vincenzo Fugaldi
foto di Riccardo
Crimi e
Roberto Cifarelli
Sesta edizione del festival di Foligno, in una forma itinerante che invita
alla scoperta di una delle zone più suggestive d'Italia, tra segni architettonici
medievali e rinascimentali, dolci colline e sapori preziosi e decisi.
La rassegna fulginate si distingue tra le iniziative italiane per il proposito
di coinvolgere esperienze artistiche giovani con un'attenzione a proposte poco o
per niente inflazionate, ma senza isolarle dall'esperienza dei maestri. Un punto
di forza del jazz è la capacità di innovarsi grazie all'affermarsi di nuovi talenti,
che nei casi più felici contribuiscono a perpetuarne la tradizione e ne determinano
anche l'evoluzione e l'apertura.
Una carta vincente dell'edizione 2010
è stata l'organizzazione di iniziative collaterali mattutine (presentazioni di libri
e interviste) e pomeridiane (concerti) in alcuni spazi museali di grande fascino,
che hanno stimolato i musicisti a dare il meglio.
L'organizzazione puntualissima, senza alcuna sbavatura, è stata garantita
dalla competenza, dalla cordialità e dall'entusiasmo dei volontari dell'Associazione
culturale Young Jazz, presenti e instancabili in ogni momento del festival.
Hanno inaugurato la manifestazione, all'Auditorium
San Domenico, il direttore artistico
Gianluca Petrella
e Paolo Fresu.
Nel duo con il travolgente trombonista, Fresu ha dato il meglio di sé, alternandosi
sapientemente fra tromba e flicorno, e facendo un uso sobrio e parsimonioso dell'elettronica.
Evidentemente la forte personalità e l'irruenza di Petrella hanno stimolato in Fresu
una grinta insolita, come un fuoco nascosto. I due hanno proposto un set fresco
e godibile, tra una 'Round Midnight da brivido, una intima My Funny Valentine
eseguita dal trombettista in solitudine con lo sfondo di discreti ricami elettronici
di Petrella, e trascinanti omaggi al mito hendrixiano.
Rollerball (Beppe Scardino, sax baritono e clarinetto basso;
Piero Bittolo Bon, sax alto e clarinetto basso; Enrico Terragnoli, chitarra
elettrica; Danilo
Gallo, contrabbasso; Massimiliano Sorrentini, batteria) è il
collettivo dell'etichetta El Gallo Rojo che ha già al suo attivo un cd intitolato
"La clinica del rasoio". Musica per chi è stanco di ascoltare standard statunitensi
in salsa Berklee e preferisce rischiare, ritrovandosi immerso in un post jazz che
tutto digerisce e metabolizza in una miscela esplosiva e spiazzante che mette in
dubbio ogni certezza precostituita e richiede partecipazione e complicità. La poliedrica
e inedita fantasia della sezione ritmica fa da sfondo alle sghembe cavalcate solistiche
di Scardino e Bittolo Bon, in un inesauribile carosello di trovate e creatività.
Grande partecipazione e l'abbraccio caloroso del pubblico alla presentazione
del libro di
Paolo Fresu "Musica dentro", edito da Feltrinelli, nei giardini
delle chiesa di San Francesco a Montefalco, a pochi metri dagli affreschi del Perugino
e di Benozzo Gozzoli. Fresu ha risposto con dovizia di particolari alle pertinenti
domande di Andrea Scaccia, raccontando dei suoi esordi a Berchidda, dell'importanza
della banda del paese nella sua formazione iniziale, della Sardegna, della sua ammirazione
per Miles Davis, della sua amicizia con
Antonello
Salis, con la consueta semplicità e profondo rispetto per i suoi numerosi
fans.
Al Museo Emilio Greco di Spello si è esibito il duo
Daniele Tittarelli, sax alto e soprano e
Enrico Bracco,
chitarra elettrica. Un omaggio all'estetica del cool jazz, con un repertorio in
buona parte dedicato a Monk, e un uso insistito dell'elettronica da parte del chitarrista.
Ancora jazz fuori dagli schemi consueti con il quartetto "Lunaria"
di Luca Aquino, miglior nuovo talento del Top Jazz
2009. Sempre coadiuvato dai validi Giovanni Francesca, chitarra
elettrica,
Marco Bardoscia, contrabbasso e
Gianluca
Brugnano, batteria; il leader al flicorno ha eseguito un set concentrato
e raccolto, fra brani originali e cover di Mina e dei Radiohead.
A seguire, il concerto degli "Urban Society" del sax alto
Gaetano Partipilo,
con Mirko
Signorile al pianoforte e fender rhodes, Pasquale Bardaro al
vibrafono, Giorgio Vendola al contrabbasso e Vincenzo Bardaro alla
batteria. Una proposta nel solco di un post hard bop leggero e rilassato, con il
pianista e il vibrafonista in particolare evidenza, e con una buona performance
di tutto il gruppo che ha eseguito soprattutto composizioni originali del leader.
Nel piazzale sottostante la Rocca sonora di Gualdo Cattaneo, spazio ai giovani
statunitensi "Tazer Room", capitanati dal contrabbasso di Joe Rehmer, due
chitarristi (Rainer Davies e Karsten Lipp), un sax tenore (Nolan
Lem), e una batteria (Brian Fitch), per un set eclettico, tra momenti
easy e atmosfere pesantemente rock, con idee interessanti che richiedono
probabilmente una maggiore messa a punto.
Il momento clou del festival è stato il concerto del quartetto di Ray
Anderson, la Pocket Brass Band, con il sousaphone di Matt Perrine,
le trombe di Lew Soloff e la batteria di Bobby Previte. I quattro
fuoriclasse hanno eseguito la Sweet Chicago Suite e altre recenti composizioni
del trombonista leader, in un'esibizione che ha coniugato un altissimo livello qualitativo
con una capacità di coinvolgimento senza pari e con risultati semplicemente eccezionali,
sino al bis eseguito in giro per l'auditorium tra il pubblico. Grandi emozioni grazie
agli esplosivi assoli di Previte e alla prodigiosa tecnica dei tre ottoni, che si
sono prodigati ai massimi livelli, pur sotto una ferrea direzione musicale, in uno
sfolgorante omaggio alla tradizione, con un profondo amore per il rhythm'n'blues.
Prodigioso.
Suonare dopo la Pocket Brass Band ha leggermente penalizzato il Dynamic
Trio di
Fabrizio Bosso, con
Luca Mannutza,
organo hammond e fender rhodes e
Lorenzo Tucci,
batteria. I tre, che hanno una antica collaborazione insieme in altre formazioni,
hanno suonato con impegno e buon interplay un repertorio di noti classici, con la
torrenziale tromba di Bosso sempre in primo piano.
Gli affreschi di Benozzo Gozzoli dell'abside della chiesa di San Francesco
a Montefalco hanno fatto da mirabile cornice al joyciano stream of consciousness
dell'esibizione in solo di
Antonello
Salis, un'esperienza che conduce gli ascoltatori in un flusso ininterrotto
di rabbia e dolcezza, sensazioni e ricordi. Un riemergere di miriadi di suoni a
tutti cari, fra i tanti anche Rota, i Beatles e Hendrix, prima in un corposo set
pianistico e quindi in una più compatta performance alla fisarmonica, sempre all'insegna
di una passione contagiosa, in un musicista che non si risparmia mai.
Il trio "Thrill" (Alfonso Santimone al pianoforte,
Danilo Gallo
al contrabbasso e Zeno De Rossi alla batteria), sotto le logge del mercato
coperto di Bevagna, altra preziosa offerta di Young Jazz, ha interpretato la propria
idea del piano trio, con validissime composizioni originali del pianista e un omaggio
a Ornette
Coleman (Trigonometry), tra le meditate suggestioni bleyane di Santimone,
la cavata scura e profonda di Gallo, cultore dello specifico contrabbassistico,
e la fantasia percussiva di De Rossi, che accarezza pelli e piatti anche con oggetti
d'uso quotidiano, in una continua ricerca, tutti immersi in una stimolante avventura
improvvisativa. Un trio che merita una più ampia notorietà e visibilità discografica.
John De Leo ha riproposto il suo "Vago svanendo" con l'ausilio
della chitarra di Fabrizio Tarroni, della fisarmonica e della chitarra di
Dario Giovannini, del pianoforte, fisarmonica e oboe di Christian Ravaglioli
e del clarinetto basso di Achille Succi. I cinque hanno soddisfatto i numerosi
fans intervenuti con interessanti arrangiamenti delle più note composizioni di De
Leo, omaggi bruniti a Lady Day (Big Stuff) e versioni lisergiche di Stormy
Weather e della Canzone dell'amore perduto di De Andrè, in un set caratterizzato
dalla qualità dei suoni di Succi e Tarroni.
Ottima conferma anche per il duo "Pospaghemme", composto da
Beppe Scardino al sax baritono e clarinetto basso e da Federico Scettri
alla batteria. I due, che hanno già al loro attivo il recente cd "L.O.V.E."
edito da El Gallo Rojo, in una saletta affollatissima del museo di Trevi, dinnanzi
a uno splendido dipinto su tavola del Perugino, hanno esercitato l'arte dell'ironia
con gusto e grandi capacità di coinvolgimento, interpretando un'idea molto condivisibile
della musica come momento ludico, fresco e rigenerante. Da citare il finale omaggio
a Mingus, Orange Was The Color of Her Dress, Then Silk Blue.
Un cenno meritano anche le iniziative collaterali: le jam notturne alla Taverna
del Rione Ammanniti, di solito capitanate dai musicisti del gruppo di Joe Rehmer,
che ospitavano via via sortite solistiche di Dan Kinzelman e altri, il giovanissimo
ischitano Niccolò Ielasi e in una magica sabato notte anche trascinanti interventi
di Mauro "Otto" Ottolini al trombone e di Luca Aquino, confermando
lo spirito più vero e profondo del jazz come arte dell'incontro e della comunicazione
estemporanea; i frequentatissimi aperitivi pomeridiani dedicati ai grandi del jazz
per la cura di Fabio Ciminiera; il corso di fotografia musicale tenuto dall'ottimo
Andrea Boccalini.
Le mattine del festival proponevano momenti di incontro in luoghi suggestivi:
all'Auditorium Adolfo Broegg di Spello un'intervista di Fabio Ciminiera a
Gaetano Partipilo;
alla Raccolta d'Arte San Francesco di Trevi un'intervista di Andrea Scaccia
ad un vulcanico Mauro Ottolini; alla Rocca sonora di Gualdo Cattaneo un'intervista
di chi scrive ad Alfonso Santimone, e al Museo di Bevagna un'intervista di
Enzo Pavoni a Federico Scettri.
27/08/2011 | Umbria Jazz 2011: "I jazzisti italiani hanno reso omaggio alla celebrazione dei 150 anni dall'Unità di Italia eseguendo e reinterpretando l'Inno di Mameli che a seconda dei musicisti è stato reso malinconico e intenso, inconsueto, giocoso, dissacrante, swingante con armonizzazione libera, in "crescendo" drammatico, in forma iniziale d'intensa "ballad", in fascinosa progressione dinamica da "sospesa" a frenetica e swingante, jazzistico allo stato puro, destrutturato...Speriamo che questi "Inni nazionali in Jazz" siano pubblicati e non rimangano celati perchè vale davvero la pena ascoltarli e riascoltarli." (di Daniela Floris, foto di Daniela Crevena) |
16/07/2011 | Vittoria Jazz Festival - Music & Cerasuolo Wine: "Alla quarta edizione, il festival di Vittoria si conferma come uno dei più importanti eventi musicali organizzati sul territorio siciliano. La formula prescelta dal direttore artistico è quella di dilatare nel tempo gli incontri musicali, concentrandoli in quattro fine settimana della tarda primavera, valorizzando uno dei quartieri più suggestivi della città, la restaurata Piazza Enriquez, e coinvolgendo, grazie a concerti e jam session notturne, una quantità di pubblico davvero rilevante, composto in parte da giovani e giovanissimi, portatori di un entusiasmo che fa davvero ben sperare sul futuro del jazz, almeno in questa parte della Sicilia." (Vincenzo Fugaldi) |
05/09/2010 | Roccella Jazz Festival 30a Edizione: "Trent'anni e non sentirli. Rumori Mediterranei oggi è patrimonio di una intera comunit? che aspetta i giorni del festival con tale entusiasmo e partecipazione, da far pensare a pochi altri riscontri". La soave e leggera Nicole Mitchell con il suo Indigo Trio, l'anteprima del film di Maresco su Tony Scott, la brillantezza del duo Pieranunzi & Baron, il flamenco di Diego Amador, il travolgente Roy Hargrove, il circo di Mirko Guerini, la classe di Steve Khun con Ravi Coltrane, il grande incontro di Salvatore Bonafede con Eddie Gomez e Billy Hart, l'avvincente Quartetto Trionfale di Fresu e Trovesi...il tutto sotto l'attenta, non convenzionale ma vincente direzione artistica di Paolo Damiani (Gianluca Diana, Vittorio Pio) |
15/08/2010 | Südtirol Jazz Festival Altoadige: "Il festival altoatesino prosegue nella sua tendenza all'ampliamento territoriale e quest'anno, oltre al capoluogo Bolzano, ha portato le note del jazz in rifugi e cantine, nelle banche, a Bressanone, Brunico, Merano e in Val Venosta. Uno dei maggiori pregi di questa mastodontica iniziativa, che coinvolge in dieci intense giornate centinaia di artisti, è quello, importantissimo, di far conoscere in Italia nuovi talenti europei. La posizione di frontiera e il bilinguismo rendono l'Altoadige il luogo ideale per svolgere questo fondamentale servizio..." (Vincenzo Fugaldi) |
01/10/2007 | Intervista a Paolo Fresu: "Credo che Miles sia stato un grandissimo esempio, ad di là del fatto che piaccia o non piaccia a tutti, per cui per me questo pensiero, questa sorta di insegnamento è stato illuminante, quindi molte delle cose che metto in pratica tutti i giorni magari non me ne rendo conto ma se ci penso bene so che vengono da quel tipo di scuola. Ancora oggi se ascolto "Kind Of Blue" continuo a ritrovare in esso una attualità sconvolgente in quanto a pesi, misure, silenzi, capacità improvvisativi, sviluppo dei solisti, interplay, è un disco di allora che però oggi continua ad essere una delle cose più belle che si siano mai sentite, un'opera fondamentale." (Giuseppe Mavilla) |
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Data pubblicazione: 12/06/2010
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