8758702 CD ALBUM |
Paolo Fresu Quintet
Kosmopolites
1. In Viaggio 2. Kosmopolites 3. Spazi Provvisori 1 4. In Stretta Vicinanza 5. Calasetta 6. Hush Please! 7. Negli Occhi 8. Visions 9. Echoes 10. Spazi Provvisori 2 11. The Ride 12. Echoes 2 13. Variazione 12 14. The Silent Track 15. Lascia Ch'lo Pianga
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Paolo Fresu - tromba e flicorno Roberto Cipelli - pianoforte Tino Tracanna - sax tenore e soprano Attilio Zanchi - contrabbasso Ettore Fioravanti - batteria
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Kosmpolites esce in occasione del ventennale del quintetto di
Fresu, dopo circa tre anni che il gruppo non produceva qualcosa di nuovo.
«Da quella intensa serie di concerti che preludevano all'anniversario dei nostri vent'anni di vita musicale comune festeggiati nel 2004, è nata l'idea di programmare cinque dischi interamente scritti da ognuno dei musicisti del gruppo, visto che ognuno ha da sempre partecipato in veste di compositore alla copiosa produzione discografica del Quintetto» (Paolo Fresu).
Il progetto è importante ed articolato: ben cinque lavori che verranno prodotti dalla Blue Note.
Kosmpolites è il primo a firma di Roberto Capelli (ad eccezione di Lascia ch'io pianga, a firma di Handel). Le esplorazioni musicali del quintetto si muovono in ambiti emotivi omogenei, ben standardizzati. Ciò non significa che il lavoro sia stereotipato o noioso, significa solo che, per certi versi vi è una maggiore attenzione alla tradizione, alle strutture meno sghembe.
La morbida bellezza del brano d'apertura "In viaggio" lascia intendere che le zone musicali percorse saranno crepuscolari, degne del miglior tramonto estivo.
Le sovrapposizioni dei fiati accarezzano l'udito e conducono in atmosfere smooth (Kosmopolites e Spazi Provvisori 1) sorrette da una carezzevole ritmica con
Zanchi e Fioravanti che dettano i tempi d'entrata degli altri strumenti e sorreggono ogni melodia con il loro acume e la loro abilità tecnica. Ma tali atmosfere sono smosse da
Fresu che, sia con la sordina che senza, è molto
davisiano ed i suoi fraseggi smuovono anche i momenti più sdolcinati del disco, come nel caso del brano "In stretta vicinanza".
Calasetta riprende quella marcata intensità frammentandola alla stregua di una colonna sonora di un film (in verità, tutto il disco sarebbe una valida colonna sonora sul quale poter scrivere la trama di un film!).
Negli occhi è lenta e triste, ma di quella tristezza di cui si può godere.
Zanchi e Cipelli dialogano nella saudade dell'armonia, spinti dal vento dei fiati di
Fresu e
Tracanna che spesso – e volentieri – viaggiano insieme.
L'unisono di note e corpi permea l'intero album, evidenziando il lavoro ventennale che vi è alle spalle.
Anche la più "movimentata" Visions riprende gli stilemi classici, più boppeggianti e radiosi.
Echoes 1 e 2 sono, dal punto di vista linguistico, mainstream, con le note di
Fresu che, sordina alla mano, le rende ancora più appetibili. Così come in Spazi Provvisori 2, dove
Tracanna con il sax soprano fraseggia con il piano di Cipelli.
The Ride è un piccolo puzzle di suoni tra la tromba che con la sordina rende più aspri i suoni, il soprano ed il contrabbasso. L'assolo di batteria, fluido ed al contempo corposo cesella la chiosa finale del tema.
La melodia di Variazione 12 è tanto più classica perché scevra di ritmica che lascia al dialogo tra
Fresu
e Cipelli ogni parola.
The silent Trade è caratterizzata da una maggiore loquacità dei fiati. Mentre Lascia ch'io pianga, drumless e bassless, è arrangiata con accenti degnamente sinfonici.
Un lavoro scolpito nella roccia, un lavoro dagli aromi classici, ma con quella creatività che solo un gruppo così affiatato può sviscerare.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia