Davvero una piacevole sorpresa questo album di debutto del pianista
Francesco
Chebat, per l'occasione sostenuto da sezione ritmica di assoluto valore
che vede Attilio Zanchi, con il quale collabora da diverso tempo, al contrabbasso
e la batteria di Marco Castiglioni. Il giovane talento trentino ma oramai
milanese di adozione, è anche l'autore di tutti gli undici brani di questo delicato
Imprinting, che ha nel gusto e nella pulizia il suo maggior pregio.
Un intro di piano in pure stile envansiano introduce il brano di apertura
Inside, con l'assolo centrale affidato all'ottimo
Zanchi, alternato nel finale a scambi tra i tre protagonisti. L'interplay
sarà il filo conduttore di tutto l'album, in cui le dinamiche del trio sembrano
essere la perfetta collocazione alla scrittura di
Chebat.
Sia nella lenta ballad Song for my princess,
in cui spicca l'essenziale ma mai banale solo del giovane pianista, che nelle più
ritmate Moody man e
Una notte di pioggia, l'intensità e il feeling
dei tre appare convincente. La sensazione che si tratti di un disco veramente ben
riuscito non viene meno andando avanti nell'ascolto, grazie ad uno stile coerente
e a temi sempre gradevoli ed eleganti in un susseguirsi di brani ispirati fino al
conclusivo piano solo di Senza via d'uscita.
In definitiva, come suggerisce il titolo,
Francesco
Chebat con questo suo primo lavoro, registrato nel marzo dello scorso
anno, ha lasciato una sua impronta nel panorama jazz nostrano, e non per pura tecnica
pianistica, che è comunque di primo livello. Ciò che colpisce è infatti proprio
la semplicità e la raffinatezza che il trio riesce a imprimere alla musica, che
fa di Imprinting un lavoro di estremo interesse.
Luca Labrini per Jazzitalia
Invia un commento
Questa pagina è stata visitata 3.397 volte
Data pubblicazione: 22/12/2007
|
|