Hand down jazz in
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Salvatore
Tranchini Batteria
Angelo Farias Basso
Elettrico
Questo disco è la naturale
prosecuzione di un progetto
dal vivo nato dall'esigenza di comunicare l'amore per la musica improvvisata
attraverso la sonorità duttile e penetrante della chitarra.
Le performance del
gruppo dimostrano come tre musicisti dalle personalità così differenti possano
eseguire musica nel segno comune evidenziando il piacere del suonare assieme e
rappresentando uno spaccato del chitarrismo attuale senza preconcetti.
I solisti
si presentano in maniera informale ponendosi l'obbiettivo di mantenere alta la
tensione dell'audience durante l'esecuzione.
In caso di interesse ad organizzare un concerto-presentazione di questo lavoro discografico, contattare.
Marco Bottigliero Telefono 0818495858
Mobile 3474605205 E-mail: bottigliero@tin.it
«Sono felice di tornare a
Napoli, da dove manco da quasi quarant’anni, quando registrai il programma Rai
“Chitarra amore mio”. Sono molto legato a questa città. Mi ricordo ancora di
quando suonavo qui, nell’immediato dopoguerra. Con me, agli Astroni,
nell’Orchestra di Gorni Kramer, c’era il Quartetto Cetra. Ci esibivamo per i
soldati americani di Bagnoli, prima che riprendessero la via di casa loro».
Franco Cerri, raffinato chitarrista, uno dei simboli dell’Italia del
jazz, compagno di palco di mostri sacri come Billie Holiday, Dizzy Gillespie,
Gerry Mulligan, Lee Konitz o Chet Baker (tanto per fare qualche nome), sarà a
Napoli oggi e domani. Lo attendono due impegni: un concerto all’Area 17 della
Mostra d’Oltremare (stasera, ore 21) e una «chicca», ovvero l’esibizione di
domani all’Around Midnight, in compagnia di tre colleghi chitarristi-jazz
napoletani: Pietro Condorelli, Antonio Onorato e Aldo
Farias. «Sono entusiasta di stare
sul palco con loro – racconta Cerri – e non voglio peccare di piaggeria: sono
tra i migliori chitarristi in circolazione. Io suono un po’ all’antica, non ho
la loro preparazione: vedrete che mi metteranno in tasca». Vanni
Fondi - Corriere del Mezzogiorno - 21 gennaio 2003
E' il disco di tre dei migliori
chitarristi campani in circolazione, Pietro Condorelli, Antonio
Onorato e Aldo Farias. Sebbene leggermente penalizzato da una ripresa
sonora con molti problemi, il disco permette un ulteriore incontro ravvicinato
con la verve improvvisativa di questi tre ottimi musicisti, adeguatamente
sorretti dal basso di Angelo Farias e da Salvatore Tranchini.
Occasione utile per percepire, con maggiore chiarezza, le differenze stilistiche
che separano i tre musicisti; mentre Onorato ha uno stile più di confine, e
Farias quello più tradizionale Condorelli prosegue il suo instancabile lavoro di
scavo nelle matrici ispirative, frullando e rielaborando spunti e idee in un
linguaggio personalissimo. Il repertorio, per la verità, offre pochi brividi, ma
l'importante è seguire le evoluzioni dei chitarristi. Vincenzo Martorella - Jazzit - marzo/aprile 2003
Ancora una volta è il chitarrismo partenopeo ad affermarsi nel panorama
jazzistico italiano,con questo trio di virtuosi che da qualche tempo danno una
conferma dopo l'altra di bravura, gusto e maturità. Il progetto presenta otto
brani strumentali, di cui sei sono composizioni originali:"Stò a 3/4" e
"Surf Blues" di Onorato, "Valzer New" e
"Blues for Dolphy" di Farias, "Dialogs" e
"My Favorite Kings" di Condorelli ed infine un paio di
standard. Su ogni traccia troviamo sempre a rotazione le improvvisazioni dei tre
solisti (ben specificate nell'ordine all'interno del cd), che s'intrecciano, si
susseguono in dialoghi colti, ma nello stesso tempo densi di feeling e spessore
artistico, come se ognuno mettesse a nudo la propria anima. La sezione ritmica
sicuramente degna di nota è composta da Angelo Farias al basso
e Salvatore Tranchini alla batteria. Quindi, senza ombra di
dubbio, questo album è una delle più autentiche testimonianze del chitarrismo
jazz contemporaneo italiano, consigliato a tutti coloro che hanno voglia di
scoprire il livello dei nostri musicisti. Walter Babbini
(Chitarre)
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Data pubblicazione: 22/06/2002
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