Ed: Widesound - 2004 - WD142
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Gianluca Renzi
Don't Stop You Mind
2 - Don't Stop Your Mind - 10:25
3 - In My Soul - 8:06
4 - One Finger Snap - 9:39
5 - My Dear Hill (new version) - 9:21
6 - A Day Out Of This Time - 7:44
7 - Five Points If No Helmet - 4:36
Gianluca Renzi
- contrabbasso
Daniele Tittarelli - sax contralto e soprano
Jerry Popolo
- sax tenore e soprano
Raffaele Carotenuto - trombone
Pietro Lussu - piano, tastiere,
hammond, whurly
Roberto Desiderio - batteria
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via
L. Fioravanti 26
64020 Nepezzano (TE)
Tel./Fax 0861.558611
email:
info@widesound.it
La cosa che colpisce immediatamente è l'interplay. Il gruppo si muove
con particolare affiatamento creando un corpo musicale robusto ed altresì gradevole.
Non vi sono standard. Quasi tutti i brani sono composti ed arrangiati
da Renzi
che conferma la sua limpida vena creativa. Il quintetto che lo accompagna è da lui
condotto con mano ferma e su di un tessuto sonoro ben equilibrato. Le solistiche
incursioni di
Daniele Tittarelli e
Jerry Popolo
ai sassofoni, di Raffaele Carotenuto al trombone si stagliano in atmosfere
differenti e corroborate dalle armonie di Pietro Lussu al piano, tastiere
e rhodes e dal driving mai scontato di Roberto Desiderio.
Al trascinante magma sonoro bop che caratterrizza
Should be a blues, segue
la title track che riconduce verso il sound newyorchese meno acre e reso ancor più
vibrante dal timbro del contrabbasso di
Renzi.
Non v'è noia alcuna, ne previsioni possibili per questo lavoro.
In my Soul è blueseggiante
e Lussu rende più dolce la melodia senza cercare scorciatoie o inutili effetti
speciali.
Tutte le sfumature acustiche sono ben evidenziate ed ingraziate dalla
fantasia ritmica che, in alcun particolari casi, acquista una cantabilità funky,
come in One finger snap
– unico brano non originale, a firma di Hancock - che riesce ad attraversare
gli scudi e le barriere musicali liberandosi anche in tratti boppeggianti.
Una sonorità avvolgente e suadente, priva di sbavature ed intermezzi che
coniuga sentimento e professionalità. E tanto emerge anche dalla "fusion" che aleggia
in My Dear Hill, che
esalta tutta l'abilità tecnica di Lussu nonché la voce orchestrale del sestetto.
Cornici di groove, accenni di funky e colori black anche acidi, come quelli
che si ascoltano in Five Points
if no helmet.
Tittarelli conferma la sua abilità e la sua veemenza costruttiva.
Popolo
sa bene come spremere il succo dai suoi sassofoni. Carotenuto dimostra la
sua disinvolta tecnica strumentale, vulgando il pensiero di
Renzi.
L'alternarsi di colori, di profumi rende ancora più godibile questo lavoro
di Gianluca
Renzi. Un'opera moderna in tutti i sensi. Ed è raro, di questi tempi.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 03/05/2006
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