Tonyght Jazz – tributo a Tony Scott
Palermo, 1 Ottobre 2008, Teatro Golden
di Antonio
Terzo
Un concerto irripetibile e di elevato livello culturale, in un momento
in cui la cultura langue: sia per i musicisti coinvolti, alcuni appositamente chiamati,
sia per il progetto entro cui la serata si inserisce. L'idea, infatti, nata dalla
vulcanica mente e dal sensibile animo del regista Franco Maresco, è quella
di realizzare un film-documentario sulla vita di un indimenticabile protagonista
del jazz di tutti i tempi:
Tony Scott.
Che quest'idea parta da un regista siciliano non è casuale, posto che
Scott
ha sempre rivendicato con orgoglio le proprie radici siciliane, fino al punto da
disporre di farsi seppellire nel paese d'origine della sua famiglia, Salemi, in
provincia di Trapani. Nato a Morristown, nel New Jersey, Anthony Joseph Sciacca
- il suo nome anagrafico - si recava spesso in Sicilia ed in particolare nella cittadina
del Trapanese, e talvolta suonava anche in estemporanee jam-sessions bandistiche.
Attraverso il racconto della vita di
Scott,
Maresco vuole a sua volta rivendicare il grandissimo contributo offerto dalla comunità
italoamericana alla musica jazz.
Il concerto, tenutosi al teatro Golden di Palermo,
sotto la direzione artistica di
Salvatore
Bonafede, ha raccontato i momenti salienti della vita del clarinettista
e sassofonista italoamericano, aprendosi a scena buia proprio con la banda musicale
"Alberto Favara" di Salemi, diretta da Ninni Pedone, per l'esecuzione di
Memory of My Father, brano scritto da
Scott
per il padre. Alla banda si sono uniti
Salvatore
Bonafede al piano,
Fabrizio Bosso
alla tromba, Rosario Bonaccorso – pilastro ritmico dell'intera serata – e
Tony Arco, quest'ultimo a lungo batterista di
Scott
per le tournée in Italia. Filo conduttore, come ha illustrato Stefano
Zenni nei panni del presentatore, il clarinetto, che da quello "bandistico"
passa a quello di
Mauro Negri, per Now's the Time,
un palese omaggio a Parker di cui
Scott
s'è sempre professato discepolo, con assoli di un effervescente
Bosso,
l'americano Pat La Barbera al sax tenore ed il norvegese Alex Riel
alla batteria (tutte e due a lungo a fianco del compianto clarinettista). Quindi
la dedica a Billie Holiday, amica di
Scott,
con God Bless the Child: l'esposizione tematica
è affidata ad un plastico Gabriele Mirabassi, secondo clarinetto della serata,
che principia quasi in un intimo sussurro, per uno dei momenti più emozionanti della
serata. Terzo clarinetto è quel Perry Robinson che ha contribuito a scrivere
la storia del jazz, dagli anni '60 ai nostri
giorni, passando per la Liberation Music Orchestra di Haden, e che si dichiara
allievo di
Scott, in particolar modo per la commistione fra improvvisazione jazz
e materiali musicali multietnici; certo, la sua ancia ha settant'anni ma la levatura
del personaggio è indiscutibile: insieme a La Barbera, sotto la pirotecnica
ritmica di Riel-Bonafede-Bonaccorso, esegue
Five, di
Bill Evans,
per ricordare la presenza del grande pianista nel quartetto di
Scott.
Quindi una composizione di
Bonafede,
Misterious, che dopo l'introduttivo cicaleggio
di tutti e tre i clarinetti, rivela la sua anima più delicata: vera poesia in note.
Dopo la combinazione scoppiettante fra la tromba di
Bosso
ed il trombone di
Marcello Rosa,
accompagnati da Mario Rusca (con
Scott
in un raro filmato musicale), la prima parte dello spettacolo si chiude con
Villa Jazz, eseguito dall'impeccabile Mirabassi,
a sua volta raddoppiato da
Negri,
cui si aggiunge il tenorista
Stefano D'Anna.
Il secondo tempo si apre con un altro momento di lirica bellezza, il piano
solo di
Franco D'Andrea, che enuclea ed improvvisa su scampoli di tema da
Lush Life, secondo il suo tocco ed il suo stile
personale e sensibilissimo: sebbene appena accennato, dilatato, arricciato, il motivo
viene ben riconosciuto ed apprezzato. Quindi Misery (to
Lady Day), scritta da
Tony Scott
per Billie Holiday (e registrata con lei solo durante una prova, con il registratore
dello stesso Scott, oggi pubblicata unicamente su una "Complete Collection" della
Verve): sopra la "fantasmagorica" voce registrata di
Scott,
è la figlia Monica Shaka che intona questo canto sommesso – Misery stay
away from me, Misery please let me be, I don't want no part of a broken heart, want
you listen to my plea – contornata dal clarinetto di Robinson. A seguire
ancora Fabrizio
Bosso, Gabriele Mirabassi, un compìto
Marcello Rosa
ed un lineare
Stefano D'Anna improvvisano su Icici
(Rosa), mentre sull'avvicendamento Mirabassi-Negri
si passa a Requiem for "Hot Lips Page", dove
il trombone affoga l'ultima nota in un basso a coulisse smontata. L'ultima
tranche del concerto non poteva non fare riferimento alla fase orientale
della vita di
Scott, quando lasciati i successi e le sicurezze newyorkesi il clarinettista
parte negli anni '60 per il Giappone, esplorando
le possibilità di combinazione fra il linguaggio jazz e le armonie della musica
tradizionale nipponica, fase discograficamente culminata nella serie di album "Music
for Zen Meditation", "Music for Yoga Meditation", "Astral Meditation",
etc.). Seguace di questo stesso tipo di ricerca, sul palco il sassofonista Joraku
Gianni Gebbia accompagnato dalla kotoista Miya Masaoka, in un ulteriore
frangente di musicale grazia con Satori (di
Scott)
e due composizioni dello stesso Gebbia, Shaka
e Dharma Bum, cui si unisce Robinson:
di incantevole intensità gli intrecci dei sax sulle scale armoniche del koto, mentre
in questo contesto il clarinetto dell'americano si produce in uno dei suoi frangenti
migliori. Il brano di chiusura vuole ricordare l'attività di Scott come arrangiatore:
sulle note di Brown Skin Girl, successo di Harry
Belafonte (ma
Scott per lui armonizzò anche Banana Boat Song e Matilda),
all'incredibile all ensemble di tutti i musicisti si alternano al piano i
tre pianisti, mentre sono due le batterie a scandire il ritmo del calypso. Un concerto
molto coinvolgente, reso con il cuore da tutti i partecipanti, che si spera sia
da traino per la riuscita dell'intero progetto documentale.
27/08/2011 | Umbria Jazz 2011: "I jazzisti italiani hanno reso omaggio alla celebrazione dei 150 anni dall'Unità di Italia eseguendo e reinterpretando l'Inno di Mameli che a seconda dei musicisti è stato reso malinconico e intenso, inconsueto, giocoso, dissacrante, swingante con armonizzazione libera, in "crescendo" drammatico, in forma iniziale d'intensa "ballad", in fascinosa progressione dinamica da "sospesa" a frenetica e swingante, jazzistico allo stato puro, destrutturato...Speriamo che questi "Inni nazionali in Jazz" siano pubblicati e non rimangano celati perchè vale davvero la pena ascoltarli e riascoltarli." (di Daniela Floris, foto di Daniela Crevena) |
16/07/2011 | Vittoria Jazz Festival - Music & Cerasuolo Wine: "Alla quarta edizione, il festival di Vittoria si conferma come uno dei più importanti eventi musicali organizzati sul territorio siciliano. La formula prescelta dal direttore artistico è quella di dilatare nel tempo gli incontri musicali, concentrandoli in quattro fine settimana della tarda primavera, valorizzando uno dei quartieri più suggestivi della città, la restaurata Piazza Enriquez, e coinvolgendo, grazie a concerti e jam session notturne, una quantità di pubblico davvero rilevante, composto in parte da giovani e giovanissimi, portatori di un entusiasmo che fa davvero ben sperare sul futuro del jazz, almeno in questa parte della Sicilia." (Vincenzo Fugaldi) |
05/09/2010 | Roccella Jazz Festival 30a Edizione: "Trent'anni e non sentirli. Rumori Mediterranei oggi è patrimonio di una intera comunit? che aspetta i giorni del festival con tale entusiasmo e partecipazione, da far pensare a pochi altri riscontri". La soave e leggera Nicole Mitchell con il suo Indigo Trio, l'anteprima del film di Maresco su Tony Scott, la brillantezza del duo Pieranunzi & Baron, il flamenco di Diego Amador, il travolgente Roy Hargrove, il circo di Mirko Guerini, la classe di Steve Khun con Ravi Coltrane, il grande incontro di Salvatore Bonafede con Eddie Gomez e Billy Hart, l'avvincente Quartetto Trionfale di Fresu e Trovesi...il tutto sotto l'attenta, non convenzionale ma vincente direzione artistica di Paolo Damiani (Gianluca Diana, Vittorio Pio) |
15/06/2006 | 16 giugno 2005: un anno fa la scomparsa di
Henghel Gualdi lasciava un grande vuoto oggi ancora più forte. Jazzitalia
lo ricorda attraverso le testimonianze di: Nando Giardina della Doctor Dixie Jazz Band,
Renzo Arbore, Pupi Avati, Lele Barbieri, Luigi Barion,
Gianni Basso, Franco Cerri, Teo Ciavarella, Felice Del Gaudio,
Gianni Giudici, Annibale Modoni, Marcello Rosa, Jimmy Villotti... |
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Data pubblicazione: 26/10/2008
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