Reggio Top Jazz Festival, Seconda Edizione
Reggio Calabria, Teatro Cilea, 3-7 giugno 2009
di Vincenzo Fugaldi
foto di Filippo Parisi
L'Associazione
Culturale Jonica Onlus, in collaborazione con il Comune di Reggio Calabria e il
mensile Musica Jazz, per la direzione artistica di
Paolo Damiani,
ha realizzato la seconda edizione del festival che riunisce i musicisti vincitori
del referendum indetto dallo storico periodico musicale italiano. Nell'accogliente
Teatro Cilea della città sullo Stretto, si sono alternati otto fra i vincitori della
competizione, e due ospiti stranieri.
Non si poteva immaginare inizio migliore di
quello proposto da
Franco D'Andrea,
con un ensemble formato dal fido batterista Zeno De Rossi, e da una front
line d'eccezione:
Fabrizio Bosso
alla tromba, Gianluca
Petrella al trombone e Daniele D'agaro al clarinetto. Una carrellata
di brani conosciutissimi, da Ellington, a Monk, a Coltrane (tra cui Caravan,
Epistrophy, Naima), con la consueta inimitabile capacità del grande
pianista di costruire ponti tra il jazz tradizionale e il free, con voli arditi
costantemente freschi e comunicativi, tra riff ed esplosivi assoli. La vulcanica
carica d'energia proveniente dalla potente macchina da swing costituita Bosso, D'Agaro
e Petrella, colloca il progetto tra i migliori realizzati da D'Andrea in anni recenti.
Nel ventennale della sua costituzione si è esibita la Lydian Sound Orchestra
diretta da Riccardo Brazzale, composta dai sax di
Robert Bonisolo,
Pietro Tonolo
e Rossano Emili, dalla tromba di Kyle Gregory, dal trombone di
Roberto Rossi, dalla tuba di Dario Duso, dal pianoforte di
Paolo Birro,
dal contrabbasso di Marc Abrams e dalla batteria di
Mauro Beggio.
La Lydian è un'orchestra compatta, dall'organico stringato, in equilibrio fra tradizione
e modernità, fra parti d'insieme e assoli, che ha eseguito un repertorio costituito
in buona parte da brani originali di grande eleganza compositiva e arrangiamenti
pregevoli, con un omaggio a Ellington (The Mooche) e a Mingus, un travolgente
Boogie Stop Shuffle che sarebbe sicuramente piaciuto al suo
autore per grinta, carica d'energia, trascinante swing.
La seconda serata è stata aperta dal collaudato duo tra
Maria Pia De
Vito e il pianista Huw Warren. La grande vocalist italiana si
è confermata ancora una volta maestra nel coniugare cuore e tecnica, acustica ed
elettronica, coadiuvata al meglio da un musicista che si dimostra perfettamente
funzionale alla sua verve improvvisativa, calda e coinvolgente, aperta al rischio
e alla sperimentazione. Sorprende la facilità con cui il gallese Warren si amalgama
con l'anima partenopea della De Vito, in questo concerto particolarmente in evidenza.
Tra i brani eseguiti, memorabili una splendida poesia di Totò musicata dalla De
Vito (Si fosse n'auciello) e una Beatriz di Chico Buarque e Edu Lobo
come sospesa nell'aria, scolpita nel silenzio, momento di commovente pura bellezza.
Già ospite negli ultimi due brani eseguiti dal duo De Vito-Warren, con i quali condivide
la passione per le musiche del Brasile, reduce da un concerto a Rio,
Gabriele
Mirabassi ha portato a Reggio il suo omaggio all'ebano, il materiale principale
di cui è costituito il suo strumento, il clarinetto. Il premiato Canto di ebano,
dunque, con Peo Alfonsi alla chitarra, Salvatore Maiore al
contrabbasso e Francesco D'auria alla batteria. Dinnanzi alle atmosfere create
dai quattro, si smette ancora una volta di chiedersi se si stia ascoltando un concerto
di jazz o qualcos'altro, per lasciarsi andare al flusso di una musica che incanta,
gettando ponti tra i continenti, con cura e leggerezza preziose, raccontando storie,
emozioni, sentimenti. Un quartetto semplicemente perfetto, con in primo piano le
delicate trame della chitarra di Alfonsi e l'ineguagliabile suono di Mirabassi.
Il gruppo di Giovanni Tommaso "Apogeo", con
Claudio Filippini,
pianoforte,
Alberto Parmegiani, chitarra, Daniele Scannapieco, sax
e l'italo-americano Anthony Pinciotti alla batteria lavora, con ottimi esiti,
al recupero di una parte importante della storia musicale del contrabbassista, quella
del Perigeo, principale gruppo del jazz-rock italiano degli anni Settanta. La musica
degli Apogeo riesce a restituire il fascino delle cose migliori e più jazzistiche
del vecchio gruppo, attualizzandole a dovere, con un pizzico di spontaneità in meno
ma lasciandosi alle spalle alcune ingenuità presenti nella musica di allora.
I
cinque hanno proposto una musica sofisticata, dagli equilibri eleganti, eseguendo
alcuni brani originali composti dal leader contenuti nel cd registrato dal vivo
alla Casa del Jazz di Roma pubblicato da L'Espresso come Illusione grigio,
Tempi duri, Girovagando, Men at Work, Waltz for Lucca,
My Strada. Composizioni valide e assoli di grande qualità, per un progetto
davvero convincente che coinvolge ottimi musicisti. I vecchi fan del Perigeo, ovviamente,
provano un brivido ascoltando il suono profondo e personale dell'archetto di
Giovanni Tommaso.
I Quintorigo hanno portato a Reggio il loro omaggio a Mingus, eseguendo
i loro arrangiamenti di alcuni tra i brani più noti del grande contrabbassista e
compositore, da Fables of Faubus, a Pithecantropus Erectus, a Better
Git It In Your Soul, a Goodbye Porkpie Hat. Rispetto al cd "Quintorigo
play Mingus" - cui partecipano alcuni ospiti che aggiungono colori e situazioni
- nel concerto, ove le parti solistiche più importanti poggiavano sulla ottima capacità
improvvisativa del sassofonista Valentino Bianchi e sulle notevoli doti della
vocalist Luisa Cottifogli, si è notata una certa rigidità di fondo, accresciuta
anche dall'impostazione scenografica, teatrale, con recitativi a legare i brani.
Il duo – inedito - tra
Antonello
Salis (pianoforte e fisarmonica) e Michel Godard (tuba e serpent),
ha stentato a decollare, soprattutto nella prima parte. L'intesa si è finalmente
consumata quando Salis ha lasciato il suo magmatico e solare pianoforte per la fisarmonica,
dando modo a Godard di interagire al meglio con lui. Lo stesso Godard, poi, ha suonato
insieme a
Luciano Biondini (fisarmonica), Jarrod Cagwin (batteria),
Ricardo Ribeiro (voce) nel "Fado Project" di Rabih Abou-Khalil. Le
composizioni del leader, nella dimensione del concerto, hanno reso meglio che sul
cd inciso nel 2008 per l'Enja, grazie soprattutto
agli ottimi assoli di Biondini e alla tuba di Godard.
L'ultima serata era introdotta dal giovane talento di
Livio Minafra, il cui pianoforte ha sorpreso il numerosissimo
pubblico accorso ad ascoltare la star della serata, Noa. Minafra si muove da coordinate
non jazzistiche – i sui principali riferimenti sono al Novecento europeo -, con
una tecnica notevole e con una coinvolgente capacità di comunicare catturando sin
dalle prime l'attenzione e il consenso del pubblico.
Noa ha in buona parte rinnovato il proprio repertorio, grazie alle nuove
composizioni presenti sul recente cd "Genes and Jeans", interessanti, volte al recupero
della matrice etnica. Comunicativa come sempre, è stata affiancata per l'occasione,
oltre che dalla chitarra del fido Gil Dor, dalle tastiere, dal basso elettrico
e dal flauto di Gil Zohar e dalla batteria e percussioni di Gadi Seri.
27/08/2011 | Umbria Jazz 2011: "I jazzisti italiani hanno reso omaggio alla celebrazione dei 150 anni dall'Unità di Italia eseguendo e reinterpretando l'Inno di Mameli che a seconda dei musicisti è stato reso malinconico e intenso, inconsueto, giocoso, dissacrante, swingante con armonizzazione libera, in "crescendo" drammatico, in forma iniziale d'intensa "ballad", in fascinosa progressione dinamica da "sospesa" a frenetica e swingante, jazzistico allo stato puro, destrutturato...Speriamo che questi "Inni nazionali in Jazz" siano pubblicati e non rimangano celati perchè vale davvero la pena ascoltarli e riascoltarli." (di Daniela Floris, foto di Daniela Crevena) |
16/07/2011 | Vittoria Jazz Festival - Music & Cerasuolo Wine: "Alla quarta edizione, il festival di Vittoria si conferma come uno dei più importanti eventi musicali organizzati sul territorio siciliano. La formula prescelta dal direttore artistico è quella di dilatare nel tempo gli incontri musicali, concentrandoli in quattro fine settimana della tarda primavera, valorizzando uno dei quartieri più suggestivi della città, la restaurata Piazza Enriquez, e coinvolgendo, grazie a concerti e jam session notturne, una quantità di pubblico davvero rilevante, composto in parte da giovani e giovanissimi, portatori di un entusiasmo che fa davvero ben sperare sul futuro del jazz, almeno in questa parte della Sicilia." (Vincenzo Fugaldi) |
15/08/2010 | Südtirol Jazz Festival Altoadige: "Il festival altoatesino prosegue nella sua tendenza all'ampliamento territoriale e quest'anno, oltre al capoluogo Bolzano, ha portato le note del jazz in rifugi e cantine, nelle banche, a Bressanone, Brunico, Merano e in Val Venosta. Uno dei maggiori pregi di questa mastodontica iniziativa, che coinvolge in dieci intense giornate centinaia di artisti, è quello, importantissimo, di far conoscere in Italia nuovi talenti europei. La posizione di frontiera e il bilinguismo rendono l'Altoadige il luogo ideale per svolgere questo fondamentale servizio..." (Vincenzo Fugaldi) |
21/06/2009 | Bologna, Ravenna, Imola, Correggio, Piacenza, Russi: questi ed altri ancora sono i luoghi che negli ultimi tre mesi hanno ospitato Croassroads, festival itinerante di musica jazz, che ha attraversato in lungo e in largo l'Emilia Romagna. Giunto alla decima edizione, Crossroads ha ospitato nomi della scena musicale italiana ed internazionale, giovani musicisti e leggende viventi, jazzisti ortodossi e impenitenti sperimentatori... (Giuseppe Rubinetti) |
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Data pubblicazione: 04/07/2009
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