Carla Bley
"The Lost Chords"
incontra
Paolo Fresu
Auditorium – Parco della Musica - Roma, 9 Maggio 2007
di Dario Gentili
The Lost Chords
Carla Bley:
pianoforte, composizioni e arrangiamenti
Andy Sheppard:
sassofoni
Steve Swallow:
basso elettrico
Billy
Drummond: batteria
Paolo Fresu:
tromba, flicorno
L'idea è venuta a
Carla Bley.
È lei che, in occasione di un concerto al Festival Jazz di Berchidda, ha individuato
proprio nell'organizzatore del Festival sardo,
Paolo Fresu,
il quinto elemento – la tromba – da aggiungere al suo quartetto The Lost Chords
in vista di un tour. È a lei, quindi, che si deve la possibilità del concerto
di stasera e le siamo grati, perché è stato davvero un bel concerto. Certo, per
il pubblico italiano, la proposta era intrigante: uno dei quartetti di maggior qualità
oggi in circolazione, The Lost Chords appunto, e uno dei jazzisti italiani
in assoluto più amati e seguiti,
Paolo Fresu.
La risposta di pubblico, infatti, non ha tradito le aspettative. Tuttavia, la proposta
non è nata affatto per allettare il pubblico nostrano, non si è trattato del concerto
del quartetto della
Bley
+ la tromba di
Fresu. Abbiamo, invece, assistito davvero al concerto di un quintetto.
E, per chi sa come lavora
Carla Bley,
grande talento compositivo, che non lascia al caso neanche l'improvvisazione, non
sorprende affatto.
Non sorprende affatto, dunque, che ad aprire il concerto sia stata una
lunga suite, Banana Quartet, composta dalla
Bley
apposta per la presenza di
Fresu,
per esaltare il lirismo peculiare della sua tromba, quel tratto che già al primo
ascolto l'ha impressionata – "era elegante ed eloquente, terrena e al tempo stesso
eterea" – e spinta a chiedere una collaborazione. E in effetti, nonostante la
battuta della
Bley, che per spiegare il titolo si autoescludeva dal maschile "quartetto
di banane", Banana Quartet è davvero una composizione per un quintetto,
da un quintetto magistralmente eseguita. La composizione della
Bley
scommetteva sull'interplay tra il sax e il flicorno, che ha entusiasmato il pubblico
proprio per l'equilibrio e l'armonia tra le due diverse sensibilità: sobrio, rigoroso,
cristallino il suono di
Sheppard;
fantasioso e melodico quello di
Fresu.
L'interplay tra i fiati ha rappresentato il leit-motiv dell'intero concerto: sia
la Bley
che Swallow
hanno infatti ridotto al minimo i loro interventi solistici. Le composizioni della
Bley
non hanno nemmeno sacrificato e ingabbiato la personalità jazzistica di
Fresu,
che, ad esempio, in un brano dalle suggestioni arabeggianti, vi ha impresso il suo
peculiare modo di orchestrare con il campionatore il suono della tromba, sfidando
Sheppard
ad avventurarsi in territori per lui poco consueti.
Il concerto è durato circa due ore, senza mai smettere di riservare sorprese,
concludendosi con Ad Infinitum, composizione
della Bley
di trent'anni fa, che, grazie al suo tema semplice e accattivante, ha conservato
intatta la sua freschezza e la capacità di entusiasmare il pubblico. In conclusione,
speriamo che l'insistenza con cui il pubblico ha richiesto inutilmente un ennesimo
bis sia servita almeno a convincere la
Bley
e Fresu
a non fare di questa collaborazione soltanto un episodio, seppur straordinario.
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Data pubblicazione: 16/07/2007
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