Jazz à Junas: vent'anni di storia Intervista a Stéphane Pessina Dassonville direttore artistico di Jazz a Junas luglio 2013 di Achille Brunazzi
Pascal Domenech, Stéphane Pessina Dassonville,
Fabrice Manuel (i tre fondatori) Edmond Zimmermann e Guy Lochard (realizzatori del DVD sui vent'anni
del festival) e Michel Muller (Sindaco di Junas)
Nella selvaggia e bellissima campagna francese del sud-est va
in scena un vero e proprio "miracolo musicale" ogni metà di luglio dal 1993. Il
piccolo borgo medievale di Junas (data di nascita 1384) è la location forse più
adatta per questo evento unico nel suo genere: Jazz a Junas. Junas è un gruppo di
antiche case di pietra recentemente restaurate, circondato da un enorme e fitta
foresta di querce; è stato " ribattezzato " il villaggio del Jazz. Da 20 anni musicisti
jazz provenienti da diverse parti del mondo si esibiscono sul palco delle "Carrières
de Junas": antiche e dismesse miniere oggi contenitore culturale.
Jazz à Junas ha acquisito grande fama internazionale, nonostante budget non
sempre paragonabili rispetto a quelli dei grandi e più noti Festival Jazz francesi.
Un risultato raggiunto grazie alla grande passione del suo attuale direttore:
Stéphane Pessina Dassonville, del co-direttore Fabrice Manuel e di centinaia
di preziosi volontari. Durante l'edizione 2013
abbiamo avuto il piacere di parlare con Stéphane Pessina Dassonville per celebrare
il ventesimo anniversario del festival.
Da dove proviene
l'idea di Jazz à Junas?
Jazz à Junas è il prodotto della mente di tre persone: Fabrice Manuel - l'attuale
co-direttore - Pascal Domenech e me stesso. Fabrice e Pascal sono entrambi
nati a Junas mentre io provengo da un altro villaggio non lontano da Junas (Vauvert).
La nostra amicizia è cominciata all'università, abbiamo condiviso la passione per
la musica e frequentavamo concerti, anche se ero più coinvolto nel jazz di quanto
lo fossero gli altri. Il padre del mio migliore amico mi portava a guardare "the
cats" come
Michel
Petrucciani, Miles Davis ecc. Eravamo altresì membri di un'associazione
gestita dai nostri rispettivi familiari e contribuivamo all'organizzazione di concerti
che furono ospitati già presso le "Carrières di Junas". Tuttavia volevamo un Festival
"nostro", e nel 1993 abbiamo ideato la prima
edizione di "Jazz à Junas" incentrato sulla Lituania. Fin dal principio il
Comune di Junas e l'associazione dei "Rencontres de la Pierre" ci hanno aiutato
e hanno voluto le "Carrières" come teatro naturale per il Festival. Abbiamo anche
ottenuto l'aiuto finanziario da parte di alcuni enti pubblici come il Ministero
della Cultura francese (DRAC), la Regione Languedoc-Roussillon, il dipartimento
di Gard e un gruppo di Comuni intorno a Junas (Communauté de Communes du Pays de
Sommières) e recentemente da un gruppo di individui (clienti) che amano il jazz
(CLAJJ).
Parlaci dell'Associazione Jazz à Junas
e dello spirito del Festival.
Vorrei parlare del numero di volontari che sono la parte più importante di questa
associazione: sono 120 e il Festival si regge davvero sulle loro spalle. Jazz à
Junas era ed è pensato per un pubblico prevalentemente di appassionati e mai cambiato
negli ultimi 20 anni. La campagna selvaggia rappresenta un altro aspetto molto particolare
di ciò che avviene ogni metà luglio e ci piace mantenere quest'atmosfera unica;
tutti i musicisti colgono la nostra grande passione, dedizione e amano molto suonare
a Junas. Vorrei spendere elogi anche per il grande lavoro svolto dai nostri due
dipendenti: Lou Prigent e Sébastien Cabrie (Project Manager). Sono
in prima linea durante tutto l'anno e svolgono un lavoro molto importante per organizzare
il Festival e il Jazz Season.
C'è qualche episodio che ricordi con
particolare piacere e che vorresti raccontare?
Mi ricordo gli "italiani" come
Enrico Rava,
Furio Di Castri
e il nostro grande amico
Paolo Fresu.
Ricordo l'edizione 2001 che fu dedicata all'Armenia.
