Il cd di
Ettore Martin ripropone dieci tra i più noti brani della musica
leggera italiana, evergreens per ogni ascoltatore, riletti in forma garbata ed accattivante,
secondo l'uso ben noto ad intere generazioni di jazzisti. L'esordio è costituito
da un'interpretazione davvero elegante de "La
canzone di Marinella" dell'indimenticabile De André, impreziosito dal
fluire armonioso ed intenso del sax di
Martin
finemente sostenuto dal piano di Matteo Alfonso, dal contrabbasso di Leonardo
Rigo, dalla batteria di Enzo Carpentieri e da un quartetto d'archi ("Les
quartettes") che creano, assieme, un'atmosfera di grande coinvolgimento emotivo,
come in "Amore baciami"-
slow tra i più amati dal grande pubblico, presentato in gradevolissima forma bop-
e "Quando" di Luigi
Tenco, al quale tanti jazzisti italiani hanno tributato giusto omaggio.
Attraverso l'interpretazione molto personale di "Domenica
è sempre domenica" e "E
penso a te" si giunge al brano forse più coinvolgente del cd, "Donna"
di Gorni Kramer, in cui il timbro del tenore di
Martin
diviene caldamente espressivo, come nell'incipit di "Il
cielo in un una stanza", ballad nella quale la ritmica presenta l'estro
migliore e, seppur brevemente, Matteo Alfonso mette in luce le qualità del
suo pianismo pulito ed incisivo, forse ancor più evidenti in "Estate"
di Bruno Martino,
titolo che da sempre si è prestato alle interpretazioni più diverse ma che i musicisti
elaborano in modo assolutamente singolare, stilisticamente pregevole e gradevolmente
emozionante.
Il vero e raro pregio, la semplicità, libera ed armoniosa, del quartetto
riluce ancora in "Senza fine"
di Gino Paoli, solo apparentemente lieve ed eterea riproposizione d'uno standard,
brano in cui la purezza meditativa di
Martin
può, ad un attento ascolto, sorprendere – fatto che di rado accade nella miriade
di riletture della canzone del cantautore genovese.
L'ultimo omaggio al pop italiano degli anni Sessanta e Settanta è "Arrivederci"
di Umberto Bindi, interpretato in perfetta linea estetica con il resto del cd, secondo
un ordine ed una chiave di lettura coerente e raffinata, senza mai presentare intenzioni
sopra le righe, "naturale", mai stridente, piacevolmente "silenziosa".
Fabrizio Ciccarelli per Jazzitalia