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La ricerca di
Marilena
Paradisi, da anni, è sull'espressione e sul colloquio musicale profondo,
basato sul rapporto che consente ancora di più di mettere in gioco se stessi. Questo
si concretizza in tutti e tre i suoi CD: "I'll Never Be the Same" (Philology
2002), col trio di Eliot Zigmund, "Intimate
Conversation" (Abeat 2004), splendida prova
dove già sperimenta la formazione in duo, col c.bassista
Pietro
Leveratto, e recentissimo, il Cd live "Pensiero-
Omaggio a Gino Paoli", in trio con
Renato
Sellani e
Dino Piana.(Philology
2007).
In calda atmosfera di recital, sottolineata dall'elegante discrezione
con cui
Sellani e
Piana
tessono nuances a commento dei brani, la vocalist rivisita intelligentemente
11 tra le canzoni più rappresentative del cantautore genovese: la forza trainante
dell'album è nella brillante sintesi fra la sua voce, suadente e priva di vizi stilistici,
e la delicata cromaticità delle note strumentali, passi emozionanti da cui non si
può non essere coinvolti e che, lecitamente, possono anche entusiasmare.
Se il testo parrebbe la struttura portante dell'evento, in realtà di "tre
colori in una dimensione" si dovrebbe parlare, tanto la performance appare
ben progettata e distinta da un'impronta improvvisativa brillante ed interiormente
mobile, secondo la miglior tradizione jazzistica, del resto connaturata alla metratura
del pentagramma di Paoli, come ognuno intuisce. Non è un caso che di questi tempi
egli si esibisca con
Danilo
Rea, Rosario Bonaccorso,
Flavio Boltro
e Roberto
Gatto, dimostrando in maniera impeccabile come ogni suo brano possa
prendere nuovo respiro all'interno della sintassi delle blue notes.
Come già rilevato da Jazz Times nel dicembre del
2002, "la cosa più magica della Paradisi
è che puoi credere in tutto ciò che lei canta, intuisci che c'è stata… e che ha
sia le cicatrici che i ricordi per provarlo." Ed appunto l'intensità della sua
narrazione musicale costituisce il profondo fascino di un nuovo modello di song
coniugata in chiave jazzistica, luminosamente e con sensibile semplicità.
Ne parliamo con Marilena.
Perché la scelta di un omaggio a Gino Paoli,
autore - secondo il mio parere - erroneamente considerato "pop"?
Quando ho iniziato a pensare ad un progetto che fosse su un cantautore italiano,
in effetti, il primo a cui ho pensato è stato proprio Paoli. Esattamente,
non lo considero un autore pop, proprio per l'intensità della sua ricerca emotiva
sulle parole, che richiamano sempre ad un rapporto vissuto, e anche pagato caro
sulla pelle, intendo, una presenza quasi costante, di un rapporto uomo-donna, sempre
cercato, poi magari perduto, ritrovato.... Non so, mi ha sempre colpito la profondità
delle parole sorrette da una parte melodica molto narrativa e se vogliamo malinconica,
molto vicina al blues, secondo me. Se per me, il canto jazz è soprattutto, una ricerca
sul testo in cui si possa esprimere tutto della propria vita, delle proprie emozioni,
un essere se stessi in quel momento, nell'immediatezza, penso a Billie Holiday,
è diventata la più famosa cantante di jazz, anzi, lei ha inventato il canto jazz,
pur non avendo una grande estensione vocale, o diciamo una bella voce per come si
può intendere nei canoni normali, eppure, metteva tutta la sua vita in ogni nota
cantata. Ecco Paoli mi ha sempre un po' fatto pensare a questo. Forse
Paoli è più jazz di quanto normalmente non si pensa. Be' questo mi ha fatto
sentire molto vicino la sua poetica, e non ho avuto nessun timore che potesse essere
un lavoro troppo vicino al pop (che non amo molto, devo dire).
Billie Holiday diceva che "per cantare bisogna
emozionarsi", che ne pensi?
Assolutamente sì. Un cantante che non sia emozionalmente presente, non esiste
come cantante!!! Meglio faccia altro nella vita!! Essere bravissimi tecnicamente
non serve a nulla, se attraverso la tecnica non si veicolano sentimenti, emozioni.
E' la mia ricerca di sempre, cerco di trovare dentro di me un grosso coinvolgimento.
Non sempre accade, ma l'importante è cercarlo.
La scelta di una formazione così originale - estremamente
felice, poi, con due Maestri come
Sellani e
Piana - in qualche
modo scaturisce dal modo d'intendere la canzone di Paoli? Le discrete, intime
inserzioni del trombone e del piano sembrerebbero già dare una risposta, un sussurro
meditativo suggerito dalla pensosità del testo?
Sì assolutamente, non avrei potuto scegliere meglio i musicisti di questo progetto.
La loro poetica, la loro esperienza, sono stati veramente fondamentali. E poi, sai
quando pensavo alla scelta dei musicisti, al progetto musicale, non mi veniva in
mente una ritmica, batteria e basso, proprio per il rischio che, per farlo diventare
diciamo un progetto "jazz", diventasse un po' uno swing cantato in italiano, che
avrebbe falsato tantissimo il mio modo di esprimere queste canzoni.
Sellani
con le sue magiche scelte armoniche, e
Piana,
con i poetici ricami del trombone, hanno fatto da sfondo perfetto alla mia voce
e alle mie emozioni.
Il "commento" di
Piana è stato "concordato"
o è frutto di vera improvvisazione?