Il musicista armeno Tigran Hamasyan suonava per la prima volta a Junas con
Christophe e Philippe Le Van e ha suonato anche con Daniel Humair
e Pierre Michelot. Tigran ora vive a New York e ha vinto l'importante premio
Thelonious Monk. Quei concerti furono incredibilmente intensi e posso
ancora sentire le stesse vibrazioni come quel giorno. Sullo stesso piano vorrei
citare "l'Angel Quartet" di
Furio Di Castri,
Nguyên Lê,
Paolo Fresu
e Roberto
Gatto e mi dispiace che questa band si sia successivamente sciolta.
Inoltre, ricordo con piacere, il duo di
Paolo Fresu
e Furio Di Castri,
che hanno suonato assieme per un decennio presso la Chiesa protestante di Junas
dove abbiamo organizzato eventi musicali più piccoli e all'interno, per lo più in
acustico. Per quanto riguarda le stella del jazz americano (Archie
Shepp,
Ahmad
Jamal, David Murray,
Dave Liebman,
Billy Hart, Nicole Mitchell,
Brian Blade,
Hamid Drake
per esempio) hanno tutti amato il festival e colto la grande passione per la musica
e l'arte. Personalmente ricordo Christian Scott e Nicole Mitchell,
due grandi artisti e delle persone meravigliose.
Seguite un particolare filone musicale
nella programmazione di Jazz a Junas?
Il festival è uno spazio libero per tutte le culture musicali. Ogni edizione è dedicata
ad un argomento specifico. Nel 2008 Jazz à Junas
si focalizzò sulla Sardegna e i musicisti sardi: Elena Ledda,
Antonello
Salis, Mauro Palmas, il progetto "Sonos e Memoria" e la
Fanfara sarda. Con Fabrice Manuel, apprezziamo il jazz mainstream, ma vogliamo anche
presentare musica e progetti sperimentali. Ad esempio, tra gli americani, ricordo
Nicole Mitchell la quale si esibì in una performance di free jazz molto black
e rimase a Junas per tutta la durata del Festival. Abbiamo concepito Jazz a Junas
come luogo di "Rencontres" e scoperte. Cerchiamo di programmare i concerti in modo
da consentire almeno per qualche giorno l'incontro spontaneo dei musicisti per rendere
al meglio lo spirito del Festival.
Quando inizia la prossima edizione di
Jazz à Junas?
Ogni settembre io e Fabrice Manuel iniziamo a sognare il prossimo Festival; non
è il budget a guidarci, ma solo la passione alimenta i nostri progetti.
E la vostra amicizia con Paolo Fresu
e il Festival di Berchidda in Sardegna?
Conosco Paolo dal 1995. Sono stato ospitato
a Berchidda diverse volte e mi ha sempre stupito la passione per la musica che c'è
in Sardegna e la gentilezza della gente del luogo. Berchidda è il risultato di una
comunità al lavoro per il festival, proprio come a Junas. Paolo rappresenta anche
un prezioso consulente musicale per la nostra organizzazione.
Cosa ne pensi del jazz moderno rispetto
a quello suonato negli anni '50, '60 e '70?
Amo molto "TheCats " che hanno reso leggendario il jazz, ma allo stesso tempo curo
in profondità la musica jazz contemporanea e le sue varie influenze da tutto il
mondo. Il Jazz per me è un modo di vivere, e successivamente, un modo di essere
con altre persone (musicisti e il pubblico).
Pratichi qualche strumento musicale?
Canto da qualche anno e ho iniziato suonare la tromba grazie a
Paolo Fresu.
Ascoltare
Paolo Fresu ed
Enrico Rava
nel 1996 a Junas fu una specie di rivelazione.
Mi piace molto questo strumento, perché è uno dei più vicini alla voce umana, ma
è molto difficile!
Qual è il futuro del Jazz a Junas?
Ci piacerebbe mantenere la matrice originale del Festival. D'altra parte stiamo
cercando di espandere ulteriormente le nostre prospettive musicali. Anche la nostra
partnership con il canale Art Tv, Tv Sud e Mezzo ha permesso di conoscere meglio
l'ambiente circostante e il modo in cui il pubblico possa scoprirlo. Vorremmo proporre
passeggiate musicali e la scoperta del patrimonio naturale e architettonico di Junas,
soprattutto mostrare le 34 strade di Junas rinominate con i nomi dei più grandi
artisti che si sono succeduti al Festival. Infine vorremmo aprire regolarmente la
Chiesa protestante di Junas con le sue nuove vetrate create da Daniel Humair,
un grande batterista europeo e grande pittore.