Festival Piemontesi - Ia
tappa
Di Alessandro Armando
Foto di
Leonardo Schiavone
E' possibile percorrere centinaia di chilometri e ascoltare note di jazz
senza uscire da una sola regione del nostro paese: Il Piemonte. Attraverso piccole
città, paesi che sono ricordati solo per essere parte di una periferia, paesi che
fanno parte di province troppo vaste per essere nominati singolarmente, si può vivere
un viaggio a tappe, piacevolmente forzate, per rispondere ad un urgenza: il jazz.
Il jazz è un urgenza: da suonare, da ascoltare, da accogliere, da finanziare,
da far conoscere, da proporre, da capire, da seguire come un'idea per iniziare un
viaggio.
I
festival piemontesi sembrano legati tra loro proprio dal tentativo di rispondere
a questa urgenza, che è novità (abbiamo intervistato i direttori artistici dei festival
che sono alle prime edizioni) o tradizione e appuntamento consolidato. Abbiamo incontrato
collettivi-orchestre che sono l'incarnazione di questa urgenza:
MU. Forse
riprendendo l'infinita ricerca di una definizione del jazz ci ritroviamo a raccontarla
semplicimente come una Musica Urgente, individuandone i caratteri nelle note suonate
a Rivarolo, Casalborgone, Boves, Saluzzo, Avigliana,
Pavone, Moncalieri.
I mesi di questo viaggio sono quelli estivi con una «iniziale» conclusione
autunnale. Questa è infatti una prima tappa, un primo di tentativo di censimento
musicale a cui vogliamo far seguire molto altro perché l'urgenza non è sanata.
E' un viaggio che ha inizio a Rivarolo (To) dove il jazz è chitarra.
Luigi Tessarollo
compositore, insegnante e chitarrista è il direttore artistico della seconda edizione
del Rivarolo Guitar Jazz Festival: due serate
nei primi caldi giorni di giugno. Atmosfera brasiliana e da camera raccontata nel
parco del castello di Rivarolo; Roberto Taufic e lo stesso
Tessarollo
aprono il Festival presentando il loro ultimo lavoro Jogo de Cordas e a seguire
il quartetto di Pietro Ballestrero che con Luca Biggio ai sax e
Achille Succi al clarinetto basso trasforma la notte di Rivarolo in un piccolo
conservatorio attraversato da melodie sfiorate. La chitarra di Andrea Allione
è protagonista nella seconda serata che si conclude con il Torino Jazz Guitar
Ensemble. La fedeltà alla finezza del suono delle sei corde tracciata dal Festival
è metafora di una rarità di cui si sente urgenza.
Sette
giorni e si è a Casalborgone (To). In realtà la distanza è breve, ma la possibilità
di perdersi elevata. Jazz al Leu è il nome del
Festival: il Leu è la piazza del piccolo centro storico nel quale si suona. Due
serate con installazioni teatrali ad aprire il concerto: la piazza di Casalbogone
è invasa, oltre che di pubblico, da lunghi tubi in plastica arancione: appoggiando
l'orecchio alle estremità dei tubi si possono ascoltare poesie, lette dagli attori
di Stalker Teatro, il tutto è molto più vero del mare in una conchiglia.
Poi il jazz: Il Jazz al Leu diventa internazionale con il saxofonista
americano Michael Blake in quartetto con
Perowsky,
Almond, Wastergaard. Ritmica eccezionale per Blake che è avanguardia
del jazz e porta con sè composizioni originali, ballad, blues e anche i Beatles.
L'ammirazione, lo stupore e la stanchezza che viene sconfitta sui volti del pubblico
(praticamente tutto Casalborgone è in piazza, l'unico sconosciuto è proprio Michael
Blake) sono forse la migliore recensione possibile di quello che sono le note
afroamericane, in un borgo medioevale a pochi chilometri da Torino.
Il Jazz al Leu è luogo di una prima assoluta: si esibisce
nella prima serata
MU Musica Urgente: collettivo-orchestra, di cui fa parte anche il direttore
artistico e batterista-percussionista Simone Bosco insieme a molti musicisti
piemontesi. MU
è «un collettivo di artisti riunitisi spontaneamente, spinti dall'urgenza
di dar voce ad un pensiero libero dai compromessi, dall'omologazione e dalle formule
che regolano il mondo dell'arte, della cultura e dell'intrattenimento» si legge
su www.musicaurgente.com.