Ovviamente in sede di prova, erano stati decisi dei momenti dove l'intervento
di Piana
sarebbe stato più opportuno, non il come, quello è stato estemporaneo. Come anche
erano stati decisi i brani in duo. Quello mio in duo con
Piana,
per esempio, "In un caffè", che amo molto, solo
voce e trombone, o "Ti lascio una canzone",
"Senza fine", in duo con
Sellani.
Cosa ricordi dell'interplay che, indubbiamente, si evince
dalla vostra performance?
Be' la musica parla chiaro, si è creato indubbiamente un forte impatto emotivo
e di grossa presenza, che ha fatto in modo che tutto avvenisse in profondità.
Quanto mai interessante la rilettura di certe canzoni
meno note di Paoli, "Me in tutto il mondo", "Come fosse normale", brani meno
celebrati ed in realtà intensi sia dal lato testuale che musicale, fra l'altro in
qualche modo quasi jazzistici per la potenzialità che offre il pentagramma per una
rivisitazione secondo la sintassi delle blue notes. Qual è in tal senso la tua opinione?
Assolutamente sì, quasi mi leggi nel pensiero!!! Alcune canzoni di Paoli,
non hanno nulla da invidiare a standard famosi del più noto songbook americano.
"Me in tutto il mondo", non è che quasi la traduzione
del famoso "If you could see me now". "Come fosse
normale", potrebbe essere avvicinato ad una bossa alla Jobim....e
una che amo molto, "Un amore di seconda mano",
ricorda molto, sia per la narrazione, che per il fraseggio, come anche tu dicevi,
la sintassi del blues.
Bene, il tema è l'amore nelle sue varie sfumature: in
tal senso mi sembra che la tua interpretazione sia "discreta", talora quasi "silenziosa",
per pudore…insomma il testo lo canti con una certa delicatezza, così come nel tono
poetico cercato più volte da Paoli: e questo sì che è "blues"…
Ma, non penso che il tema sia l'amore, almeno inteso in senso troppo romantico.
Forse più inteso come rapporto, come dialettica. Come ti dicevo, ho pensato più
ad una interpretazione sofferta, malinconica, che sì, si avvicina al blues.
Un po' tutto Paoli nel cd....poi, alla fine,
bellissima, la tua interpretazione di "Ti lascio una canzone": quanto di tuo in
questo brano? Ho la sensazione che il tuo tempo interiore si dilati, e le tue emozioni
divengano ancora più forti sia nel fraseggio che nella sottolineatura cromatica
di alcuni versi. E' solo una mia sensazione?
"Ti lascio una canzone" è stato per me un
vero miracolo creativo!!! Non so neanche io, come sia potuto accadere, che forse,
la canzone che più temevo di non riuscire a interpretare, sia diventata la più bella.
Be' qui il merito è di
Sellani,
le cose belle accadono sempre in rapporto con qualcuno, e devo dire che l'intesa
che si è sviluppata tra noi, qui siamo in duo, e' stata veramente magica. La sensazione
è stata proprio di una totale immersione!! Qualsiasi idea musicale o di fraseggio
o di variazione melodica io avessi,
Sellani
la raccoglieva e la sviluppava, la valorizzava. Calcolando che è un live, è accaduto
qualcosa di magico!! La canzone che temevo fosse la più vicina al pop, è diventata
un piccolo capolavoro jazz!! Forse perchè era l'ultima, forse perchè salutavo il
pubblico, devo dire molto attento e partecipe, sì ero molto emozionata!! Mi fa piacere
che si senta questo!!
Domanda quasi obbligata: consideri questa esperienza
conclusa o è solo l'inizio di un progetto?
Be' questo progetto è andato in porto, lo stiamo ovviamente proponendo dal vivo,
sto promuovendo il CD. Poi si pensa subito oltre, a nuove esperienze, nuove sfide.
Indubbiamente, questo esperimento sulla canzone italiana, di cui sono contenta,
può essere continuato, con nuove idee, perchè no, aspetto sempre nuove ispirazioni!!
Che dobbiamo aspettarci dal futuro di Marilena?
Se si sapesse il futuro!!!! Ma posso solo dirti che cerco sempre di fare ciò
che mi piace, che mi ispira profondamente, che mi da qualcosa di grosso, e in cui
mi riconosco pienamente…. Non accade sempre… e quindi attendo che qualcosa mi rimetta
in moto questa spinta interna. Ho un nuovo progetto col chitarrista classico-conteporaneo
Arturo Tallini, un progetto sperimentale, di confine, si chiama "Intuendo:
Trasformazioni per voce e chitarra", completamente diverso da quello che hai
ascoltato!! Questo per ora è il nuovo per me!!
Perché' " Pensiero"?
Pensiero inteso come "Pensare"… Ciao e grazie!!!
Grazie a te, e a presto!
Fabrizio Ciccarelli per Jazzitalia
27/06/2010 | Presentazione del libro di Adriano Mazzoletti "Il Jazz in Italia vol. 2: dallo swing agli anni sessanta": "...due tomi di circa 2500 pagine, 2000 nomi citati e circa 300 pagine di discografia, un'autentica Bibbia del jazz. Gli amanti del jazz come Adriano Mazzoletti sono più unici che rari nel nostro panorama musicale. Un artista, anche più che giornalista, dedito per tutta la sua vita a collezionare, archiviare, studiare, accumulare una quantità impressionante di produzioni musicali, documenti, testimonianze, aneddoti sul jazz italiano dal momento in cui le blue notes hanno cominciato a diffondersi nella penisola al tramonto della seconda guerra mondiale" (F. Ciccarelli e A. Valiante) |
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Data pubblicazione: 04/02/2008
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