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Enrico Cogno
Jazz Inchiesta: Italia - Il Jazz Negli
Anni '70
Postfazione e discografia a cura di Roberto Arcuri
Arcana Edizioni – 2015
Il libro di Enrico Cogno è stato pubblicato una prima volta nel
1971 e ora viene riedito da Arcana in una versione corredata da una postfazione
di Roberto Arcuri e da una serie di recensioni di "Dischi nuovi", tratti dalla rivista
"Musica jazz", risalenti più o meno alla stessa epoca. Il testo non ha grosse pretese
di sistematicità e riunisce, così, come flash dotati di una loro autonomia, una
serie di interviste a musicisti, giornalisti e addetti ai lavori, accanto al resoconto
di un'inchiesta volta allo scopo di sondare la conoscenza del jazz, in specie quello
del nostro paese, fra la gente comune. Francamente questa è la parte meno riuscita,
perché raccoglie un numero ridotto di testimonianze, che contengono rilievi e risposte
più o meno similari. Nulla di interessante, né di veramente significativo, insomma,
anche per l'esiguità del campione preso in esame.
Pure una breve storia della nascita e dell' affermazione della musica afroamericana
in Italia risulta fuori tema in questo volume, destinato ad occuparsi, già dal titolo,
dell'attualità di quel decennio che andava ad incominciare.
Dalle interviste o dalle argomentazioni degli interlocutori di Cogno, invece, si
possono ricavare tanti spunti di riflessione e di approfondimento. Viene sollevato,
anzitutto, il problema dell'educazione musicale. Dagli anni settanta ci sono stati
positivi cambiamenti a livello dei conservatori, dove, ormai, il jazz è largamente
accettato, anche con corsi di laurea specifici. Non si può dire lo stesso per quanto
riguarda i programmi della scuola dell'obbligo, ancora carenti sotto questo punto
di vista.
Per tanti musicisti, poi, accanto alla professione nella musica leggera, si affianca,
da dilettanti "L'amore per il jazz,,,, che per loro costituisce una lieta vacanza",
come sostiene Arrigo Polillo. Allora l'orchestra della Rai e non solo dà lavoro
a fior di solisti, come Mario Pezzotta,
Dino Piana,
Gianni Basso...Oggi non è più così e pochissimi riescono a vivere con la loro arte
improvvisativa. Per il direttore di Musica jazz, comunque, questa bivalenza non
produce frutti succosi, proprio per l'atteggiamento disimpegnato riservato dai medesimi
all'area extra-professionale.
All'inizio di quel decennio è forte, inoltre, la contrapposizione fra conservatori
e modernisti, anche se alcuni nomi insospettabili dimostrano aperture impensabili
verso la new thing. Meraviglia assai, infatti, leggere che un trombettista mainstream
come Oscar
Valdambrini si è adeguato al free dopo averlo "maturato a gradi, facendolo
decantare"... Roba da strabuzzare gli occhi!
Il libro racchiude, inoltre, ritratti misteriosi e affascinanti, come quello di
Umberto Cesàri, mitico genio degli 88 tasti, rinchiuso nel suo appartamento milanese
da cui non esce mai, alla stessa stregua del leggendario pianista sull'oceano di
Alessandro Baricco.
Ci sono, poi contributi sferzanti, decisamente polemici, come quello di Franco Pecori,
batterista e intellettuale a tutto tondo, schierato a spada tratta a favore dell'avanguardia,
contro le tendenze reazionarie dei passatisti. Pure
Marcello Rosa
non scherza affatto con uno sfogo acceso contro la televisione di stato e i funzionari
di quel periodo.
La postfazione di Roberto Arcuri inquadra il libro nell'ambito socio-culturale in
cui è germinato, con l'emergere dell' onda lunga del '68 e il manifestarsi dello
scontro ideologico fra tesi opposte in anni di fermento e di contrapposizione anche
violenta. Si tratta di una sorta di relativizzazione di determinati concetti critici
e artistici, non solo culturali, ma probabilmente Enrico Cogno non era particolarmente
interessato a questo tipo di prospettiva o forse non era neppure del tutto consapevole
della posta in gioco.
Sono illuminanti, infine e decisamente problematiche, difficili da passare sotto
silenzio, le recensioni allegate come parte finale del volume. In queste, Polillo,
ad esempio, taglia letteralmente il cappotto addosso a
Steve Lacy,
non uno qualunque, per intenderci, ritenendo che il sopranista non sappia distinguere,
in soldoni, "La musica dal rumore". Sempre lo stesso Polillo scrive, rispetto ad
un disco di Azzolini, che" certe fumisterie di illustri personaggi d'oltre Atlantico,
come Don Cherry, Sun Ra o
Steve Lacy,
fanno un poco ridere"...
In conclusione "Jazz inchiesta: Italia" si legge velocemente, grazie allo stile
giornalistico dell'autore e ci riporta a considerare un periodo storico segnato
da grande movimento e da notevoli mutazioni, non solo in campo musicale e a immmedesimarci
in quelle ferventi discussioni all'ultimo sangue, di cui si è persa, purtroppo o
per fortuna, l'abitudine.
Gianni Montano per Jazzitalia
27/06/2010 | Presentazione del libro di Adriano Mazzoletti "Il Jazz in Italia vol. 2: dallo swing agli anni sessanta": "...due tomi di circa 2500 pagine, 2000 nomi citati e circa 300 pagine di discografia, un'autentica Bibbia del jazz. Gli amanti del jazz come Adriano Mazzoletti sono più unici che rari nel nostro panorama musicale. Un artista, anche più che giornalista, dedito per tutta la sua vita a collezionare, archiviare, studiare, accumulare una quantità impressionante di produzioni musicali, documenti, testimonianze, aneddoti sul jazz italiano dal momento in cui le blue notes hanno cominciato a diffondersi nella penisola al tramonto della seconda guerra mondiale" (F. Ciccarelli e A. Valiante) |
15/06/2006 | 16 giugno 2005: un anno fa la scomparsa di
Henghel Gualdi lasciava un grande vuoto oggi ancora più forte. Jazzitalia
lo ricorda attraverso le testimonianze di: Nando Giardina della Doctor Dixie Jazz Band,
Renzo Arbore, Pupi Avati, Lele Barbieri, Luigi Barion,
Gianni Basso, Franco Cerri, Teo Ciavarella, Felice Del Gaudio,
Gianni Giudici, Annibale Modoni, Marcello Rosa, Jimmy Villotti... |
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Data pubblicazione: 27/11/2016
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