MU è fatta
di fiati e percussioni, di tastiere e chitarre, di voci, di immagini, di contrabbassi
di direzione, MU
è Mattia Barbieri, Simone Bosco, Angelo Conto,
Gigi Di Gregorio, Luigi Martinale,
Alessandro
Minetto, Alessandra Patrucco,
Paolo Porta,
Laura Righi, Stefano Risso, Stefano Solani, Donato Stolfi,
Marco Tardito, Daniele Tione,
Gianni Virone,
la musica di MU
fa risuonare non solo le composizioni di Ellington, ma anche le sue parole che narrano
un'urgenza «vecchia» di decenni: «senza musica non esisterei».
Ogni
brano del progetto Duke Ellington 06.1 è riarrangiato e diretto da uno dei
musicisti, la collettività è totale, la ricercatezza profonda, l'urgenza si fa musica,
l'urgenza è il jazz di
MU.
Nuovamente una settimana, una nuova provincia – Cuneo - e il viaggio continua
sulle
Vie di Jazz di Boves. Seconda edizione
della sorpresa più consistente di questa prima tappa dei festival piemontesi. Il
calendario pensato da Maurizio Baudino e Roberto Chiriaco si articola
su tre giornate nell'ultimo week end di giugno, anticipate da alcuni concerti nelle
settimane precedenti. Sulla cartolina di presentazione troneggiano sponsor tra i
più diversi che si sono impegnati per offrire «ingresso libero a tutti gli spettacoli».
Sulle Vie di Jazz nella cittadina cuneese si posso incontrare balletti,
mercatini, seminari (Spanish Miles: il colore spagnolo dell'ultimo Davis,
che vede l'intervento del musicologo Luca Bragaglini),
con
i quali sanare l'urgenza di apprendimento e di conoscenza, che accompagna spesso
la passione dell'ascolto. Vie di Jazz è seminari e conferenze
del chitarrista Francis Coletta poi impegnato in uno dei concerti pomeridiani
con Riccardo Fioravanti nel bellissimo Auditorium Don Enrico Luciano. Anche
la notte è jazz a Boves con concerti e jam session presso il locale Willy Coyote.
Boves è attraversata dal jazz italiano, Boves è capace di dare un profondo spazio
ad alcuni dei migliori musicisti del nostro paese e in soli tre concerti serali
nella piazza centrale, sul naturale palcoscenico del sagrato della chiesa, suonano
Rosario Giuliani
in quartetto con Lussu,
Renzi
e Sferra mentre
Stefano
Bollani e
Roberto
Gatto presentano i rispettivi progetti che fanno farte del "catalogo"
del jazz italiano proposto dalla Casa della Musica di Roma e dall'Espresso.
Bollani
suona in trio, nella seconda serata, con Ares Tavolazzi al contrabbasso e
Walter Paoli alla batteria spaziando dalle melodie danesi del ‘700
del disco Gleda, alla canzone italiana del passato
a molti brani originali capaci di raccontare, con le smorfie musicali del trio,
l'urgenza dell'ironia del jazz. Ultima serata con l'omaggio a Davis del batterista
Roberto
Gatto con
Boltro
alla tromba, Bonaccorso al contrabbasso, Scannapieco al sax e
Dado Moroni
al pianoforte. Un quintetto che ha toccato i maggiori jazz club e teatri d'Europa
che suona la genialità, ancora necessaria, della musica di Davis. Le note
di Vie di Jazz sono già l'urgenza di una prossima edizione, ma anche la comunicazione
di una vicinanza, quella della quarta edizione del
Saluzzo Jazz DOC. Il
Saluzzo Jazz DOC
si svolge nei venerdì di luglio, ma in realtà la musica afroamericana trova
sede naturale e attenzioni di alto livello durante tutto l'anno nella "capitale"
dell'antico marchesato saluzzese. In estate i quattro concerti hanno luogo nel giardino
della Scuola di Alto Perfezionamento Musicale e sono legati al mondo delle percussioni.
Il direttore artistico e batterista Giovanni Gullino ha tracciato le esplicite
intenzioni del calendario invitando, in apertura, uno dei gruppi di percussioni
più noti del Piemonte e non solo: Odwalla che hanno presentato una
spettacolo di ritmiche africane e danza. Seconda serata dedicata al jazz internazionale
con David Kikoski al pianoforte, Joe Locke al vibrafono, Dave Carpenter
al contrabbasso e un altro grande batterista: Gary Novak. Ultima serata all'interno
di una delle sale da concerto dell'Apm, la pioggia ha dato modo di scoprire ai molti
non-saluzzesi uno spazio dall'acustica eccezionale in cui sono stati presentati
due progetti italiani: «Bill
Evans Project» di Riccardo Fioravanti con
Menconi
alle chitarre e Dulbecco al vibrafono e in chiusura il «Trumpet in Jazz»
con Boato alla tromba,
Tessarollo
alla chitarra, Thomas al contrabbasso e Gullino alla batteria. Jam
session, naturalmente per ascoltatori più "urgenti" al locale Interno 2 sede anche
delle rassegne autunnali e primaverili.
