ABJZ 033
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Mauro De Federicis
It's Impossible
1. Maria Marì
2. It'Impossible
3. Or-Tango
4. Parla più piano
5. Epilogo I
6. Love is a many – Splendored thing
7. Nenia
8. Epilogo II (Ending)
Mauro De Federicis - el., ac., class. guitars, perc., arr. and cond. Luca Bulgarelli - double bass Fabrizio Mandolini - sop. sax (track 5) Marcello Di Leonardo - drums and percussion Morgan Fascioli - drums (track 5)
Orchestra
Massimo Ghetti fl., Marta Rossi fl. and G fl.,
Flavio Troiani ob.,
Luciano Franca eng. hn., Luca Iacobacci cl., Cristiano Formicone cl.,
Francesco Tolli b. cl., Walter Nicodemi t. sax, Marco Lugaresi fg.
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Via Pasubio, 6 21058 Solbiate Olona
(VA) tel/fax +39 0331 376380
Nulla è impossibile se nelle mani si possiede talento, nella testa idee
e nel cuore amore per la musica.
Mauro De Federicis, chitarrista abruzzese, ci regala con il disco "It's
Impossibile" il suo terzo lavoro da leader, un'opera che racchiude
un seducente compendio di jazz classico, musica raffinata e pregnante, condita da
atmosfere legate ai grandi classici della musica leggera moderna appartenenti a
quel repertorio definito "colto".
Un mondo sonoro conosciuto ma ri-esplorato con gusto e splendido garbo,
grande sensibilità interpretativa, accompagnato da un'eccellente raffinatezza timbrica
e delicata finezza compositiva. Il sound risente dell'influenza classica di De
Federicis, anche nelle riletture di brani noti proposti in chiave pensosa e
innovativa pur nel loro impeccabile formalismo esecutivo.
La grande peculiarità del leader, finemente supportato dai musicisti che
lo accompagnano, è, nonostante la riproduzione in parte di melodie celebri, quella
di restituire ogni brano senza enfasi, anzi, cucendoli con forma e lirismo in un
fluire libero di pensiero con assoluta disinvoltura armonica, quasi secondo un'intenzione
di intenso espressionismo musicale. Ritroviamo pertanto una profondità efficace
unita a grande senso espositivo percepibile sin dalla prima traccia del disco, un
classico della canzone napoletana "Maria Marì",
proseguendo fluttuando tra fantasticanti versioni di "It's
Impossibile" – una hit portata al successo nel 1970 da Perry Como
– oppure trascinati in un vortice di ricordi con la track numero quattro,"Parla
più piano" di Nino Rota, alternandosi a brani originali dello
stesso De Federicis che meritano una particolare menzione: "Epilogo
I" e "Nenia",
che esaltano e ben rappresentano l'anima compositiva dell'autore.
Appezzabile la scelta di affidare la gestione della melodia ad una combinazione
di strumenti a fiato che conferisce agli arrangiamenti una pastosità delicata.
Nel complesso un bel disco, onesto, eseguito da musicisti che vivono la musica
a 360°, perfettamente connessi ad una visione complessiva del progetto, tangibile
è il risultato da far apparire vivido di autonoma fluidità ogni brano. Il risultato
finale ne trae indubbio vantaggio, Mauro De Federicis dimostra con precisione
la sua grande maturità artistica.
Franco Giustino per Jazzitalia
..::Intervista con Mauro De Federicis::..
F.G.: Sei al tuo terzo lavoro da leader, mi indicheresti
con un aggettivo una peculiarità per ogni disco?
M.d.F.: Per "Minorismi"
direi intraprendente, per "Double Fac"
è distratto, per "It's impossibile"
tecnicamente maturo. Sia ben chiaro, non è che mi accontenti del lavoro fatto,
si può e si deve far meglio. Ogni volta è uno stimolo in più per cercare di migliorarsi...
F.G.: Parlando del tuo ultimo disco "It's Impossibile"
quale è stato il criterio con cui hai scelto il materiale da incidere
M.d.F.: La "canzone", nella forma, nelle armonie, e
in quella che, secondo me, dà l'importanza a questa forma di musica: la melodia.
Anche nelle composizioni originali la melodia è padrona della scena….
F.G.: Inserendo, in una formazione composta da
chitarra, batteria e contrabbasso, un'orchestra di fiati quale è stata la "sfida"
che ha voluto affrontare? Credi di avere raggiunto l'obbiettivo prefissato?
