La calda e musicale cornice del Ueffilo Jazz
Club è fra quanto di meglio si possa sperare per godere armonicamente
di una fredda serata di inizio gennaio.
Quando
poi i protagonisti sono
Enrico
Pieranunzi e
Ada Montellanico
non si fa fatica a convincersi di non poter desiderare di meglio: l'armoniosità
delle melodie si mescola inevitabilmente all'emozioni trasmesse dalle
'storie' che pianoforte e voce riescono a raccontare.
E' sufficiente un istante, lo sfiorare di un tasto, e la cornice apre
le sue frontiere alla narrazione, alla poesia, ai sentimenti, e ci si ritrova a
lievitare come se lo spazio non avesse confini.
Pianoforte e voce: ciò che nell'immaginario collettivo appartiene al 'sottofondo'
con due grandi nomi della scena del jazz internazionale si trasforma in un nonnulla
nel tutto. Non si ha bisogno di nient'altro.
Il transito dalla musica alle parole sembra annullarsi nella performance
di Caravan, primo brano con cui il duo
apre la serata: il seducente interplay che gli artisti riescono ad architettare
è sotto gli occhi, o meglio, nelle orecchie di tutti fin da subito.
Modificando la scaletta di brano in brano, fino a farla diventare 'a
chiocciola', come ironicamente affermato da
Pieranunzi,
i due artisti ci hanno regalato varie prove del loro gioco a due:
Se sapessi come fai, che
appartiene al primo album che la
Montellanico
ha dedicato a Luigi Tenco, ("L'altro Tenco", 1996
per Philology), Ho capito che ti
amo, da "Danza di una
Ninfa".
Armida's garden,
ispirato dall'Ariosto, di cui ad
Enrico
Pieranunzi spetta la paternità di parole e musica, ci ha sorpreso già
dall'introduzione verbale con un sorriso sulle labbra.
O me, uno degli inediti
di Luigi Tenco, del cui testo i due artisti sono entrati in possesso grazie anche
alla solidarietà prestatagli dalla famiglia Tenco, musicata da
Pieranunzi
a mo' di musical (perdonate l'allitterazione) per essere adattata ad un'inversione
di ruolo tra uomo e donna, con lo scat di Ada, ha riempito l'aria di allegria (sembra
incredibile pensarlo di un brano di Tenco, vero?)
A
seguire Heaven Knows
di Cassandra
Wilson, che nell'interpretazione della
Montellanico
appare quasi come un inno all'universo femminile, il bellissimo omaggio a Gershwin
con Fashinating Rhythm,
ed il bis, con Da quando,
per tornare a Tenco: un altro inedito, musicato da
Ada Montellanico,
il più tenchiano di tutti i brani a mio parere.
Le aspettative di chi si è recato al concerto sperando in una esibizione
aderente all'ultimo album registrato dai due artisti, "Danza
di una Ninfa, storie di Tenco", (EGEA 2005,
con la partecipazione di un ensamble d'eccezione: Paul McCandless,
Bebo Ferra,
Luca Bulgarelli, Piero Salvatori, gli Arkè String Quartet e Michele Rabbia) non
sono, da quel punto di vista, state attese.
La policroma rappresentazione con cui
Enrico
Pieranunzi e
Ada Montellanico
si sono raccontati ha permesso di cogliere ogni sfumatura giungesse dai due 'strumenti'.
Non a caso è stato lo stesso
Pieranunzi
a dichiarare, ad inizio serata, di voler "provare a rubare col pianoforte lo
strumento del canto" alla
Montellanico:
un'ora e mezza in cui il piano ha attirato, distratto, incantato e la voce si è
inserita nel gioco delle parti con maestria ed originalità.