Dall'8 al 30 maggio si è tenuta a Cagliari la 12a edizione
della Rassegna
Forma e Poesia nel Jazz
Jazz: come dalla forma può scaturire la poesia
Chiacchierata con Nicola Spiga sulla rassegna jazz di primavera.
di Viviana Maxia
foto di Roberto
Aymerich
Proporre
un mese di concerti jazz articolati in diverse formule e per tutti i gusti non è
da tutti. E' riuscito nell'intento Nicola Spiga, il patron di "Forma e Poesia
nel Jazz", manifestazione musicale primaverile giunta alla sua dodicesima edizione,
cresciuta in modo elegante e discreto fino all'exploit di quest'anno in cui, dall'8
al 30 maggio scorsi, si è alternato, in diverse location scelte "ad hoc",
il meglio del jazz italiano.
Nicola, "Forma e Poesia nel
Jazz" ha ormai 12 anni, è una realtà che si consolida di anno in anno nel panorama
nazionale delle rassegne di jazz. Raccontaci com'è nato il tuo coinvolgimento.
la mia partecipazione come associazione “Shannara” è nata nel
1997, tra l'altro primo concerto a Cagliari di
Enrico
Pieranunzi, grazie all’incontro con Giorgio Murtas, eclettico
musicista e artista cagliaritano tra i più apprezzati e tra i più sensibili alla
diffusione della musica come cultura che già da due anni aveva ideato la rassegna
e il suo nome . Poi il percorso di Giorgio è continuato verso altre mete e collaborazioni
artistiche e musicali, sebbene abbia mantenuto un forte legame con la manifestazione
(ha suonato con noi anche quest’anno) e, alla fine, sono rimasto io a curare la
“creatura” .
Com'è cresciuta in dodici anni la manifestazione?
La crescita è avvenuta per gradi. Abbiamo avuto, ad esempio, nel 1998 nomi che
poi sarebbero entrati nel Gotha del jazz italiano come
Stefano
Bollani, che ci ha onorati della sua presenza anche quest’anno: un Bollani
allora sconosciuto ma che, a sensazione, da subito, ho sentito che potesse essere
quel genio del pianoforte come ha poi dimostrato e dimostra ogni volta di essere.
Da allora la nostra attenzione si è concentrata sulla ricerca dei nuovi talenti
sulla scena italiana e, di anno in anno, la rassegna ha presentato molte tra le
collaborazioni che poi hanno dimostrato di aver dato frutti tra i migliori nel campo
del jazz: da Bollani e Rava, lo stesso Bollani con
Roberto
Gatto, a
Maria Pia De
Vito e
Rita Marcotulli,
Fresu,
Richard Galliano
e tantissimi altri che hanno illuminato la scena sia di piccoli teatri come l'Alkestis,
sia di spazi importanti come il teatro Alfieri e l'Auditorium del Conservatorio,
con la costante del dopo serata al Foyer del'Alfieri.
Ma parliamo della formula di quest'anno, decisamente
più articolata nelle proposte e negli spazi.
E'
stata una vera scommessa destare l'interesse del pubblico dei jazzofili per un intero
mese; ci abbiamo provato utilizzando spazi diversi per far conoscere altre realtà
della città di Cagliari,
dividendo
idealmente la rassegna in tre sezioni: una prima sezione che chiamerei "nostalgica",
al teatro Alkestis, piccolo teatro delle origini, con omaggi alle collaborazioni
tra musicisti isolani e nomi importanti: come il duo formato da Adriano
Orrù, contrabbassista e compositore tra i migliori sulla scena isolana che
insieme a Tino Tracanna, mitico sassofonista e da tempo collaboratore
di Fresu, ci hanno offerto una raffinata "Conversation about Mingus",
tributo per i trent'anni dalla scomparsa del genio contrabbassista, pianista e compositore
americano. A seguire una serata di particolare suggestione offerta dal duo "Atziganos",
Bruna Pintus, voce suadente e intensa che richiama le vibrazioni del fado
e Roberto Bernardini, virtuoso della chitarra acustica, insieme alla "guest
star" Diego Deiana dallo struggente violino, in un percorso che ha attraversato
un secolo di musica brasiliana precorrendo la bossa nova: lo "choro" la "valsa",
il samba "cançao" e ritmiche di origine africana, passando per i classici compositori
come Villa Lobos per giungere a Guinga considerato uno tra i più grandi compositori
brasiliani viventi. La terza serata, "The beginning" che richiama proprio le origini
della rassegna, ha visto Giorgio Murtas, in quest'occasione nella veste di
misurato e raffinato chitarrista, affiancato da un magnifico
Nicola Angelucci
alla batteria, da l'ottimo Nicola Muresu al contrabbasso e dal sax
tenore campano Daniele Scannapieco che ha "insaporito" la session
con il tocco caldo e scatenato del suo strumento.
La settimana successiva, il 14 e 15 la rassegna si è
spostata nello scenario del ridotto del recuperato, storico, Teatro Massimo, tanto
caro ai Cagliaritani.
Esatto, uno spazio ritrovato veramente suggestivo, che gli amanti del jazz non
hanno potuto che apprezzare. Qui si è tenuta la parte della rassegna dedicata ai
giovani talenti, accompagnati nelle loro esibizioni da musicisti di fama consolidata
e grande spessore artistico. Parliamo delle giovanissime rivelazioni, Giovanni
Guidi al pianoforte e Francesco Ponticelli al contrabbasso,
accompagnati da un ispirato
Fabrizio
Sferra "on drums", jazzista tra i più apprezzati che ha collaborato con i più
grandi nomi italiani e stranieri. A seguire Alessandro Lanzoni, pianista
classe 1992, musicista dal futuro sicuramente
radioso, che ha già all'attivo importanti collaborazioni, premi e album, qui accompagnato
dalla grande esperienza dai mitici Ares Tavolazzi al contrabbasso
e
Massimo Manzi alla batteria. Per concludere, il 15, con il
caleidoscopico concerto di
Stefano
Bollani in "Piano solo", all'Auditorium, a suggellare questo legame
forte tra "Forma e poesia nel jazz" e i giovani talenti. Ancora, per accontentare
gli amanti dello swing, abbiamo proposto, la settimana successiva, il 21, un appuntamento
particolare all'F.B.I. di Quartu S. Elena, con le "Blue Dolls" un delizioso
trio femminile dall'amalgama vocale "old style", accompagnato da un gruppo di validissimi
musicisti, che ha proposto brani dal sapore sincopato spaziando dagli anni 40 agli
anni 70, in una scenografia conviviale che ha reso la serata spumeggiante e molto
gradita al pubblico. Siamo poi tornati alla sobria cornice del "ridotto" del Massimo
per un mirabolante concerto di Romeo Scaccia, giovane pianista cagliaritano
dalla tecnica e dall'animus inimitabili (del quale sentiremo ancora molto
parlare) che nella sua esibizione è riuscito a interpretare perfettamente l'essenza
della forma che si trasforma in poesia con mille citazioni: dalla musica classica
colta, al rock, agli haiku giapponesi trasformati in note musicali, in una delle
interpretazioni tra le più intense e originali della rassegna. Altri due appuntamenti
hanno chiuso la terza settimana: la schiva, ma eccezionalmente brava,
Silvia Corda,
al piano solo; l'artista cagliaritana si è esibita in "Portaits" sua composizione
originale di ritratti musicali di alcuni tra i pianisti più famosi. Nella stessa
serata ancora poesia con Ardù che ha recitato le sue "Ossessioni d'amore"
scandite dalle note del piano di Fabrizio Mocata.
Il "crescendo" si è concluso con spettacoli di grande
spessore musicale e, ovviamente, poetico nei giorni dal 27 al 29 maggio: che impressione
ne hai tratto?
