è la perfetta sintesi dell'intero prodotto: svaria passando dalla forza etno-romagnola di una pseudo mazurca allo swing, al be bop più puro. La maestria del quartetto sta nell'effettuare i cambi di tempo con particolare rapidità incitati dal tocco di
Fioravanti.
O.v.m.u.r., acronimo di "ogni vita merita un romanzo", si apre con un serrato dialogo tra la fisarmonica di
Zanchini e la batteria di Fioravanti, un dialogo maschio al quale, d'improvviso, prende parte, con una iniziale femminea voce, il sax di
Rodriguez.
La possanza del suono ossessionante torna con Moreddu, brano già contenuto nel Cd d'esordio del trio.
Agli interventi sperimentali de
L'edonista poligamo, segue la tristezza novembrina, dal sapore vagamente parigino, di Mir Mirò, il cui main-theme è sorretto dal sassofono di
Rodriguez.
Tataranz, dai ritimi arabeggianti, con una particolare forza da "sud del mondo", è un intrecciarsi di cambi di tempo sorretti dalle leggere cavate di
Batoli.
Morte accidentale di un anarchico è la crasi tra swing, be bop, con variazioni tonali tanto disarmanti quanto imprevedibili.
La cantabilità di Markastor, sapientemente sottolineata dal contrabbasso di
Batoli e ravvivata dal sax e dalla fisarmonica, ci spinge vero i lidi soleggiati dell'america latina.
Anche L'ultimo dei Moigatti è investita di forte cantabilità, dotata di un sound trascinante che invita alla danza, anch'essa mutuata dal repertorio latino-americano. Il brano è ironico, così come è ironica l'esecuzione di
Fioravanti che "tambureggia" il suo particolare "carnaval".
Si chiude, giustamente, con un Caffè Finale che investe la musica jazz degli anni '20, '30, '40 ed i nostri tempi.
L'intero lavoro sembra essere un viaggio iniziatico attraverso la storia e la cultura dei tempi.
In tale personale percorso del trio si è inserito, con ragguardevoli risultati, un nuovo adepto: Ettore Fioravanti, sempre pronto ad accogliere nuove sfide.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia