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Un velo di tristezza avvolge questo doppio lavoro dell'Amato jazz trio. La mestizia è dovuta alla prematura scomparsa di
Sergio Amato, talentuoso batterista dotato di particolare energia e capacità espressiva che è tutta presente in questa session registrata in studio.
Anche il titolo dell'album assorbe tale melanconia, seppur dedicato al leggendario pianista statunitense Lenny Tristano, il cui omaggio è solo un eco compositivo: infatti, i brani sono quasi tutti firmati da
Elio ed Alberto Amato, ad eccezione di alcune rielaborazioni di brani di Coleman, Polito, Pernice e Rollins. Le interpretazioni sono molto incisive e dense di tensione armonica.
La lucida freschezza compositiva è spesso superata dal particolare interplay del trio che va ben oltre ogni aspettativa tecnica quasi rispettando una medianica soluzione melodica.
La poliedricità di Elio Amato che utilizza indifferentemente il pianoforte, il trombone ed il filicorno contralto, dona un aspetto policromo all'intero lavoro che varia nei toni e nelle melodie senza tregua alcuna. I cambi di tempo seguono l'avvicendarsi delle tradizioni musicali che, con garbo, vengono toccate dal trio. Si passa dalle sonorità classicheggianti a quelle più funky come accade nell'energica
Modern jungle. Fanno capolino anche gli accenti del sound latino come nel brano
Es bueno sentirte, ma sempre con toni innovativi.
L'apertura ad uno swing robusto e fuori dai soliti schemi, come nel caso di
The Count, pone ulteriormente in evidenza il variegato excursus strumentale del trio.
La mestizia ritorna prepotente nel brano
Langsam Secondo, eseguito magistralmente da Sergio che abbandona la batteria per dar voce al piano in perfetta solitudine.
Bella anche l'inquietudine crepuscolare di
Nocturnal, così come di pregevole intensità sono
Fortepiano e
Long Time no see, quest'ultima firmata da Ornette Coleman.
Il trio ha confezionato un ottimo prodotto, energico, fresco, aperto ad una tradizione culturale europea, mai lezioso o ripetitivo.
Un plauso va senz'altro alla label Via Veneto jazz – Millesuoni che prosegue con metodo una ricerca stilistica verso nuovi percorsi musicali.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia