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Enrico Zanisi
Blend Pages
Cam Jazz (2018)
1. Uno
2. Chevaliers
3. Chiari
4. Fighting For Change
5. Prelude
6. Dans des arbres
7. Resonare
8. Modulus
9. Few Things Left
Enrico Zanisi - pianoforte Gabriele Mirabassi - clarinetto Michele Rabbia - percussioni, live electronics
Quatuor IXI:
Régis Huby - violino Clément Janinet - violino Guillaume Roy - viola Atsushi Sakaï - violoncello
CAM JAZZ is a label of the KEPACH group
KEPACH Music S.r.l. - All rights reserved
Via Cola di Rienzo, 180 - 00192 Rome (Italy)
Tel: (39-06) 6840791
E-Mail: info@CamJazz.com
Web Site: www.CamJazz.com
Tira un'aria nuova (e bella fresca) dalle parti del pianoforte
di Enrico Zanisi. Il giovane talento romano, dopo i numerosi successi conseguiti
e le diverse collaborazioni, mette in campo tutto il suo carattere e una formazione
musicale d'indubbia qualità. Prende carta pentagrammata e penna in mano e tira giù
nove piccole perle compositive che attraversano l'improvvisazione con accenti di
classica contemporanea ben marcati e, soprattutto, perfettamente costruiti. Coopta
due musicisti maiuscoli come Gabriele Mirabassi e Michele Rabbia,
ognuno dei quali porta i suoi doni, fatti di carattere, esperienza e mentalità aperta.
Poi, incrocia le corde con il Quatuor IXI: un quartetto d'archi "sopra le righe",
tra i più innovativi e versatili del panorama internazionale.
Zanisi – e sodali – ha l'indubbia capacità di mescolare perfettamente
le parti scritti con quelle improvvisate (dote non comune), tenendo alto il vessillo
di entrambe. Fa confluire tutti i suoi ascolti in un unicum capace di dare emozioni
e sussulti, romanticismo mascherato (Uno) dagli archi cadenzati su
intervalli solo in apparenza regolari. Attraversa la storia con il suo personale
racconto, fregiato di particolari sonori che richiamano i grandi compositori, ma
senza sguazzarci dentro e basta, perché Zanisi dà sempre pennellate di personalità.
Lì dove la musica sembra imboccare una strada, improvvisamente svolta l'angolo costruendo
un nuovo architrave ("Chevaliers"). Mirabassi imbraccia il fioretto e declina
il suo verbo disegnando nell'aere colori vermigli e gestendo meravigliosamente il
flusso sonoro di "Chiari", allungandosi sulle note sinfoniche del pianoforte
del leader. Con Michele Rabbia, che strapazza le percussioni e macina ritmi che
tengono in ansia gli acuti violini del quartetto, ordisce "Fight For Change",
un messaggio sociale e, soprattutto, musicale: la necessità di un cambiamento anche
negli anfratti dell'improvvisazione, che qui assume accenti avanguardistici. Zanisi
sa essere – e molto bene – anche poetico, narrativo e con la melodia in proscenio,
quasi ai confini del mainstream fusion, in "Danse des Arbres", con il clarinetto
di Mirabassi che sussulta sulle delicate percussioni di Rabbia, e anche nei movimenti
di "Modulus". L'altalena compositiva è tanto bella, quanto intrigante. La
noia è tenuta accuratamente lontana, ma con una naturalezza espressiva disarmante.
La bellezza di "Resonare" con il dialogo serrato tra clarinetto e pianoforte,
fa da contraltare a quello con i piatti sussurranti di Rabbia in "Few Things
Left", prima che l'ingresso di Mirabassi e del quartetto d'archi spruzzino ulteriore
magia.
Un disco che mette pace alle sterili polemiche tra classica e
jazz, tra avanguardia e mainstream in un colpo solo. Poi, sicuramente, ci sarà qualche
guascone dell'altro mondo che si chiederà: ma è jazz?
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 01/12/2018
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