Dici
bene, una conclusione – senza nulla togliere a tutti gli artisti partecipanti –
in crescendo finale. Splendida l' esibizione di
Fabrizio Bosso,
giovane ma famosissimo trombettista dalla tecnica incredibile, che ha collaborato
con jazzisti di fama mondiale, questa volta in trio con
Lorenzo Tucci
"on drums" e con una rivisitazione personalizzata dai magnifici suoni anni
'60/1970
dell'organo Hammond suonato dal "nostro" Luca Mannutza: una riuscita
compenetrazione di suoni a cavallo tra i due secoli XX°/XXI°. Sono stato, infine,
particolarmente emozionato dalla magnifica esibizione del grande
Enrico
Pieranunzi al ridotto del Massimo, che ha suonato, divagato e poetato,
su Domenico Scarlatti, trasformando una serata che avrebbe potuto essere piuttosto
formale in un afflato che il pubblico ha fortemente percepito, di grande poetica
data dalla sua singolare interpretazione del grande Maestro del ‘600 italiano, forse
il primo vero improvvisatore della storia della musica, poi trasferitosi in Spagna
(dove ha posto le basi per la musica classica ispanica); esibizione magistrale,
quella di Pieranunzi, che partendo dalla classicità si è trasformata in improvvisazione
e viceversa. Il feeling nato con il maestro Pieranunzi probabilmente si trasformerà,
per la prossima rassegna, in un progetto ancora più importante: un trio con mitici
musicisti americani, ma non accenno a nulla per scaramanzia. "Last but not least",
il finale all'Auditorium del Conservatorio ha presentato il progetto del pianista
Roberto Cipelli:"Omaggio a Leo Ferrè", figura unica di cantautore
e poeta francese ma amante dell'Italia, arricchito dalla voce sensualmente "grattata"
di Gian Maria Testa, dalla collaborazione di Attilio Zanchi
al contrabbasso e di Philippe Garcia alla batteria insieme all'inconfondibile,
rarefatto, incantevole suono della tromba di
Paolo Fresu.
Un concerto che ha davvero sperimentato tutte le infinite combinazioni tra forma
e poesia e che ha rapito il pubblico, con sorpresa finale: una improvvisazione tra
la struggente voce di Elena Ledda e quella di Gian Maria Testa impreziosite
dalle note cristalline e aeree della tromba di Fresu; la conclusione che avrei sempre
desiderato per la mia rassegna.
Finora abbiamo parlato di musica, interpreti, concerti,
ma cosa è rimasto intimamente a Nicola Spiga della rassegna 2009 di Forma
e Poesia:
Domanda interessante:prima di tutto il ricordo e il dolore per la mancanza di
Sandro Capriola, mitica figura e padre di "Jazz in Sardegna", nota a tutti gli amanti
del genere, scomparso il giorno prima della conferenza stampa di presentazione della
nostra rassegna ed al quale abbiamo dedicato questa edizione. Poi il feeling con
lo staff: con la mia collaboratrice Stefania Sannia, con l'Ufficio stampa
curato da Riccardo Sgualdini e Maria Grazia Marilotti, il valore aggiunto
delle presentazioni di Stefano Fratta, competente jazzofilo e speaker radiofonico,
l'esperienza collaborativa dei tecnici. Ripenso poi all'emozione di entrare in sala
a concerto iniziato e scoprire un pubblico attento e competente, alla mia voglia
di sperimentare sempre e comunque che non viene mai meno, al senso delle cose che
si trasformano sempre in meglio, al far conoscere alla gente spazi diversi nella
nostra città. In effetti ho avuto un po' di timore nel proporre un mese di jazz,
ma in corso d'opera mi sono reso conto che c'era tutto il tempo per metabolizzare
le diverse scelte musicali offerte, anche rispetto ad altre manifestazioni di più
veloce consumo. E poi, fondamentalmente, mi sono sempre lasciato guidare dall'istinto
e dalle idee che ogni tanto mi si scolpiscono nella mente e che prima o poi prendono
forma (e poesia, aggiungo io).
Per concludere, perché questo nome: Forma e Poesia nel
Jazz? Mi è parso di capire dalla nostra chiacchierata che all'interno dell'articolazione
formale dei vari contenitori musicali, come in un gioco di scatole cinesi, la forma
musicale per il tramite dell'improvvisazione diviene poesia, o no?
Non avrei trovato parole migliori per spiegarlo. Amore per la musica, istinto
e umanità sono gli ingredienti che hanno permetto ad una Spiga di crescere nel campo
del Jazz: più poesia di questa.
27/08/2011 | Umbria Jazz 2011: "I jazzisti italiani hanno reso omaggio alla celebrazione dei 150 anni dall'Unità di Italia eseguendo e reinterpretando l'Inno di Mameli che a seconda dei musicisti è stato reso malinconico e intenso, inconsueto, giocoso, dissacrante, swingante con armonizzazione libera, in "crescendo" drammatico, in forma iniziale d'intensa "ballad", in fascinosa progressione dinamica da "sospesa" a frenetica e swingante, jazzistico allo stato puro, destrutturato...Speriamo che questi "Inni nazionali in Jazz" siano pubblicati e non rimangano celati perchè vale davvero la pena ascoltarli e riascoltarli." (di Daniela Floris, foto di Daniela Crevena) |
16/07/2011 | Vittoria Jazz Festival - Music & Cerasuolo Wine: "Alla quarta edizione, il festival di Vittoria si conferma come uno dei più importanti eventi musicali organizzati sul territorio siciliano. La formula prescelta dal direttore artistico è quella di dilatare nel tempo gli incontri musicali, concentrandoli in quattro fine settimana della tarda primavera, valorizzando uno dei quartieri più suggestivi della città, la restaurata Piazza Enriquez, e coinvolgendo, grazie a concerti e jam session notturne, una quantità di pubblico davvero rilevante, composto in parte da giovani e giovanissimi, portatori di un entusiasmo che fa davvero ben sperare sul futuro del jazz, almeno in questa parte della Sicilia." (Vincenzo Fugaldi) |
05/09/2010 | Roccella Jazz Festival 30a Edizione: "Trent'anni e non sentirli. Rumori Mediterranei oggi è patrimonio di una intera comunit? che aspetta i giorni del festival con tale entusiasmo e partecipazione, da far pensare a pochi altri riscontri". La soave e leggera Nicole Mitchell con il suo Indigo Trio, l'anteprima del film di Maresco su Tony Scott, la brillantezza del duo Pieranunzi & Baron, il flamenco di Diego Amador, il travolgente Roy Hargrove, il circo di Mirko Guerini, la classe di Steve Khun con Ravi Coltrane, il grande incontro di Salvatore Bonafede con Eddie Gomez e Billy Hart, l'avvincente Quartetto Trionfale di Fresu e Trovesi...il tutto sotto l'attenta, non convenzionale ma vincente direzione artistica di Paolo Damiani (Gianluca Diana, Vittorio Pio) |
27/06/2010 | Presentazione del libro di Adriano Mazzoletti "Il Jazz in Italia vol. 2: dallo swing agli anni sessanta": "...due tomi di circa 2500 pagine, 2000 nomi citati e circa 300 pagine di discografia, un'autentica Bibbia del jazz. Gli amanti del jazz come Adriano Mazzoletti sono più unici che rari nel nostro panorama musicale. Un artista, anche più che giornalista, dedito per tutta la sua vita a collezionare, archiviare, studiare, accumulare una quantità impressionante di produzioni musicali, documenti, testimonianze, aneddoti sul jazz italiano dal momento in cui le blue notes hanno cominciato a diffondersi nella penisola al tramonto della seconda guerra mondiale" (F. Ciccarelli e A. Valiante) |
01/10/2007 | Intervista a Paolo Fresu: "Credo che Miles sia stato un grandissimo esempio, ad di là del fatto che piaccia o non piaccia a tutti, per cui per me questo pensiero, questa sorta di insegnamento è stato illuminante, quindi molte delle cose che metto in pratica tutti i giorni magari non me ne rendo conto ma se ci penso bene so che vengono da quel tipo di scuola. Ancora oggi se ascolto "Kind Of Blue" continuo a ritrovare in esso una attualità sconvolgente in quanto a pesi, misure, silenzi, capacità improvvisativi, sviluppo dei solisti, interplay, è un disco di allora che però oggi continua ad essere una delle cose più belle che si siano mai sentite, un'opera fondamentale." (Giuseppe Mavilla) |
24/10/2006 | Stefano Bollani, Rita Marcotulli, Andy Sheppard, Bobo Stenson tra i protagonisti del Brugge Jazz 2006 (Thomas Van Der Aa e Nadia Guida) |
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Data pubblicazione: 20/07/2009
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