Il nostro viaggio è naturalmente fatto di incroci, di sovrapposizioni
temporali (che ci sia così tanto jazz in Piemonte?!) di ritorni.
In
luglio infatti da ormai cinque anni ha luogo a Pavone (To), con la collaborazione
del Music Studio, l'Open
Jazz Festival che anche in questa edizione ha presentato un ricchissimo
calendario non solo per quanto riguarda i concerti, ma anche per mostre e workshop
di fotografia con il progetto di Luca Buti «Music-scapes». In particolare,
oltre alla bellissima voce di
Rachel Gould
accompagnata da
Tessarollo, Tavolazzi e Roche sono state serate
di profonda passione jazz venerdì 30 giugno con il concerto di Enten Eller,
progetto che ha compiuto venti anni, ideato da
Massimo Barbiero
e Maurizio Brunod e che vede, tra gli altri, Tim Berne e Achille
Succi. Pavone ha ospitato una delle urgenze che il jazz, forse meglio di ogni
arte, riesce a tracciare: esigenza del diverso, del viaggio verso culture che sembrano
lontane: Enzo Favata
9th porta infatti sul palco di Pavone la tradizione sarda dei Tenores Di
Bitti e la sua musica che esprimere: la fatica, la nostalgia, lo stupore del
sentirsi viaggiatori.
L'urgenza
del jazz è vissuta anche nelle ultime tappe del nostro viaggio, di questa prima
fotografia del Piemonte afro-americano del ventunesimo secolo, tappe di tradizione,
di classicità che fa la storia del jazz intorno a Torino. Il
Due Laghi
Jazz Festival giunto alla tredicesima edizione ha offerto un
cartellone che riassume le origini del jazz del nord d'Italia che vengono preservate
e tramandate dall'attento lavoro della nuova associazione
Jazz Club Torino che ha curato il festival con la direzione di
Fulvio Albano. La storia del jazz ha reso omaggio alla tradizione dello swing
e alla memoria del musicista
Oscar Valdambrini
grazie all'energia, urgentissima, di Gianni Basso,
Dino Piana,
Sellani,
Azzolini,
Goykovich,
Cazzola
e i racconti di Piero Angela. Storia di club, di incontri
e di atmosfere sognate, ricordate che sanno tracciare ancora le linee del jazz di
oggi sino ad arrivare a chi più di ogni altro incarna il jazz italiano nel mondo:
Enrico Rava
chiude il Due Laghi Jazz Festival con il suo concerto con il trio
Pozza,
Zunino, Everett.
E poi a novembre la nona straordinaria edizione del
Moncalieri Jazz che ha saputo riscoprire
l'urgenza del jazz anche creando e reagendo in modo professionale e artisticamente
eccezionale ad un fuori programma che si è concretizzato con il doppio concerto
della Count Basie Orchestra che da decenni attraversa, quasi senza interruzioni,
le evoluzioni, le fatiche del jazz e che sa esprimere ogni sera il pensiero del
suo indimenticabile fondatore, che così consigliava Harry Edison (trombettista
sorpreso dalla quasi totale mancanza di scritture della musica suonata dall'orchestra):
«Se stasera suoni una nota che ti sembra giusta, suona la stessa nota anche domani!».
E
le note sono «giuste» ancora oggi perché esprimono con forza l'esigenza, la necessità,
la paura, la voglia di jazz. Moncalieri è ossigeno, al termine di un viaggio che
continuerà, Ugo Viola presenta il jazz italiano di oggi e di domani. Quello
di domani è Alessandro Lanzoni pianista quattordicenne che si esibisce con
l'eccezionale ritmica di Tavolazzi e Paoli e che pur avendo
alle spalle una serie di premi che permetterebbero di parlare di carriera piuttosto
che di adolescenza, suona e attraversa il palco con l'aria trasognata e geniale
di un ragazzo a cui si è disturbato l'ascolto del suo Ipod. La musica di Lanzoni,
anche le sue composizioni, come il suo primo disco sono urgenza di espressione,
sono freschezza di uno studio e di un impegno che permettono ad una facilità di
esecuzione e morbidezza di tocco di dialogare quasi alla pari con i grandi nomi
del pianoforte italiano. Forse Alessandro Lanzoni è un'urgenza per il jazz.
L'oggi, ma che saprà essere anche domani, sono
Fabrizio Bosso
e Flavio
Boltro con
Mannutza
al pianoforte, Bulgarelli al basso e Paoli alla batteria che presentano
il loro ultimo disco Trumpet legacy,
suonando la bellezza del loro strumento e sul palco delle Fonderie Limone di
Moncalieri anche la necessità di esprimere il loro essere musicisti del jazz
internazionale nella loro città. Moncalieri Jazz è nuovamente un altrove,
la musica maliana di
Dee Dee Bridgewater
è la riscoperta, intrapresa dalla cantante, delle sue origini. La
Bridgewater,
affaticata nella voce dal freddo piemontese, porta l'amore per la sua terra, il
Mali, suonando con alcuni dei maggiori musicisti africani, interpretando da una
prospettiva ancora nuova l'idea scatenante di un ascolto, di un insieme di spostamenti
e ritorni, di ricerca di luoghi e persone che hanno saputo rispondere ad una musica
urgente.
27/08/2011 | Umbria Jazz 2011: "I jazzisti italiani hanno reso omaggio alla celebrazione dei 150 anni dall'Unità di Italia eseguendo e reinterpretando l'Inno di Mameli che a seconda dei musicisti è stato reso malinconico e intenso, inconsueto, giocoso, dissacrante, swingante con armonizzazione libera, in "crescendo" drammatico, in forma iniziale d'intensa "ballad", in fascinosa progressione dinamica da "sospesa" a frenetica e swingante, jazzistico allo stato puro, destrutturato...Speriamo che questi "Inni nazionali in Jazz" siano pubblicati e non rimangano celati perchè vale davvero la pena ascoltarli e riascoltarli." (di Daniela Floris, foto di Daniela Crevena) |
16/07/2011 | Vittoria Jazz Festival - Music & Cerasuolo Wine: "Alla quarta edizione, il festival di Vittoria si conferma come uno dei più importanti eventi musicali organizzati sul territorio siciliano. La formula prescelta dal direttore artistico è quella di dilatare nel tempo gli incontri musicali, concentrandoli in quattro fine settimana della tarda primavera, valorizzando uno dei quartieri più suggestivi della città, la restaurata Piazza Enriquez, e coinvolgendo, grazie a concerti e jam session notturne, una quantità di pubblico davvero rilevante, composto in parte da giovani e giovanissimi, portatori di un entusiasmo che fa davvero ben sperare sul futuro del jazz, almeno in questa parte della Sicilia." (Vincenzo Fugaldi) |
15/08/2010 | Südtirol Jazz Festival Altoadige: "Il festival altoatesino prosegue nella sua tendenza all'ampliamento territoriale e quest'anno, oltre al capoluogo Bolzano, ha portato le note del jazz in rifugi e cantine, nelle banche, a Bressanone, Brunico, Merano e in Val Venosta. Uno dei maggiori pregi di questa mastodontica iniziativa, che coinvolge in dieci intense giornate centinaia di artisti, è quello, importantissimo, di far conoscere in Italia nuovi talenti europei. La posizione di frontiera e il bilinguismo rendono l'Altoadige il luogo ideale per svolgere questo fondamentale servizio..." (Vincenzo Fugaldi) |
27/06/2010 | Presentazione del libro di Adriano Mazzoletti "Il Jazz in Italia vol. 2: dallo swing agli anni sessanta": "...due tomi di circa 2500 pagine, 2000 nomi citati e circa 300 pagine di discografia, un'autentica Bibbia del jazz. Gli amanti del jazz come Adriano Mazzoletti sono più unici che rari nel nostro panorama musicale. Un artista, anche più che giornalista, dedito per tutta la sua vita a collezionare, archiviare, studiare, accumulare una quantità impressionante di produzioni musicali, documenti, testimonianze, aneddoti sul jazz italiano dal momento in cui le blue notes hanno cominciato a diffondersi nella penisola al tramonto della seconda guerra mondiale" (F. Ciccarelli e A. Valiante) |
24/10/2006 | Stefano Bollani, Rita Marcotulli, Andy Sheppard, Bobo Stenson tra i protagonisti del Brugge Jazz 2006 (Thomas Van Der Aa e Nadia Guida) |
15/06/2006 | 16 giugno 2005: un anno fa la scomparsa di
Henghel Gualdi lasciava un grande vuoto oggi ancora più forte. Jazzitalia
lo ricorda attraverso le testimonianze di: Nando Giardina della Doctor Dixie Jazz Band,
Renzo Arbore, Pupi Avati, Lele Barbieri, Luigi Barion,
Gianni Basso, Franco Cerri, Teo Ciavarella, Felice Del Gaudio,
Gianni Giudici, Annibale Modoni, Marcello Rosa, Jimmy Villotti... |
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Data pubblicazione: 04/01/2007
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