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Apparente minimalismo a quattro voci. E già, perché la suite d'apertura
di questa opera prima del quartetto Speakin'4, indurrebbe a pensare ad un
album intriso di delicatezza narrativa. Riscontro che si ha anche nella seconda
traccia Vedendoti Crescere, mood ben sorretto
dalle trame intessute dalla chitarra di De Federicis e dai consistenti interventi
di Mandolini
al soprano. Ma tale sensazione, di per sé già gradevole, risulta non del tutto vera
già nelle coloriture funk di Chi è il killer?
Il groove di Pesaresi ed il drumming ben sostenuto di Desiderio sferzano
le ance e la chitarra spingendoli verso graffianti pronunce strumentali.
L'Antifaz, brano composto da De Federicis,
è tanto vario da risultare un ottimo descrittore per i fotogrammi di un film. Un
coacervo di suoni e di tradizioni trattati con discreta ironia, che mettono in luce
l'indubbia confidenza di Pesaresi con lo strumento.
Le atmosfere da ballad di Nessun Colpevole
sono il giusto preludio a Gira la Minestra,
song dedicata a Jobim ma che mutua dalla tradizione della canzone italiana. La sua
originale cantabilità è esaltata dalla voce del soprano di
Mandolini
che palesa una navigata competenza sia la tenore che al soprano.
L'alchimia globalizzata di Etno Pop
è un po' troppo popular e piuttosto scevra da influenze etniche che appaiono velate,
forse volutamente. Il brano acquista robustezza grazie al solo di De Federicis
che riesce a far suonare sapientemente anche i silenzi e le pause.
L'alternarsi di flussi armonici e di differenti concezioni melodiche approda
anche nella sussultante orchestralità di Sui Cerchi ed
Oltre, per chiudersi con La Stanza di Desiderio,
misurato cool decorato con inaspettato mestiere.
Un lavoro che non ti aspetti. Non ti aspetti una così consistente maturità
sia in fase compositiva – tutti i brani sono originali – che esecutiva. Quattro
giovani "voci" decisamente attente ad un giusto equilibrio sonoro.
Decisamente incuriosito dalla natura di questo particolare progetto, ho
voluto fare quattro chiacchiere con
Fabrizio
Mandolini, sassofonista degli Speakin'4.
Quando e come nasce SPEAKIN'4?
Ho vissuto per 7 anni in Danimarca dove per i primi 5 anni ho studiato
e mi sono diplomato al Rytmisk Musikkonservatotium di Copenhagen, poi nei due anni
successivi ho iniziato a fare su e giù perché ho messo su famiglia in Italia (ad
oggi, una ragazza ed un bimbo di due anni) e mi sono stabilito a Roma. In questi
2 anni di "pendolarismo" ci siamo spesso incontrati io e Mauro, il chitarrista.
Già in Danimarca suonavo con una formazione mia con la chitarra ed ho trovato in
Mauro (che conoscevo sin dall'infanzia perché andavamo in piscina da bambini
insieme), un collaboratore ideale e prezioso, suonava la mia musica senza che io
dovessi spiegargli nulla. Successivamente lui mi ha chiesto di suonare la sua di
musica, Roberto (il batterista) e Gabriele (il bassista) si sono uniti
a noi in questo fase, dopo un po' ci siamo resi conto di essere un ottimo team,
sia umanamente che musicalmente ed abbiamo trasformato questo quartetto in una specie
di laboratorio di ricerca in cui possiamo sentirci liberi di esporre idee, linee
melodiche, brani, direzioni e dove poter far convivere il senso estetico-musicale
di ognuno di noi in maniera armonica e "democratica"
Vista la variegata struttura dei brani, sembrerebbe che
le vostre influenze musicali siano differenti...
Sì, dal mio punto di vista la sfida è quella di entrare ognuno nelle idee dell'altro
e di sostenerle il più possibile, è un processo intenso che richiede continui sforzi
nel far "tacere" quella vocina interna che mi dice: "questo mi piace, questo
non mi piace". Fatto questo mi accorgo che: a) mi piace tutto, b) ho conosciuto
meglio cosa frulla nella testa di Mauro, Gabriele e Roberto
di conseguenza li conosco meglio, c) ci siamo divertiti, d) ci hanno guadagnato
tutti...è bello avere una situazione che ti permette tutto questo.
Se vi fosse stata la possibilità (o la necessità) di
aggiungere una quinta voce, quale strumento sarebbe stato? E quale musicista avreste
voluto al vostro fianco?
Probabilmente un sound engineer/sound designer che avvolga ed ottimizzi il nostro
suono acustico in una dimensione "onirica".
Quali progetti per il futuro?
Sicuramente il desiderio di rientrare in studio per l'organizzazione del materiale
per un nuovo CD...in una scala di valori più ampia, suonare il più possibile sul
palco per acquisire sempre maggiore fluidità e suono di insieme per far si che nel
mezzo delle strutture accadano delle cose..."impreviste", insomma provare con umiltà
a seguire un po' la lezione di Miles ma trovando un nostro suono.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 22/10/2007
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