Bill Evans! Solo a nominarlo c'è da rimanere senza parole. La classe incommensurabile del pianista di Plainfield ha prodotto delle pagine talmente belle nella musica jazz che "toccarle" potrebbe essere quasi un sacrilegio. Nonostante Enrico Pieranunzi
ne sia un estimatore, oltre che studioso della sua musica, affrontare un progetto di questo genere non è cosa facile neanche per lui. Prendere la musica, lo stile di Evans, rileggerlo, riscriverlo, ripensarlo, scomporlo e ricomporlo, porta Pieranunzi a fissare in queste tracce un lavoro di grande pregio.
Questo CD (secondo al Top Jazz 2001, dietro Ortodoxa
di Salvatore Bonafede) è anche allegato al
libro "Nel ricordo di Evans" scritto da Pieranunzi
ed edito da Stampa Alternativa.
I brani di Evans sono solo due,
Funkallero
e Blue In Green. Entrambi eseguiti in sestetto ed entrambi davvero notevoli. Il
groove perfetto di Funkallero dove il sax di Giuliani, la tromba di
Bosso (eccellente!) e il clarinetto di Mirabassi sfoggiano grandi soli si contrappone ad una delle più belle e originali versioni di
Blue in Green che mi sia capitato di ascoltare. Geniale l'inizio in chiave cameristica con i fiati contrappuntati per l'esposizione del tema per poi avviare il piano in un pregevole solo su un tempo sempre sospeso tra lo swing e
un lieve latin.
Due le composizioni di Johnny Mandel (autore, tra l'altro, di The Shadow of your smile):
Song from M*A*S*H, scritta per il famoso film di Altman ed eseguita da Evans nell'ultimo periodo della sua vita in trio con
Marc Johnson e Joe La Barbera (presente nel confanetto Consecration
della Milestones, un must!) e
Seascape, incisa da Evans nel 1977 in trio con
Eddie Gomez e Eliot Zigmund e presente sull'album I Will Say Goodbye
(Fantasy). La prima in sestetto apre il CD e fa subito capire che ci troviamo dinanzi a musicisti di livello superiore. Richiama l'intenzione ritmica dell'originale di Evans ma con un'impostazione sonora completamente diversa. L'attacco del solo del piano è meraviglioso
così come il soprano di Giuliani. La seconda è eseguita in duo con Mirabassi
che riesce a trasmettere molta intensità attraverso la corposa voce del suo clarinetto.
Elsa, di Earl Zindars, è stata incisa varie volte da Evans ma la prima, del 1961 con Paul Motian e Scott La Faro, presente nell'album
Exploration, rimane quella più ascoltata anche perchè in un album davvero emblematico del pianista. E' un 3/4 articolato dal punto di vista armonico con molti cambi ma il funambolico
Mirabassi e il sapiente Pieranunzi, supportati dagli altri fiati
nei bridge, scorrono molto agevolmente all'interno della struttura.
Gli altri brani sono di Enrico Pieranunzi e possono considerarsi dei tributi allo stile di Evans. Sezione fiati con stacchi e obbligati all'unisono, dinamica controllata egregiamente, cambi di tempo e di parti armoniche che forniscono alle composizioni molto respiro e consentono ai soli di muoversi in modo diversificato colorando così ogni momento.
Evans con la mano sinistra costruiva spesso melodie ad incastro, forte del sostegno del contrabbasso, e il
Prelude
di Pieranunzi
ne potrebbe essere un esempio.
Evening song
è una ballad dal tema straordinario esposto egregiamente in modo alternato da
Bosso, Mirabassi e Giuliani.
Passing Shadows ha una struttura melodica con movimenti del centro
tonale che ne forniscono una bella sospensione. Mirabile
Mirabassi
! Ha una gran voce sul clarinetto e riesce ad essere sempre molto pertinente su ogni stile.
Principesse
riporta il quintetto (tromba e sax) su un bop di classe con pedale a chiudere ogni solo per lanciare il successivo. Ma l'essenza dell'inprinting di Evans in questo progetto di Pieranunzi si ha in
Evans Remembered
eseguita in sestetto. E' un waltz su cui ascoltiamo ancora ottimi solisti.
L'album si chiude con una suite pianistica eseguita dal solo Pieranunzi,
Very Early Variations. Inizia con una cellula melodica di Evans per poi evolversi in differenti movimenti di Pieranunzi stesso che con abilità percorre l'intera suite alternando veri e propri stati d'animo tradotti in musica.
C
hiudiamo questa recensione menzionando anche chi ha saputo fornire un ottimo
supporto in ogni traccia: Piero Leveratto al contrabbasso e Marcello
Di Leonardo alla batteria, perfettamente in sintonia con le intenzioni di Pieranunzi.
Marco Losavio per Jazzitalia
05/09/2010 | Roccella Jazz Festival 30a Edizione: "Trent'anni e non sentirli. Rumori Mediterranei oggi è patrimonio di una intera comunit? che aspetta i giorni del festival con tale entusiasmo e partecipazione, da far pensare a pochi altri riscontri". La soave e leggera Nicole Mitchell con il suo Indigo Trio, l'anteprima del film di Maresco su Tony Scott, la brillantezza del duo Pieranunzi & Baron, il flamenco di Diego Amador, il travolgente Roy Hargrove, il circo di Mirko Guerini, la classe di Steve Khun con Ravi Coltrane, il grande incontro di Salvatore Bonafede con Eddie Gomez e Billy Hart, l'avvincente Quartetto Trionfale di Fresu e Trovesi...il tutto sotto l'attenta, non convenzionale ma vincente direzione artistica di Paolo Damiani (Gianluca Diana, Vittorio Pio) |
27/06/2010 | Presentazione del libro di Adriano Mazzoletti "Il Jazz in Italia vol. 2: dallo swing agli anni sessanta": "...due tomi di circa 2500 pagine, 2000 nomi citati e circa 300 pagine di discografia, un'autentica Bibbia del jazz. Gli amanti del jazz come Adriano Mazzoletti sono più unici che rari nel nostro panorama musicale. Un artista, anche più che giornalista, dedito per tutta la sua vita a collezionare, archiviare, studiare, accumulare una quantità impressionante di produzioni musicali, documenti, testimonianze, aneddoti sul jazz italiano dal momento in cui le blue notes hanno cominciato a diffondersi nella penisola al tramonto della seconda guerra mondiale" (F. Ciccarelli e A. Valiante) |
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Data pubblicazione: 25/07/2004
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