Intervista a Marilena Paradisi
di Fabrizio Ciccarelli
foto di Filippo Trojano
Vocalist, compositrice e arrangiatrice,
Marilena
Paradisi colpisce per la sua voce flessuosa e modulata, di un calore
e di un timbro particolare, aspro e dolce insieme, libera tanto nei toni acuti e
tondi quanto nei bassi profondi. Un'anima artistica complessa, densa, ricca di sfumature:
dal minimalismo, essenziale, assolutamente privo di qualsiasi esibizione virtuosistica,
carico di espressività e di lirismo, che fa dell'uso della parola il senso profondo
dell'espressione e del coinvolgimento interiore, al virtuosismo inusuale delle sue
scelte espressive, che si esprime al meglio nelle sue performance live, con
spericolate sperimentazioni di tipo improvvisativo, usando suoni e vocalizzazioni
che riescono a creare colori ed atmosfere assolutamente cariche di coinvolgimento.
Testimonianza ne sono i tre suoi CD "I'll Never
Be The Same" (Philology 2002), col trio di Eliot Zigmund, "Intimate
Conversation"(Abeat Records, 2004) dove già sperimenta la formazione in duo
col contrabbassista
Pietro
Leveratto, e il live "Pensiero", omaggio a Gino
Paoli, in trio con i maestri
Renato
Sellani e
Dino Piana
(Philology, 2007).
Nel 2008 è nato un nuovo progetto di
musica contemporanea, che ha portato Marilena all'incontro con Michiko Hirayama,
una delle più grandi cantanti contemporanee del '900, interprete dei capolavori
di Giacinto Scelsi, con la quale studia canto contemporaneo e sviluppa le
proprie capacità di sperimentazione e improvvisazione vocale. Da qui inizia la sua
ricerca di sperimentazione e di vocalizzazione e sonorizzazione delle immagini,
sia pittoriche che filmiche (collabora in tal senso alle musiche del film di
Massimo D'Orzi "Samara"). Nasce il duo "Intuendo" con Arturo Tallini,
artista di grande sensibilità ed eleganza, uno dei più affermati chitarristi classici
e contemporanei italiani, con grande successo di pubblico in Italia e all'estero.
L'incontro e lo studio con la Hirayama e l'amore per le opere di
Scelsi portano Marilena ad interessarsi alla musica indiana. Seguendo
la ricerca su nuove sperimentazioni vocali, vince una borsa di studio e viene invitata
in India a Mumbai per studiare con Dhanashree Pandit Rai, con la quale approfondisce
il raga indiano e il canto classico industani. A Mumbai ha la fortuna
di conoscere grandi jazzisti indiani, Louis Banks e il suo trio in primis,
con i quali si esibirà all'Indigo Jazz Festival di Bangalore e al Blue
Frog.
Abbiamo spesso il piacere di parlare con Marilena: dialoghi intensi e di
grande piacevolezza umana. Marilena è una persona gradevole e di grande cultura,
lontana dallo star system, consapevole della quotidianità, un'antidiva che ad ognuno
auguriamo d'incontrare per il suo "quoziente umano" e la sua disponibilità. Per
ogni lettore, questa la nostra ultima conversazione tra gli spazi storici romani,
in una serata morbida e tiepida, calda atmosfera da jam session…
A che punto sei con la tua ricerca musicale?
Bè, diciamo che sono su un treno in corsa che non so dove mi sta portando!! Ma va
bene così, non amo i momenti dove tutto è preciso in testa, tutto è stabilito.
Anche questo è jazz, e, soprattutto, cultura. Mi sembra
ce ne sia un gran bisogno in questi tempi appiattiti da mediocrità che con una certa
difficoltà possiamo chiamare "artistiche", a mio parere.
Mah, non saprei, diciamo che mi faccio portare dal flusso delle mie esperienze vissute,
aspettando che si trasformino in nuova ispirazione..e spero in bella musica! Oltre
a questo, sicuramente ti posso dire che si stanno aprendo tante possibilità espressive
per la mia voce, sento che la mia voce e' in movimento, che sta cambiando, e questo
mi piace tantissimo! Poi staremo a vedere!
Staremo a vedere…, le tue risorse vocali sono notevoli,
lo sappiamo bene. Ma verso quali orizzonti ti stai dirigendo? Cosa oscilla nella
tua sensibilità? Un passato da reinterpretare (come hai già fatto), un futuro in
cui immergersi con le novità del tuo presente?
Penso ambedue le cose. Amo il passato da reinterpretare, ma a modo mio naturalmente.
Ma non ti nego che si stanno muovendo dentro di me delle nuove idee, che spero possano
esprimersi al meglio e con i musicisti giusti.
Quanto pensi influirà la tua esperienza in India sulle
tue future scelte?
La mia esperienza in India influisce sicuramente perché la considero un' esperienza
di vita vissuta, che ha messo in evidenza sia delle mie possibilità nascoste, sia
delle mie carenze, e che sicuramente, mi ha arricchita dal punto di vista umano
prima che musicale.
Le
due cose sappiamo che per te costituiscono un unico oggetto di meditazione, nel
senso di pensiero
Si esattamente, ti ringrazio di aver specificato. Sai, quando si parla di India
si va subito a parlare di spirituale, quindi di pensiero religioso e relativa meditazione.
Il mio approccio alla ricerca va sempre all'umano, io sono atea, non ho un pensiero
religioso. Volevo chiarirlo subito. Più che meditazione direi appunto "pensiero",
che scaturisce dalle esperienze dirette, dai rapporti, dalle dialettiche, dallo
studiare nuovi mondi musicali. Sono stata invitata in India, a studiare il canto
classico indiano, vincendo una borsa di studio. Due mesi intensissimi. Lezioni giornaliere
e molto impegnative, e ti assicuro che due mesi non bastano per entrare veramente
nel mondo musicale indiano così misterioso, difficile ma affascinante. Ma sai, non
credo che il mio studio del canto indiano mi porterà a metterlo nel mio repertorio
così come è. Io canto jazz, e quello che più mi ha affascinata, è la similitudine
tra canto indiano e jazz, infondo il Raagas è un canto su una scala precisa,
alcune anche molto dissonanti e simili alle pentatoniche minori o ai modi. Loro
improvvisano su queste scale, prima con le loro note, Sa Re Ga Ma Pa Da Ni Sa,
poi con l'Alap ci improvvisano sopra, con quel particolare modo di far tremare
la laringe i Tans, ….poi c'è la parte con le parole, in Hindu naturalmente.
In fondo sono degli improvvisatori questo mi ha molto intrigato! Ma anche per quello
che riguarda più strettamente il jazz, ho avuto l'onore di esibirmi in festival
internazionali, Bangalore Jazz Festival e in Mumbai, con l'avanguardia del jazz
indiano, il grande pianista Louis Banks e il suo trio. Una grande realizzazione.
Alcune tue parole sembrerebbero suggerire alcune modulazioni
coltraniane, in ogni caso mi sembri molto distante dalle discutibili scelte "easy
listening" che hanno forse definitivamente
smascherato l'intento pseudoculturale e francamente di basso profilo anche commerciale
della cosiddetta new age.
New age? No, non amo la new age! La mia ricerca su nuovi mondi musicale e
culturali è per una ricerca mia, per un mio arricchimento,mi ha fatto piacere scandagliare
nuove possibilità soprattutto vocali, che spero escano fuori rielaborate, fatte
mie, nelle mie improvvisazioni. In sostanza, ho assorbito tutto quello che potevo,
sperando possa fiorire rinnovato e rielaborato.
Cosa ricordi con maggiore intensità del tuo soggiorno a
Mumbay?
Ricordo delle sensazioni forti molto forti, che all'inizio mi facevano anche stare
male. I bambini per terra nello sterco nudi, a ogni angolo, che sembrano vecchi
già da piccoli, la gente deforme o mutilata che ti si appiccica ai semafori quando
sei in taxi, lo stridere continuo di mille e mille cornacchie che anneriscono un
cielo grigio di smog, incurabile grigio, che ha dimenticato il blu. La puzza per
le strade, la traffic jam che dura ore ed ore, i contrasti tra la Ferrari
rossa fiammante e la mucca allo stesso semaforo, la donna in burka nero alla
fermata del bus col cellulare; ma anche i colori, sono poveri ma sempre colorati,
le donne soprattutto, e le contraddizioni tra più di venti religioni diverse che
convivono… insomma detto così sembrava impossibile trovare un modo di rapportarsi….con
l'India...paese dei grandi contrasti….e invece, incredibile, ciò che è affascinante
di questa città è che 30 milioni di persone insieme, più di tutta l'Australia
messa insieme, siano in fondo così "buoni". Davvero, io donna sola potevo essere
fagocitata, oppure potevo temere, avere paura, ti assicuro, non mi è mai accaduto
nulla di spiacevole, un grande rispetto, questo mi ha colpito! Sono riuscita a rapportarmi
con questo megacaos perchè in fondo ho puntato all'umanità delle persone. Questo
è il filo.
Della filosofia indiana sembra tu abbia assorbito un modo
di vedere il mondo che potrebbe render tutti noi più "completi" o, almeno, più consapevoli
dell'evoluzione del pensiero che oggi qualcuno chiama "positivo"….
Sì sicuramente, quello che più mi ha colpito è un modo d'essere diverso, ma non
ti so dire se sono migliori, non volevo giudicare, e sicuramente anche a loro mancano
delle cose. Il mio dire "buoni" era per dire forse "non violenti". Ma non è un assoluto,
per intenderci. Non è un fatto di buoni o cattivi, ma un "modo di essere". E' questo
che mi piace, confrontarmi con una diversità assoluta, fare una dialettica, cercare
un rapporto possibile, che possa arricchirmi…sicuramente...ho preso molto da questo.
Cambiando discorso – ma non troppo - il panorama jazzistico
sembra essersi un po' appiattito, in virtù di scelte molto commerciali o troppo
intellettualistiche, a parer mio. Cosa fare per dare nuovo impulso alle blue notes?
Ah, qui davvero si entra nel filosofico……hai tempo??
Tutto quello di cui hai necessità
Potrebbe durare ore o giorni la ricerca di una risposta. Che dire, sì soprattutto
qui in Italia, si respira un'aria veramente pesante, che ti toglie la voglia di
fare. Sì sono d'accordo, c'è un appiattimento a dei clichees che comincio
ad odiare. Il devi avere il "progetto figo", che ne so, con ballerini africani,
quartetti d'archi, o altre cose scenografiche,altrimenti la musica sembra non avere
valore.
Molto da guardare e poco da meditare…scelte forse dettate
da uno "chic" culturale davvero di bassa lega…
Sì infatti…penso che si sia persa la semplicità del suonare insieme, del jazz come
rapporto e scambio di idee, non è più una fucina culturale da cui pescare cose nuove.
Tutto deve rientrare nel "vendibile", altrimenti non esisti!!!
E qui torniamo al vecchio discorso sulla "vendibilità"
dell'arte o, peggio ancora, sulla "socialità" dell'arte…ti va di parlarne?
Certamente sì. Allora chiediamoci: cos'è l'arte? Io posso dirti la mia opinione,
e forse pecco di idealismo. Ma per me l'arte non può essere mero intrattenimento,
o arte per vendere birra, o come dici tu arte per il sociale, arte per tutti cioè;
comunicazione sì, che però appiattisce i contenuti normalizzandosi per essere compresa.
Per me arte è trasformazione. Cioè arte che contiene in se' un semino, un contenuto
profondo tra le righe, che induce a pensare, che mette anche in crisi, e quindi
spinge verso un cambiamento. Questo sì! Ma la cultura dominante, quindi la critica,
la stampa, i media ecc, impediscono che vengano fuori i veri contenuti, e non è
casuale!! Tutto deve rimanere immodificabile!
Rimanere
"immodificabile", questo forse è il punto, dare la sensazione che tutto cambi proprio
per far rimanere tutto uguale, mutuando il pensiero da Tomasi di Lampedusa…è anche
un fatto politico, no?
Certamente, è un fatto politico, ma io non vedo neanche questo "sembrare che cambi",
proprio no, questo immobilismo è molto evidente, e chi non lo vuole vedere o fa
finta, ne è complice. Quindi penso che per dare nuovi impulsi alla musica e alla
vita stessa, bisogna resistere e lottare contro questa cultura dominante che vuole
che la gente vada alla partita, che propone solo film dell'orrore e violenza, che
ammazza la speranza.
Condivido assolutamente la tua opinione. Domanda di prammatica:
progetti per il futuro….
Sì, ho dei nuovi progetti…ma mi è difficile parlarne ora. Sai che io ora mi muovo
anche nella musica contemporanea. Hai assistito ad uno dei miei concerti alla Sapienza
di Roma su "Il Suono e l'Immagine" (ndr Policnico "Umberto I" in Roma,
30 maggio 2008). Bene ti anticipo che un mio progetto, sarà improntato sulle
mie sperimentazioni vocali, ma non ti dico altro. Per il jazz, ho in mente due nuove
cose…ma te ne riparlo meglio…
Dicci qualcosa in più, sappiamo che quando hai qualcosa
di nuovo in mente esce sempre un vulcano di emozioni….
Sì, lo so, sono sempre un po' gelosa…ma sai poi mi rubano l'idea! Scherzi a parte,
ti anticipo che un progetto vorrei fosse con musicisti stranieri, una grande formazione
non più intimistica come i miei precedenti album, magari un live, che esprima
al meglio l'immediatezza dell'improvvisazione. E un altro con italiani, ma non in
italiano…mistero…non ti dico di più, spero li ascolterai presto!
E' stato un piacere parlare con te, grazie per la tua disponibilità.
A presto Marilena.
Ti saluto Fabrizio, è stata proprio una bella chiacchierata, ti ringrazio per le
belle domande ricche di contenuti. Grazie ancora e a presto.
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Data pubblicazione: 31/12/2009
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