Ho cominciato quindi a studiare jazz solo quando sono andato al Trinity College of Music London.
M.L.:
Quando hai deciso di diventare un musicista?
A.D.: Avevo 8 anni quando ho iniziato ma pensavo di diventare un
musicista classico. Poi ho cominciato ad ascoltare Big Band come quelle di Glenn Miller
e Frank Sinatra
e poi sono approdato a Miles Davis. Così, all'età di 17 anni decisi di
andare al Trinity Music College di Londra e da qual momento ho suonato
solo jazz. In Galles, c'è una forte tradizione nel suonare musica a cui si da
enfasi sin da quando si è piccoli.
M.L.:
Chi sono quindi i tuoi modelli?
A.D.:
Molti. Amo i classici come Miles Davis, Freddie Hubbard, Chet Baker
e
Woody Shaw. Ma mi piacciono anche band pop come i Radiohead, Sting
con i The Police
e Ben Folds Five. C'è un'ispirazione molto varia e ritengo di essere
influenzato anche dai compositori gallesi di band per fiati.
M.L.:
Se potessi vivere in un'altra epoca, quale preferiresti?
A.D.: Mi piacerebbe aver vissuto negli anni '60 poichè vi era una grande
scena musicale con gente come Miles, Coltrane e tutta la musica della Blue Note.
Deve essere stato un periodo molto eccitante e di deve essere stata anche molta
sperimentazione con meno enfasi alle operazioni puramente commerciali
dell'industria musicale.
M.L.: Se dovessi prendere il tuo strumento ora, quale sarebbe il
primo brano che suoneresti?
A.D.:
"I Have Never Been In Love Before"
di
Frank Loussier … un brano molto bello...
M.L.: Pensi che sia ancora importante oggi per un giovane musicista
conoscere la tradizione della musica jazz?
A.D.: Direi che è importante ma non essenziale.
A
Londra ci sono molti ottimi musicisti che non hanno un background tradizionale
ma che riescono anche a scrivere dell'ottima musica originale. Certo non crea un
danno studiare e trascrivere tutti gli standard classici jazz. Si puà però
imparare la musica in modi differenti e ognuno ha un proprio modo. Io provengo
da un backgorund creato trascrivendo la musica di Miles Davis, Freddie Hubbard
e di altri ed ho imparato molto da questa gente.
M.L.: Ora qualcosa sul tuo nuovo album. Ci sono solo tue
composizioni, nessuno standard...
A.D.:
Sì, ci sono solo mie composizioni arrangiate da tutta la band. Il CD è
realmente un "band" CD. Abbiamo lavorato insieme per un periodo di oltre un
anno, suonando insieme e la musica è arrangiata in un certo modo a noi
congeniale.
M.L.: Il suono, non usi mai la sordina o effetti speciali. Qual è il
tuo approccio al suono?
A.D.: Mi piace l'idea di non suonare con la sordina. Ho fatto molta
sperimentazione durante gli ultimi anni suonando con la sortina e col flicorno
che è una cosa molto usuale per i trombettisti. Miles utilizza molto la sordina, Kenny Wheeler
utilizza il flicorno… anche Paolo Fresu
utilizza molto la sordina, pertanto mi piaceva l'idea di provare a suonare in
modo puro con il suono aperto della tromba... E' esattamente ciò che avverto
nella mia testa...se dovessi sentire la necessità di un suono con la sordina la
utilizzerei. Non vi è una pianificazione particolare in questo...
M.L.: Cosa ti aspetti da questo tour in Italia?
A.D.:
Innanzitutto è molto bello suonare in Italia. Sono un grande fan
dell'Italia. Speriamo che la nostra musica piaccia agli italiani in modo che ci
venga chiesto di tornare. Vediamo questo come il primo di molti tour poichè
questa band fa parte di un progetto a lungo termine dato che vogliamo stare
insieme più a lungo possibile.
M.L.:
Quanta gente è venuta a sentirvi in Giappone?
A.D.:
Quando abbiamo suonato al Tokyo Opera House c'erano 1200 persone
e in quell'occasione siamo stati ricevuti veramente bene. I giapponesi sono
molto riconoscenti.
M.L.:
Un artista con cui ti piacerebbe collaborare...con la tua band ovviamente...
A.D.: Se mi sta ascoltando...mi piacerebbe collaborare con Sting....
ho visto Paolo Fresu
a Londra e anche lui è un musicista che ammiro molto così come
Enrico Rava…e
anche Falvio Boltro.... essendo grandi musicisti sono anche delle specie
di icone e fonti di ispirazione...
M.L.: Ti va di citare qualcuno importante per la tua carriera?
A.D.: I ragazzi della band. Come ho detto, è un progetto pertanto
lavoriamo ognuno per l'altro.
M.L.: Come vi siete incontrati?
A.D.:
Ho incontrato Eivind (ndr. Lodemel) e Lorenzo (ndr
Bassignani) al Trinity College of Music
dove vi studiavamo ed ho incontrato Reinis (ndr Axelsson) durante una
jam session a Londra. Dopo aver cominciato a suonare insieme, abbiamo preso casa
insieme e anche Eivind abitava molto vicino a noi in modo da poter provare molto
tempo.
M.L.:
Una vera e propria band europea...Svezia, Norvegia, Gran Bretagna,
italia...
A.D.: Spero che possiamo arrivare a dire qualcosa per il jazz europeo...mi
piace il jazz americano ma non penso che a quello europeo venga dato molto
credito.
M.L.: Pensi che ci siano particolari influenze dovute al paese
d'origine da cui ognuno di voi proviene?
A.D.:
Senza dubbio...abbiamo tutti dei backgorund diversi...Eivind ha
una vera formazione classica e Reinis porta una influenza di tipo
scandinavo...
M.L.: Ti piace immaginarvi come un..."esperimento musicale"?
A.D.: Quando proviamo, sperimentiamo molto. Spesso, durante le prove
l'atmosfera può diventare realmente tesa dato che ognuno ha la sua idea, la sua
opinione. Ma è interessante perchè abbiamo diverse influenze culturali pertanto
stiamo cercando di sviluppare un suono originale anche attraverso la
sperimentazione con diversi generi musicali.
M.L.:
Un classico...progetti futuri?
A.D.:
Abbiamo appena avviato la nostra etichetta indipendente COFFEE AND APPLE RECORDS
e vorremmo pubblicare più album possibili di musica nostra da promuovere durante
il tour.