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Alessio
Menconi, chitarrista talentuoso ed eclettico, accompagnato da una ritmica
di rilievo internazionale (Riccardo Fioravanti, contrabbassista tra i più
attivi nel panorama jazzistico odierno, ed il creativo
Stefano Bagnoli,
batterista di sicura valentia e salda tecnica) pubblica questo CD che conferma l'interesse
della sua produzione.
Noto per la sua singolare capacità d'esprimersi in contesti musicali molto
distanti, ferma l'attenzione di chi ascolta per il suo linguaggio moderno ed equilibrato,
ricco di atmosfere eleganti, contraddistinto da uno stile personale non di rado
emozionante, suggestivo e versatile: incide dieci fra gli standards più noti senza
mai risultare banale o prolisso, rileggendo pentagrammi che hanno fatto la storia
del jazz. Suscitano sensazioni gradevoli le sue melodie semplici – convinto com'è
(per sua stessa ammissione) della completa inutilità dell'ipertecnicismo.
Menconi
non ostenta le sue evidenti capacità, "medita le note", trasmette profondità
d'animo e sensibilità interpretativa: non dà mai l'impressione di dover dimostrare
quanto sia tecnicamente preparato, poi, per chi lo conosce, la sua carriera parla
chiaro.
Ascoltando "Standard Trio"
si apprezza la naturalezza con la quale presenti soli cromaticamente limpidi e lineari,
come in "Poinciana" (testimonianza di quanto
abbia europeizzato la lezione dei chitarristi americani), dove ogni sonorità è pulita,
netta, mai forzata. Allo stesso modo in "Someday My Prince
Will Come", quando con spontaneità d'improvvisazione passa dal 3/4 al
4/4 tessendo sonorità calde e avvolgenti, o in "I
love you Porgy", prova di buona efficacia espressiva e di salda cultura
musicale, avendo nel proprio animo il miglior Wes Montgomery e, soprattutto, Django
Reinhardt. Quest'ultimo viene ricordato nella settima track ("Django",
per l'appunto), nella quale Riccardo Fioravanti e
Stefano Bagnoli,
dialogando in armoniosa coloritura, danno luogo ad un fraseggio in cui si avvertono
timbriche che denotano gusto, senso estetico e sicure capacità di scelta. Tanto
potrebbe bastare a considerare il CD degno di nota per ogni amante della musica.
Molto altro potremmo ragionare circa "Standard Trio", ma, quando le parole
potrebbero risultare "intruse", meglio, molto meglio, ascoltare.
Fabrizio Ciccarelli per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 27/12/2005
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