|
Paolo Fresu Devil Quartet
Carpe Diem
Tuk Music (2018)
1. Home
2. Carpe Diem
3. In minore
4. Enero
5. Dum Loquimur, fugerit invida aetas
6. Lines
7. Secret Love
8. Ballata per Rimbaud
9. Ottobre
10. Un tema per Roma
11. Human Requiem
12. Quam minimum credula postero
13. Giulio libano
14. Un posto al sole
Paolo Fresu - trumpet and flugelhorn Bebo Ferra - acoustic guitar Paolino Dalla Porta - doublebass Stefano Bagnoli - drums
E' un periodo particolarmente felice e fecondo per
Paolo Fresu.
Nel 2018 il trombettista, infatti, ha inciso il pregevole disco di duetti "Summerwind"
con Lars Danielsson, il secondo capitolo della sua collaborazione con l'ensemble
corso "A Filetta" e questo quarto disco del Devil quartet. Il gruppo è attivo da
circa dodici anni e, rispetto al range abituale della formazione, si assiste ad
una sterzata netta verso l'acustico, con l'abbandono delle sonorità elettriche,
quindi, che avevano informato spiccatamente i precedenti album. Tutto sommato l'aver
staccato la spina dalla corrente porta benefici al sound complessivo della band
che risulta così più intenso e introspettivo.
La prima traccia si intitola "Home" ed è, come la successiva,
di Bebo Ferra.
Fresu insinua il fraseggio limpido e appassionato della tromba fra le maglie di
un tema malinconico, mentre il resto dei Devils movimenta lo sfondo con interventi
dinamici ed equilibrati. "Carpe diem" è di carattere soft-rock ed è punteggiata
da un dialogo nervoso fra la chitarra e la tromba anche sovraincisa del bandleader.
"In minore" possiede una melodia larga, sentimentale e si segnala per un
assolo ispirato, molto cantabile, di
Paolino
Dalla Porta. "Enero" è una canzone wordless, portata avanti con accenti
lirici e colloquiali da Ferra e Fresu, qui anche autore, come nella traccia numero
tre, che vanno sul velluto su motivi di questo tipo. "Dum loquitur. Fugerit invida
Aetas", a firma collettiva, ha un incipit scomposto, disunito, per trovare,
in progress, uno sbocco, una strada pur se accidentata.
"Lines" trasuda swing da ogni piega e ci consegna l'immagine di un quartetto
che sa tirare fuori un timing jazzistico di prima qualità quando è necessario. "Secret
love" di Dalla Porta, come la precedente, è una ballad blandita, accarezzata
dallo strumento di ottone sordinato in bella evidenza. "Ballata per Rimbaud",
di Bagnoli, procede rettilinea, soffice e cela al suo interno un luminoso contributo
della tromba aperta di Fresu. "Ottobre" ha un clima pigro, dondolante ed
è marcata dalla batteria spazzolata adeguatamente dallo specialista Bagnoli, non
per caso soprannominato "Brushman". In "Un tema per Roma" le trombe
diventano due (grazie alla sovraincisione) e dialogano in maniera proficua su una
traccia dai connotati vagamente "latin". Una chitarra allusiva, sognante apre "Human
requiem" pilotata, in seguito, dal musicista di Berchidda verso zone tranquille,
di tutto riposo. "Quam minumum.Credula postero" è breve, asciutta e spigolosa.
In due minuti di durata esprime tensione e inquietudine. "Giulio Libano"
è dedicata al maestro vercellese mancato nel 2016, storico collaboratore di Adriano
Celentano, con una carriera divisa fra la musica leggera e l'amore per il jazz.
E' su ritmo sudamericano e mantiene un andamento rilassato e pensoso. "Un posto
al sole" sigla dell'omonima soap opera, ha accenti country-funky. Un brano trasportato,
cioè, direttamente da Napoli a Nashville e dintorni.
"Carpe diem", in conclusione, è un disco che illustra
al meglio l'inclinazione di
Paolo Fresu
verso un jazz aggraziato, ma di spessore, basato su melodie sensibili e sdipanato
da partners avveduti, sorretti da un equivalente senso della forma e dei contenuti
da esplicitare collegialmente.
Gianni Montano per Jazzitalia
16/07/2011 | Vittoria Jazz Festival - Music & Cerasuolo Wine: "Alla quarta edizione, il festival di Vittoria si conferma come uno dei più importanti eventi musicali organizzati sul territorio siciliano. La formula prescelta dal direttore artistico è quella di dilatare nel tempo gli incontri musicali, concentrandoli in quattro fine settimana della tarda primavera, valorizzando uno dei quartieri più suggestivi della città, la restaurata Piazza Enriquez, e coinvolgendo, grazie a concerti e jam session notturne, una quantità di pubblico davvero rilevante, composto in parte da giovani e giovanissimi, portatori di un entusiasmo che fa davvero ben sperare sul futuro del jazz, almeno in questa parte della Sicilia." (Vincenzo Fugaldi) |
15/05/2011 | Giovanni Falzone in "Around Ornette": "Non vi è in tutta la serata, un momento di calo di attenzione o di quella tensione musicale che tiene sulla corda. Un crescendo di suoni ed emozioni, orchestrati da Falzone, direttore, musicista e compositore fenomenale, a tratti talmente rapito dalla musica da diventare lui stesso musica, danza, grido, suono, movimento. Inutile dire che l'interplay tra i musicisti è spettacolare, coinvolti come sono dalla follia e dal genio espressivo e musicale del loro direttore." (Eva Simontacchi) |
05/09/2010 | Roccella Jazz Festival 30a Edizione: "Trent'anni e non sentirli. Rumori Mediterranei oggi è patrimonio di una intera comunit? che aspetta i giorni del festival con tale entusiasmo e partecipazione, da far pensare a pochi altri riscontri". La soave e leggera Nicole Mitchell con il suo Indigo Trio, l'anteprima del film di Maresco su Tony Scott, la brillantezza del duo Pieranunzi & Baron, il flamenco di Diego Amador, il travolgente Roy Hargrove, il circo di Mirko Guerini, la classe di Steve Khun con Ravi Coltrane, il grande incontro di Salvatore Bonafede con Eddie Gomez e Billy Hart, l'avvincente Quartetto Trionfale di Fresu e Trovesi...il tutto sotto l'attenta, non convenzionale ma vincente direzione artistica di Paolo Damiani (Gianluca Diana, Vittorio Pio) |
01/10/2007 | Intervista a Paolo Fresu: "Credo che Miles sia stato un grandissimo esempio, ad di là del fatto che piaccia o non piaccia a tutti, per cui per me questo pensiero, questa sorta di insegnamento è stato illuminante, quindi molte delle cose che metto in pratica tutti i giorni magari non me ne rendo conto ma se ci penso bene so che vengono da quel tipo di scuola. Ancora oggi se ascolto "Kind Of Blue" continuo a ritrovare in esso una attualità sconvolgente in quanto a pesi, misure, silenzi, capacità improvvisativi, sviluppo dei solisti, interplay, è un disco di allora che però oggi continua ad essere una delle cose più belle che si siano mai sentite, un'opera fondamentale." (Giuseppe Mavilla) |
|
Inserisci un commento
Questa pagina è stata visitata 832 volte
Data pubblicazione: 17/11/2019
|
|