Un fumetto, almeno sembrerebbe. Una serie di disegni costellano il booklet di questa ultima fatica discografica di
Canelli, tutti in versione "ape". E ronzano con i loro volti stilizzati e caricaturizzati così come costellano questo lavoro. Una piccola perla di sensibilità che si staglia in quella meraviglia di suoni che un grande compositore ed esecutore come
Sting ha disegnato negli anni.
Canelli ha l'incedere di uomo maturo, di sensibile e lucido arrangiatore. Suoni, voci e stilemi richiamano la pop singer senza emularla ma trasformandola, acuendone le forme ritmiche e la cantabililtà.
L'orchestralità che ne segue è ben diretta dal pianismo del musicista abruzzese che si ritaglia spazi senza invadere le altre professionalità.
Dalla usurata Fragile, da tanti rivisitata con l'intento di donarle nuova linfa e che in questo lavoro la trova grazie anche al sax di
Esposito fino ad arrivare alla consistenza reggae di Walking on the Moon, cavallo di battaglia dei leggendari Police.
Brividi del passato che percorrono le ossa suggellati da leggiadri aforismi di jazz e funky.
La pastosità del basso di Maurizio Rolli ed il drive indiscutibilmente fiorente di Massimo Manzi cesellano l'esecuzione di Dienda, lì dove la voce di Diana Torto appare visibilmente ispirata.
Ma gli affreschi armonici di
Canelli si spingono anche oltre i meandri degli arrangiamenti e delle rivisitazioni. La sua tecnica e la sua dolcezza melodica consolidano le epigrafie già scritte dal "dominus" come in If You Love Somebody Set Them Free, brano già più volte rivisitato da numerosi musicisti ed in diverse versioni ritmiche.
Canelli furoreggia con suoni funky e costruendo nuovi sbilenchi dialoghi strumentali. Il suo piano si distende in lucidi verticalismi sostenuto dall'incalzare del basso.
Un lavoro orchestrale, rielaborativo con l'interazione di valenti musicisti quali Jason Marsalis ed Israel Varela che riescono a donare maggiore calore e veemenza alla meno esplosiva Be still My Breating Heart.
Un lavoro non una copia ovvero un remake. Non è un semplice arrangiamento. E'un percorso,una scelta di stile che…punge.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia