Pietro Condorelli
Quintet
In This Time (Gatto,
Scannapieco, Mazzariello)
4 e 10 maggio 2005,
UEFFILO JAZZ CLUB – Gioia del Colle (BA)
di Alberto Francavilla
foto di Marco Losavio
Due grandi eventi in meno di una settimana: è la proposta dello "Ueffilo
Jazz Club" di Gioia del Colle che, in collaborazione con Jazzitalia e
Dixieland, è riuscito a portare
in Puglia due dei progetti più interessanti della scena jazzistica italiana. Sul
palco, in ordine cronologico, il
Pietro Condorelli
Quintet ed il trio formato da
Roberto
Gatto, Daniele Scannapieco e Julian Oliver Mazzariello.
In totale, 8 tra i migliori musicisti attualmente presenti nel circuito nazionale.
Cosa hanno in comune questi due concerti?
A parte il dato che balza subito agli occhi, cioè la nazionalità (testimonianza
dello stato di grazia che sta attraversando il jazz italiano), è possibile riscontrare
una similarità nel ruolo svolto dal leader, che si tratti di leader "ufficiale"
(Condorelli)
o "putativo" (Gatto):
in entrambi i casi, i due esperti musicisti sono apparsi quasi defilati, lasciando
il ruolo di primattori ai loro giovani colleghi.
Così, se nel quintetto del chitarrista partenopeo ad emergere prepotentemente
sono la tromba di
Fabrizio Bosso ed il piano di
Francesco Nastro,
nel seguente trio si distingue in particolar modo il sax tenore di Daniele Scannapieco.
Ma andiamo con ordine.
Come detto, il 4 maggio si esibisce il
Pietro Condorelli
Quintet, per la presentazione del proprio ultimo lavoro "Easy".
Ed il concerto ripercorre grosso modo gli ultimi anni di attività della formazione,
andando a pescare anche nel repertorio del precedente (osannato dalla critica) album,
"Quasimodo".
La chitarra di
Condorelli
regala fraseggi eleganti e ricercati, dimostrando un accurato lavoro soprattutto
in fase di composizione e arrangiamento. Il suo è un tocco leggero,
a
tratti quasi impercettibile, ma ben ancorato al sound del quintetto, e dà sempre
l'impressione che note e accordi siano perfettamente lì dove dovrebbero essere.
Ma soprattutto emerge il fondamentale ruolo di collante svolto da
Condorelli
per dare omogeneità al suono dell'ensemble, posizione peraltro condivisa dal resto
della band: il piano di
Nastro,
molto abile nei passaggi dall'accompagnamento ritmico alla costruzione di melodie
intriganti e mai banali; la batteria di
Iodice,
a tratti molto esuberante (alcuni assoli denotano grande abilità anche nella gestione
dell'elemento poliritmico) ma sempre "pulita" nel suono; il contrabbasso di Ciancaglini,
poco appariscente ma fondamentale per l'equilibrio del gruppo, fa risaltare ogni
singola nota, dimostrandosi molto efficace soprattutto in fase di accompagnamento
ora a Condorelli
ora a Bosso.
Senza dimenticare proprio
Bosso,
la cui tromba regala sprazzi di classe cristallina, con fraseggi sempre freschi
e brillanti, che conferiscono alla melodia un ritmo travolgente ed allegro, ma allo
stesso tempo emozionante e riflessivo (specialmente quando passa al flicorno).
La perfetta padronanza che i cinque hanno dei propri strumenti permette
un continuo rimescolio di posizioni all'interno dell'impianto complessivo, anche
perchè il tutto si avvale di una compostezza dettata da un equilibrio costantemente
ricercato, e che viene spezzato solo da alcuni straripanti assoli di
Bosso
e dai cambi di ritmo di
Nastro.
Nel complesso, il concerto conferma la maturità ormai raggiunta da
Condorelli
nella triplice veste di musicista – compositore – direttore d'orchestra, nonché
la bontà dei risultati raggiunti da un quintetto non convenzionale.
Ancora più inconsueto appare il progetto "In this time", portato
avanti da
Gatto, Scannapieco e Mazzariello.
L'insolito
trio batteria – sax tenore – organo permette ai tre artisti in questione di esplorare
in maniera del tutto originale territori poco battuti dalle tradizionali formazioni
jazz.
Se le tastiere di Mazzariello devono dividersi tra la sezione ritmica
(in sostituzione del basso) e quella melodica (in appoggio a Scannapieco),
la costruzione delle armonie passa proprio per i "polmoni" del sassofonista campano.
La funzione di
Gatto appare a questo punto chiara: cementare la strada a sonorità
che altrimenti correrebbero il rischio di inerpicarsi su sentieri impervi.
I tempi dettati dal batterista romano sono, al solito, impeccabili e permettono
ai suoi due giovani colleghi di sbizarrirsi alla ricerca di melodie accattivanti,
in cui si fondono diverse tradizioni stilistiche, dal bop a sonorità tipicamente
seventies, marcando profondamente il gusto che questi musicisti denotano
per l'improvvisazione.
Scannapieco, musicista ormai affermato non solo in Italia, mette in mostra
una maturità ormai totalmente acquisita e può dare sfoggio della propria creatività,
specialmente nelle improvvisazioni (non è un caso che il primo set si chiuda con
un blues improvvisato, il cui input viene dato proprio dal sax).
C'è
maggiore curiosità per il ruolo di Mazzariello, che ha il delicato compito
di rielaborare con l'organo pezzi fondamentalmente scritti per esecuzioni pianistiche.
Alla fine il risultato è positivo, anche se all'inizio dell'esibizione l'orecchio
fatica un po' ad abituarsi a questo sound. Molto particolare l'esecuzione di
Monkish (pezzo scritto
da Gatto),
nella quale la fusione tastiere – sax riporta alla mente echi dello sperimentalismo
che aveva caratterizzato gli anni '70, fino
a ricordare, in alcuni passaggi, i duetti Zawinul – Shorter.
Nel complesso, il trio ripercorre la storia della musica jazz, alternando
"standard poco suonati" (secondo la definizione di Scannapieco) e composizioni
proprie (specialmente di
Gatto).
Si alternano in tal modo
Inner urge di Henderson
e Isfahan della premiata
ditta Ellington – Strayhorn, la già citata
Monkish e
Night in Salzau di
Gatto
fino a Four di Miles
Davis, ma il risultato rimane intatto: una rilettura originale e del tutto personale
della tradizione jazzistica, anche se, a tratti, la sperimentalità sembra spingersi
in maniera eccessiva verso sentieri spinosi. Ma, considerando che il progetto è
ancora agli inizi, questi tre musicisti avranno tutto il tempo a disposizione per
smussare anche questi (seppur lievi) spigoli.
27/08/2011 | Umbria Jazz 2011: "I jazzisti italiani hanno reso omaggio alla celebrazione dei 150 anni dall'Unità di Italia eseguendo e reinterpretando l'Inno di Mameli che a seconda dei musicisti è stato reso malinconico e intenso, inconsueto, giocoso, dissacrante, swingante con armonizzazione libera, in "crescendo" drammatico, in forma iniziale d'intensa "ballad", in fascinosa progressione dinamica da "sospesa" a frenetica e swingante, jazzistico allo stato puro, destrutturato...Speriamo che questi "Inni nazionali in Jazz" siano pubblicati e non rimangano celati perchè vale davvero la pena ascoltarli e riascoltarli." (di Daniela Floris, foto di Daniela Crevena) |
16/07/2011 | Vittoria Jazz Festival - Music & Cerasuolo Wine: "Alla quarta edizione, il festival di Vittoria si conferma come uno dei più importanti eventi musicali organizzati sul territorio siciliano. La formula prescelta dal direttore artistico è quella di dilatare nel tempo gli incontri musicali, concentrandoli in quattro fine settimana della tarda primavera, valorizzando uno dei quartieri più suggestivi della città, la restaurata Piazza Enriquez, e coinvolgendo, grazie a concerti e jam session notturne, una quantità di pubblico davvero rilevante, composto in parte da giovani e giovanissimi, portatori di un entusiasmo che fa davvero ben sperare sul futuro del jazz, almeno in questa parte della Sicilia." (Vincenzo Fugaldi) |
|
Invia un commento
© 2000 - 2024 Tutto il materiale pubblicato su Jazzitalia è di esclusiva proprietà dell'autore ed è coperto da Copyright internazionale, pertanto non è consentito alcun utilizzo che non sia preventivamente concordato con chi ne detiene i diritti.
|
Questa pagina è stata visitata 9.235 volte
Data pubblicazione: 29/06/2006
|
|