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Vito Di Modugno Organ Combo
East Side
Red Records (2011)
1. East side blue (V. Di Modugno) 8, 54
2. Zoltan (W. Shaw) 6, 41
3. Jury's bite (V. Di Modugno) 7, 02
4. Sidran (V. Di Modugno) 6, 51
5. Tilt (J. Bergonzi) 7, 18
6. Softly (S. Romberg) 6, 52
7. The moontrane (W. Shaw) 4, 28
8. Clemmy (V. Di Modugno) 6, 33
9. Unity (V. Di Modugno) 6, 15
10. The incredible truth (F. Morgera) 4, 32
Pietro Condorelli
- Guitar
Massimo
Manzi - Drums
Michele Carrabba - Soprano & T. Saxes
Jerry Bergonzi
- T. Sax
Fabio Morgera
- Trumpet
Per incidere questo disco
Vito Di Modugno
ha aggiunto ai suoi partners abituali due musicisti di valore internazionale, particolarmente
vicini alla sua visione estetica:
Jerry Bergonzi
e Fabio Morgera.
Jerry Bergonzi
è un tenorista con una personalità notevole. Il suo solismo prende le mosse dai
modelli di Joe Henderson e
Wayne
Shorter, ma evidenzia un approccio ben definito, che sposta il discorso
in avanti, risultando in sintesi un sassofonista d'avanguardia della tradizione.
E non è un ossimoro questa affermazione.
Fabio Morgera
è stato etichettato con un po' di faciloneria come un puro hardbopper. In realtà
il suo percorso artistico è abbastanza simile a quello di Roy Hargrove, ad esempio.
E' transitato dal bop al funky con esperienze anche in un jazz di confine, dimostrando
curiosità e voglia di mettersi in gioco, pur mantenendo una sua specificità. Dalla
sua ha una tecnica di prim'ordine, maturata nel lungo soggiorno negli USA, che gli
permette di fare quello che vuole con il suo strumento. Accanto ai due ospiti
Massimo
Manzi, colonna dell'"Organ combo", si conferma batterista sensibile
e attento, con un gran senso del ritmo e la capacità di "mordere" i solisti spingendoli
sempre verso situazioni mai agevoli da dominare e invitandoli a successive sfide
da combattere e vincere. Michele Carrabba, per parte sua, è sassofonista
energico, di solida formazione che non ha paura del confronto con il collega statunitense.
Il suo impiego, nel disco, è però limitato a sole tre tracce, dove dice la sua anche
con il soprano.
Pietro Condorelli, già vincitore di un top jazz come nuovo talento,
aggiunge il fraseggio preciso, ma un po' anemico, della sua chitarra al suono complessivo
del gruppo. Non avrebbe guastato un maggiore fuoco, una diversa intensità nei suoi
inteventi e un linguaggio più "rockeggiante", insomma.
Vito Di Modugno
caratterizza, da par suo, con il timbro del suo organo hammond l'intero album, anche
se gli spazi che riserva ad un piano elettrico molto "fusion", si fanno raccomandare
ancora di più.
Il cd presenta brani decisamente apprezzabili, alternati ad altri meno convincenti.
In certi pezzi il band leader, infatti, lascia troppo campo all'iniziativa dei solisti,
finendo per realizzare tracce schematiche, con una struttura e un andamento un po'
rigidi. Nelle parti migliori, invece, c'è più imprevedibilità negli arrangiamenti,
le voci dei vari strumenti si avvicendano con un botta e risposta quasi antagonistico,
mentre "sotto" la macchina del ritmo viaggia a velocità veramente considerevoli.
E' il caso, ad esempio, di "East side blue" introdotta dall'organo e poi
giocata su un inseguimento fra i tre fiati tesi ad arroventare il clima del brano,
che diventa sempre più incandescente con pochi momenti di relativa pausa. Qui
Fabio Morgera
prende un assolo di decisione, veemenza e "groove" davvero rimarchevoli. Anche "The
incredible truth" è su un ritmo funky contagioso e conquista per la bellezza
degli assoli, ancora del lirico e fiammeggiante trombettista, in veste anche di
autore e del fender piano caldo più che mai di Di Modugno.
In conclusione "East side" è complessivamente un disco di jazz moderno
suonato bene da un organico che si avvantaggia dalla presenza dei due illustri ospiti.
In certi frangenti, però,
Vito Di Modugno
si accontenta di sentirli suonare, non organizzando un contesto sempre adeguato
per far venire fuori in ogni circostanza il suo ruolo di leader e di compositore.
Quando lo fa, allorchè non si affida principalmente alla virtù dei solisti per portare
avanti il discorso, ma costruisce strutture più definite, il livello espressivo
dei vari brani cresce notevolmente.
Gianni Montano per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 08/04/2012
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