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L'intimo incontro tra la voce e lo strumento può realizzarsi in un sodalizio oppure nel nulla più profondo, nella vacuità acustica di visionarie espressioni, poco apprezzabili.
La voce che incontra l'ariosità ritmica del contrabbasso è un'esperienza ancor più audace: entrambi devono essere dotati di una cantabilità e di un'intonazione eccellenti.
La grande Sheila Jordan
(come ricordano le note del booklet) è stata una pioniera in tal senso, dettando ora con Steve Swallow, ora con Arild Andersen dei tempi, dei ritmi e delle melodie piuttosto inconsueti.
Ma tali magie del passato potrebbero sembrare oggi dei peccati veniali.
Ripetere delle lingue di storia, delle stole di luce, potrebbe essere difficile, forse irriverente.
Non è il caso dell'opera realizzata da Marilena Paradisi e Pietro Leveratto: Intimate Conversation è un lavoro meditato, cesellato e levigato in ogni punto. La preparazione tecnica di entrambi è indiscutibile, ma il persistente connubio, quasi erotico, ha materializzato un lavoro di grande spessore, di densa sonorità implacentata dalla voce danzante della Paradisi.
Una cascata di piccole storie, di personali dialoghi, lucenti o crepuscolari, colorati o in bianco e nero, formano questo lavoro.
Tutti standard(e questa scelta poteva rivelarsi ancor più rischiosa per il raffronto): da Holiday(Left Alone) a Legrand (You must believe in Spring e I Will say goddbye), passando per Eumir Deodato(A little tear), ed altre icone che s'incastonano in un lucente diadema composto dal duo.
Voce e contrabbasso. E la voce del contrabbasso che funge da cornice ad un costrutto vocale ed interpretativo sempre diverso, acceso e fiorente alcune volte, ed opportunamente in chiaroscuro in delle altre.
Un breve cenno per la casa discografica:
Abeat Records che si conferma produttrice attenta di nuove esperienze e sicuro mentore di realtà che andrebbero maggiormente condivise.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia