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Intervista a Marilena Paradisi
5 Ottobre 2005
di Alceste Ayroldi

A.A.: Marilena, la tua voce è marcatamente "black". A parte Madre Natura, quale è stato il tuo percorso didattico per giungere a tale inconsueto timbro per una vocalist caucasica?
M.P.: Non penso che il mio timbro sia frutto di una qualche applicazione tecnica. Diciamo che ho cercato di trovare la "mia" voce, e di diventare sempre più naturale. Forse il mio suono di adesso è frutto di questa ricerca di naturalezza.

A.A.: E come hai Trovato la "tua" voce? Quale è stato il tuo percorso?
M.P.: L'ho trovata studiando, provando, sperimentando, piano piano sentivo sempre di più una fusione tra ciò che sentivo dentro, quello che volevo esprimere, e il suono che producevo...ho studiato canto lirico, e mi veniva sempre spinta la voce sulle note acute. Sentivo che quel suono non corrispondeva a quello che io ero. Infatti da quando ho smesso con il suono lirico acuto, che peraltro mi viene abbastanza naturale, ho scoperto tutto un mondo di calore e di espressività nella zona centrale bassa...lì c'e il mio nucleo espressivo, anche se uso tantissimo anche le note acute per l'improvvisazione strumentale.

A.A.: Piano-voce; Contrabbasso-voce. Sono situazioni che percorri con la stessa tensione lirica: quale delle due ti da maggiori emozioni?
M.P.: Ma, le emozioni sono sempre legate ad un rapporto, e quindi dipende sempre da che tipo di rapporto riesco a sviluppare con chi mi accompagna. Ma indubbiamente, lavorando con Piero Leveratto al progetto "Intimate Conversation", voce e contrabbasso, mi è nato qualcosa di nuovo, come un terzo orecchio, non inteso soltanto come maggiore attenzione all'intonazione e al ritmo, ma come una presenza e una profondità maggiori, ho dovuto scavare dentro di me, e trovare qualcosa di più profondo.

A.A.: ...Che cosa intendi per "terzo orecchio"?
M.P.: Intendo un aumento della mia sensibilità musicale e della mia presenza interpretativa, una maturazione che ho notato essermi rimasta di fondo, ora in qualsiasi formazione o progetto io sia immersa, come una ricchezza in più che prima non avevo.

A.A.: La tua vocalist di riferimento.
M.P.: Non penso di avere una vocalist di riferimento, ho sempre cercato di ascoltare di più gli strumentisti che i cantanti durante la mia formazione. Ma se vuoi sapere chi amo di più penso che adoro Helen Merrill.

A.A.: Quale musica ti ha maggiormente influenzato da ragazza?
M.P.: Da piccolissima, sei, sette anni, studiavo piano classico, e amavo ascoltare Bach, Mozart, Chopin. Non ho mai amato molto il rock e il pop, ho scoperto il jazz più tardi, e non l'ho più lasciato.

A.A.: Quindi sei passata dalla musica classica al jazz, senza tappe...intermedie...e se dovessi scegliere un brano che ha segnato la tua adolescenza?
M.P.: Sicuramente i concerti Brandeburghesi di Bach. Facevo anche danza classica da adolescente, e passavo ore esercitandomi alla sbarra, ascoltando questa musica.

A.A.: Sei stata recensita dalla prestigiosa rivista Jazztimes. "I'll never be the same" ha riscosso un notevole successo sia negli Stati Uniti che in Francia: cosa pensi che possa mancare per consolidarti anche in Italia?
M.P.: Forse dovrei fare qualcosa di più commerciale, di cui poi non andrei molto fiera. Penso che non mi manchi nulla in fondo, e che dovrei continuare a fare come sto facendo, cioè solo ciò che sento, e che mi corrisponde. Poi si vedrà...

A.A.: Ma se ti dovesse essere fatta un'offerta incredibile????
M.P.: Mettiamoci d'accordo sulla parola "incredibile". Perchè mi darebbero un sacco di soldi?? o diventerei "famosa"?? La cosa mi fa abbastanza sorridere. Sarebbe incredibile solo una proposta che arricchisse la mia identità artistica...ma allora, siamo da capo, non sarebbe certo una proposta troppo commerciale ad arricchirmi interiormente!!! Vedi c'è chi riesce a cantare di tutto, a suonare di tutto, veri camaleonti, bravi professionisti, invidiabili, lavorano un sacco, e fanno un sacco di soldi. Ma se la ricerca si sposta un po' di più sulla ricerca artistica...allora non si può che seguire la propria immagine, la propria identità, con coerenza e senza compromessi...per me la musica è arte!!! Altrimenti.... meglio un bell'impiego statale no, che ne dici???

A.A.: Se dovessi fare un bilancio dell'attività svolta fino ad ora?
M.P.: Non sono molti anni che canto, e in questi ultimi quattro anni, ho fatto i miei primi due CD,...che dire, ogni punto di arrivo diventa un nuovo punto di partenza, il bilancio è positivo, la spinta è quella di andare sempre avanti, cercare qualcosa di nuovo.

A.A.: E cosa cerca Marilena Paradisi? Cosa è il Nuovo per te?
M.P.: Fondamentalmente cerco di non ripetermi, cerco di essere sempre diversa, di non fermarmi su cose belle che però dopo un po' vanno superate. Diciamo che cerco sempre una trasformazione, se ci riesco, anche nella vita e nei rapporti interumani.

A.A.: Quale collaborazione ha lasciato un segno?
M.P.: Da ogni rapporto si prende qualcosa, e la lista sarebbe lunga. Ma indubbiamente, la mia collaborazione con Eliot Zigmund, ha lasciato un segno, lui mi ha insegnato il rispetto della tradizione. Ti racconto un episodio, durante la registrazione di "I'll never be the same", dovevamo fare un duo io e lui, con "It's all right with me" di Cole Porter. Io iniziai a cantarlo e lui mi fermò e mi disse, come mai cantavo il tema senza la coda. Io dissi che in fondo la coda l'avrei tolta, non mi piaceva. Lui si mise al pianoforte e disse "adesso impari la coda, non puoi farlo senza, Porter l'ha scritta così, altrimenti devi scegliere un'altro brano!!".

A.A.: Il sogno nel cassetto di Marilena Paradisi.
M.P.: Partire per un lungo viaggio, forse un anno o due, a cercare e ascoltare musicisti jazz in giro per il mondo, e con ogni incontro, con ogni musicista trovato, incidere un brano. E poi tornare e fare con tutti questi episodi, con tutti questi incontri un doppio CD...sarebbe meraviglioso...

A.A.: Interessante, ma se dovessi scegliere un compagno di viaggio per un nuovo disco, chi scegliersti?
M.P.: Adorerei registrare con Jim Hall.

A.A.: Quanto tempo dedichi allo studio?
M.P.: Cerco di studiare giornalmente, questo mi fa stare bene.

A.A.: Quante ore?
M.P.: Il tempo come quantità non ha molta importanza, cerco di studiare la mattina, ma quello che conta è che io sia ispirata, non mi piace farlo meccanicamente solo perchè devo. Cerco un coinvolgimento in quello che canto, questo è molto importante. Se sento che non ci sto', bè meglio andare a farsi un caffè!!

A.A.: Cosa consiglieresti a chi dovesse iniziare a studiare canto?
M.P.: Di studiare tanto, di ascoltarsi di più anche quando sembra che tutto sia da buttare, c'è sempre qualcosa da valorizzare, di cercare una propria identità, meglio sbagliare che imitare!!!

A.A.: Svolgi un'attività didattica?
M.P.: Sì insegno tecnica vocale moderna.

A.A.: Dove?
M.P.: privatamente.

A.A.: Un brano che non hai mai eseguito e vorresti cantare.
M.P.: "The man who never sleeps" di Mingus, vorrei metterci il testo e cantarlo.

A.A.: Hai già in mente qualcosa?
M.P.: Sì un'idea c'è, chissà cosa ne viene fuori.

A.A.: La voce come strumento o lo strumento come voce?
M.P.: Ambedue, nel senso che, se la voce la intendiamo come quel qualcosa di personalissimo e di profondo, legatissimo al sentire, agli stati d'animo, se sei uno strumentista dovrai trovare la tua "voce", cioè dovrai far cantare il tuo strumento, e se canti, cercherai la tua voce profonda, ma poi anche il tuo strumento, inteso come padronanza, quadratura ritmica, tenuta, soprattutto nell'improvvisazione.

A.A.: Se dovessi ispirarti ad un'opera letteraria, quale sarebbe?
M.P.: L'amante di Lady Chatterley di D.H. Lawrence

A.A.: E quale sarebbe il gruppo che esegue la tua rielaborazione?
M.P.: A non so, sei tu con la tua domanda che mi hai fatto venire questa idea. Sicuramente, quest'opera, che ispira ad un rapporto a due, due amanti che si amano, e senza distruzione, forse penserei ad una grande formazione, tipo, se ci fosse ancora Gil Evans e la sua orchestra!!!

A.A.: L'ultimo libro che hai letto?
M.P.: "La marionetta e il burattino" di Massimo Fagioli

A.A.: L'ultimo disco che hai ascoltato?
M.P.: The Complete Concert 1964 di Miles Davis

A.A.: Se non avessi fatto la jazz singer cosa avresti fatto?
M.P.: Sono giunta a questa sintesi dopo lungo cammino...ho scoperto che io sono questo, forse non saprei fare altro.

A.A.: Ma in quale attività ti vedresti collocata?
M.P.: In nessuna, come già ti ho detto...forse coltiverei orchidee!!!

A.A.: Un disco a cui non potresti rinunciare.
M.P.: "Ballads" di Coltrane.

A.A.: Perchè?
M.P.: I perchè sono tanti. Perchè è il disco che mi ha fatto innamorare perdutamente del jazz, perchè è una sintesi di espressione, tecnica, creatività, sentimento; perchè quando lo ascolto mi commuovo sempre, perchè ascoltandolo mi fa diventare ricca e saggia e anche mi dà la passione per andare avanti...e se per caso mi perdo...ahhh ecco...ritrovo subito la mia strada...questa sì che è arte!!!!

A.A.: Quale è la formazione a te più congeniale?
M.P.: In questo momento sto portando avanti la mia ricerca sul duo, ma questo non esclude progetti in quartetto o trio.

A.A.: Ma quella che ti piace di più?
M.P.: Ti ho spiegato un po' i perchè della mia ricerca sul duo. Avevo bisogno di un arricchimento, di un approfondimento. Mi è indubbiamente molto congeniale, mi fa esprimere profondamente...

A.A.: Un grande del passato con cui avresti voluto collaborare.
M.P.: Miles Davis, o Bill Evans

A.A.: Quanto è importante per te la tradizione?
M.P.: E' importante, ma non con un significato di chiusura verso il nuovo...la ricerca è aperta...per un tratto del mio percorso ho amato dei tipi di linguaggio, attraverso i quali ho sentito di potermi esprimere. Forse questo andando avanti cambierà, maturerà, anzi sta già cambiando.

A.A.: In che senso sta cambiando?
M.P.: Non lo so, non riesco a sapere tutto quello che mi succede, razionalmente, tutto quello che cerco. Anzi a volte è proprio quando non lo so che succedono le cose più belle!!!

A.A.: Quali sono i tuoi progetti futuri?
M.P.: Incidere un Cd con solo musiche mie originali. Ci sto lavorando..

A.A.: Non ci vuoi dire niente in proposito....
M.P.: E no, è una sorpresa, e poi non riesco tanto a raccontare le cose mentre le creo....dovrai aspettare ed ascoltarle!! Ciao ancora e grazie!!

 







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Data pubblicazione: 04/01/2006

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