M.d.F.:
La sfida più grande è stata l'organizzazione musicale e logistica dell'ensemble.
Musicale perché si tratta di un'insieme di legni, e chi tratta di musica sa quanto
siano difficili da gestire. Logistica perché organizzare e conciliare gli impegni
di tanti musicisti, laddove devi fare tutto da solo, è veramente dura. Ma questo
accade anche nelle migliori famiglie, a volte…. Obbiettivo raggiunto? Secondo me
si, anche perché avevo programmato questo disco minuziosamente, in tutti i suoi
aspetti, musicali e non. E' chiaro che l'ascoltatore potrà dare un giudizio più
obbiettivo e meno di parte…
F.G.: Ritieni possibile portare il progetto relativo
ad "It's Impossibile" dal vivo?
M.d.F.: Mi piacerebbe davvero tanto. Chissà se in futuro
riesca a trovare una produzione interessata al progetto…
F.G.: Quali sono le tue passioni musicali? Credi
che abbiano influenzato il tuo modo di curare l'armonia e gli arrangiamenti?
M.d.F.: Ascolto di tutto, dal rock al jazz, dalla musica
moderna a Bach. Ho studiato composizione e strumentazione per banda per pura
e semplice passione, per saperne di più. Adoro la musica per banda, che si tratti
di banda "popolare" (con gran rispetto parlando), o di banda sinfonica, fanfara
che sia… Mi piace scrivere, da sempre. Fin da piccolo ho avuto il pallino della
scrittura, più del mio strumento, in alcuni momenti della mia vita professionale…
l'8 settembre, presso il teatro Ventidio Basso di Ascoli Piceno, è stata eseguita
una mia composizione, in prima assoluta, dal titolo "Fefè", per clarinetto
solo e banda sinfonica.
F.G.: Quale è stato il primo disco di jazz che
hai ascoltato? E l'ultimo?
M.d.F.: Oddio… il primo in assoluto è stato un disco
di Kenny Burrell, di cui non ricordo il titolo però (che smemorato… hi hi
hi). L'ultimo credo sia "You must believe in spring"
di Bill Evans. Avevo questo disco in vinile, e adesso ho comprato il cd.
Semplicemente un capolavoro!
F.G.: La chitarra: uno strumento che poco si
adatta alla configurazione strumentale del jazz. Perché il jazz e perché la chitarra.
M.d.F.: Ho cominciato a suonare quasi per caso: ero
invidioso di mio cugino che ne aveva una di chitarra. I primi anni sono stati all'insegna
del dilettantismo, ma mi sono serviti molto. Lo studio metodico è arrivato dopo.
Prima ancora del jazz, ascoltavo fusion, jazz rock e poi quando ho cominciato a
scoprire maestri come J. Smith,
J. Hall,
J. Raney, W. Montgomery e via dicendo è stato amore a prima vista.
Più tardi sono arrivati anche i grandi maestri del pianoforte, sassofono, tromba
e chi più ne ha, più ne metta…
F.G.: Suoni chitarra/e, percussioni, sei arrangiatore
e autore, oltre alla conduzione, dove trovi tutti questi stimoli?
M.d.F.: Accidenti, percuotere a mo' di percussione
la tavola armonica della chitarra non vuol dire essere percussionisti. Non mi permetterei
mai! Faccio già tanta fatica ad occuparmi del mio strumento. It's impossibile
è stato il primo lavoro che ho diretto, ma non sono nemmeno un direttore. Diciamo
che laddove bisogna rimboccarsi le maniche, sono il primo a farlo, sia che si tratti
di lavori a mio nome, sia che si tratti di progetti altrui…
F.G.: C'è qualcosa che oggi cambieresti in "It's
Impossible"?
M.d.F.: C'è sempre qualcosa che cambierei in tutte le cose che faccio e che
ho fatto in passato, col senno del poi. Di questo disco sono abbastanza soddisfatto,
anche se sono uno che non si accontenta facilmente. Fa parte della mia natura di
professionista e di uomo…
F.G.: Domanda di rito, quali sono i tuoi progetti
futuri?
M.d.F.: Un disco in trio a cui sto lavorando, poi sto scrivendo del materiale
che mi hanno chiesto per un'ensemble di fiati e poi concerti con il mio gruppo,
oltre a collaborazioni varie con Milva, Luisa Corna e altri ancora…
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Data pubblicazione: 26/11/2006
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