Tanto piacevole quanto facile è perdersi tra le note dell'ultimo lavoro
di Paolo Fresu,
artista dalle originali qualità compositive oltre che di particolare sensibilità
interpretativa: le melodie scorrono con cauta naturalezza, senza troppe inscrizioni
chiaroscurali, sonorità che sovente restano sospese a mezz'aria, accompagnate da
un personale buon gusto che elude felicemente stanche ricadute su toni eccentrici
o troppo ricercati, senza mai omettere sia inquieti sia sereni impressionistici
sbalzi d'umore.
Chiara è l' impronta stilistica: il quintetto propone brani difformi per
natura armonica, spaziando tra tonalità intimistiche, trasognanti, e momenti di
puro edonismo jazzistico, fino alla reinterpretazione di "Almeno
Tu Nell'universo" del Lauzi che ben intuì Brassens, song
raramente presa in considerazione, ed ingiustamente, nel mondo delle blue
notes: la band ripropone l'hit in forma di ballad in un modo morbido,
sottile, carezzevole, struggente a tratti, sicuramente un opportuno omaggio all'artista
genovese recentemente scomparso.
Avvolgenti linee melodiche si fondono e rincorrono in "Rosso,
verde, giallo e blu", brano segnato da particolare intuito cromatico
e da una meditativa spontaneità esecutiva – e non poteva non dare il nome all'album
– come piccole gemme che vengono alla luce lentamente, dove il pianismo di Roberto
Cipelli scuote, affascina, dando luce ad un paesaggio dell'anima scandito da
note che sembrano sempre arrivare tardive ma perfette. Ed è qui che l'interplay
del quintetto scandisce con eleganza e proprietà intuitiva ritmi essenziali
sapientemente "incerti", allo scopo di infondere una sonorità ampia e ben
formulata, sintatticamente definita da un sound caldo ed equilibrato, colorito
nel fraseggio oscillante ed energico dell' alternarsi del duo di fiati.
Una timbrica intensa, stemperata, quella di
Paolo Fresu,
dai mille riflessi, di cultura che rifugge per disposizione intima pirotecnie e
sillabazioni avventurose, oscillante lentamente per rotondità armoniche che molto
ancora hanno da raccontare, evocativa e di sensibile impatto: una timbrica solare
tesa all'esplorazione di linguaggi aperti, come nel caso di "Sull'estremo
confine del mare", dove la performance del quintetto dona spazio
ad improvvisazioni tenui, sottili, dilatate dall'espressività melodica di Attilio
Zanchi e Tino Tracanna, scandita in perfetto equilibrio dal timing
luminoso di Ettore Fioravanti.
Meta di questo incursivo vagare tra climi senza tempo e rarefatte sintonie
appare "Ulixes", ballad dal tema arioso da cui
traspare una gradevole positività, introspettiva ed antispettacolare, concettualmente
"orfica" nel soffondere risonanze profonde, che riconduce l'ascolto ad una plasticità
innovativa, in punta di piedi, sussurrando una lirica e disarmante catarsi.
Fabrizio Ciccarelli e Daniel Bologna per Jazzitalia
05/09/2010 | Roccella Jazz Festival 30a Edizione: "Trent'anni e non sentirli. Rumori Mediterranei oggi è patrimonio di una intera comunit? che aspetta i giorni del festival con tale entusiasmo e partecipazione, da far pensare a pochi altri riscontri". La soave e leggera Nicole Mitchell con il suo Indigo Trio, l'anteprima del film di Maresco su Tony Scott, la brillantezza del duo Pieranunzi & Baron, il flamenco di Diego Amador, il travolgente Roy Hargrove, il circo di Mirko Guerini, la classe di Steve Khun con Ravi Coltrane, il grande incontro di Salvatore Bonafede con Eddie Gomez e Billy Hart, l'avvincente Quartetto Trionfale di Fresu e Trovesi...il tutto sotto l'attenta, non convenzionale ma vincente direzione artistica di Paolo Damiani (Gianluca Diana, Vittorio Pio) |
01/10/2007 | Intervista a Paolo Fresu: "Credo che Miles sia stato un grandissimo esempio, ad di là del fatto che piaccia o non piaccia a tutti, per cui per me questo pensiero, questa sorta di insegnamento è stato illuminante, quindi molte delle cose che metto in pratica tutti i giorni magari non me ne rendo conto ma se ci penso bene so che vengono da quel tipo di scuola. Ancora oggi se ascolto "Kind Of Blue" continuo a ritrovare in esso una attualità sconvolgente in quanto a pesi, misure, silenzi, capacità improvvisativi, sviluppo dei solisti, interplay, è un disco di allora che però oggi continua ad essere una delle cose più belle che si siano mai sentite, un'opera fondamentale." (Giuseppe Mavilla) |
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Data pubblicazione: 08/07/2007
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