Intervista
tripla...Rea - Manzi - Pietropaoli
Teatro Rossini, Gioia
del Colle (BA), 3 marzo 2005
di Marco Losavio
In occasione del concerto che
il trio ha tenuto presso il Teatro Rossini di Gioia del Colle, abbiamo pensato
di rivolgere lo stesso schema di domande a tutti e tre gli artisti rilevando
molte affinità nell'approccio e nella visione attuale della musica, nei fattori
predominanti che hanno influenzato le proprie scelte artistiche.
Colui che quando lo hai ascoltato ti ha colpito e ti ha fatto
ulteriormente decidere la tua strada, i tuoi gusti. Hai comprato tutti i
suoi dischi, lo hai studiato... |
Il
primo è stato McCoy Tyner, quando l'ho ascoltato su My Favourite Things
con John Coltrane e quella è stata la molla che mi ha fatto
cominciare a suonare jazz. Prima mi facevano ascoltare Oscar Peterson
nel periodo in cui io preferivo Emerson, Lake & Palmer, gli
Yes...invece quando poi ho ascoltato Tyner con Coltrane ho detto
"be', così mi piace...". Poi è venuto Bill Evans, poi
Jarrett e poi anche gli altri ovviamente, Hancock, Powell
e tutti gli altri... |
Tanti...io
all'inizio ho comprato molte cose di rock progressive, allargandomi fino
ai Led Zeppelin. Però ascoltavo Joe Zawinul. Uno che mi ha
fatto cambiare parecchio rotta è stato sicuramente John Coltrane
in sodalizio con Elvin Jones, lì ho trovato un'energia diversa
nella musica che mi ha spinto su un altro sentiero... |
Anch'io
come
Massimo, se ritorno agli inizi penso sicuramente a cose rock... parliamo
di Woodstock, di quell'epoca lì, anche prima, per cui Jimi Hendrix,
i Cream... Nel percorso jazz probabilmente Bill Evans è
stata una grossa tappa nel senso che ricordo di aver realmente consumato
i suoi dischi... |
Hai
suonato con tanti musicisti, ce n'è uno che ti ha lasciato il segno? |
Uno
è Chet Baker perchè ero terrorizzato di suonare con lui, perchè
adottava questa "specie" di sistema che ogni serata era improvvisata e
quindi io ero piccolo e terrorizzato dalla mancanza di una vera e
propria scaletta, i pezzi staccati più o meno in qualsiasi tonalità
possibile o immaginabile...noi a Roma abbiamo avuto la fortuna di poter
iniziare avendo in Pepito Pignatelli e nel Music Inn una
specie di mecenate che ci faceva suonare a 18 anni a me Roberto Gatto
ed Enzo Pietropaoli facendoci accompagnare i musicisti americani
quindi abbiamo suonato un po' con tutti a quel tempo facendo una specie
di corso accelerato, quindi Konitz, Farmer,
Mangelsdorff... insomma è capitato un po' di tutto e riuscivamo ad
imparare un po' da tutti... |
Io
un po' mi rammarico di non aver suonato di più con Massimo Urbani,
sicuramente è stato un grandissimo talento in Italia |
Io
personalmente, con molto affetto e per motivi musicali, Chet Baker... |
Riguardo l'improvvisazione totale, l'approccio alla improvvisazione
senza avere nulla in mente di precostruito...qual è la tua opinione... |
Io
ci ho sempre creduto poi, in realtà, non è che tu non ha nulla in mente,
in realtà hai una serie di temi, di esperienze... il jazz non è mai
totalmente improvvisato perchè fa parte di un linguaggio. Diciamo che
anche in mancanza di una vera e propria ispirazione, un jazzista è in
grado di fare una serata comunque, perchè l'improvvisazione è anche una
disciplina che si segue anno dopo anno, che si migliora anno dopo anno.
Io comunque credo molto nell'idea di seguire l'emozione per cui mi piace
molto l'idea dell'estemporaneità e ci credo a discapito magari di certe
cose, nel senso che se cerchi di improvvisare sempre magari non ti puoi
permettere di fare tutto bene quindi la possibilità di sbagliare aumenta
in modo vertiginoso, personalmente prendo tantissimi rischi... Per me il
jazz è un tentativo di improvvisare anche con poche note. Lee Konitz
tempo fa mi diceva che è impossibile improvvisare in velocità nel senso
che se improvvisi velocemente devi aver studiato prima a casa e cioè in
un certo senso hai quasi scritto totalmente la tua improvvisazione. E
concordo con Lee Konitz, forse bisogna andare un po' più piano, essere
meno virtuosi, l'improvvisazione si può fare anche con tre note, basta
smuovere certe cose dentro... |
Si
può fare con gli interlocutori giusti però io personalmente mi trovo più
a mio agio attualmente sulle strutture. Mi piace cercare libertà
all'interno di schemi non troppo costrittivi piuttosto che vagare nel
nulla.. |
Be'...io
ho cominciato col rock, ma quando ho cominciato a suonare erano i primi
anni '70 per cui ho lavorato moltissimo nel cosiddetto free-jazz
dell'epoca per cui mi interessava, mi ha fatto crescere ma ora mi
interessa meno...Poi sai...sono cresciuto con gli Art Ensamble of
Chicago, facevamo anche concerti con le macchine da scrivere, coi
poeti...l'ho vissuta ma attualmente preferisco altre cose. |
Leggo
poco ... a dire la verità ... confesso la mia ignoranza ... |
Mi
piace ma ho poco tempo. Amerei che ci fossero più audio book da poter
seguire durante i viaggi in macchina |
Io
l'ho amata per molti anni, ho letto tantissimo e adesso è da un po' di
anni che non leggo più |
E ti
piacerebbe scrivere? Cosa? |
Mi
piacerebbe scrivere un racconto... per poi magari arrivare a qualcosa di
diverso... poi, in fondo, suonare è un po' come raccontare |
...io
compongo barzellette di tanto in tanto... quasi con più successo
rispetto ai pattern musicali!!! |
Ho
scritto qualche cosa, ma non pensando di dover essere uno che scrive. Ho
scritto delle storie per conto mio, delle storie per il primo disco dei
Doctor 3, (The Tales of...), erano dei racconti e lì mi sono cimentato in questa cosa
ma non è una mia cosa
sicuramente |
Guardandoti indietro, una cosa di cui non vai molto fiero... |
Un
giorno andai a Santa Cecilia a vedere un concerto di un grande pianista
di cui non faccio il nome. Ero con la mia insegnante di conservatorio e
le dissi: "ma Signora, sta suonando malissimo..." e lei mi
rispose: "guarda, ascoltalo bene così capisci quello che non devi
fare...". Quindi io credo che tutto ciò che ci passa nella vita debba
essere mediato, digerito e può servire a crescere. Quindi in un certo
senso non mi sembra di aver fatto delle cose terribili guardandomi indietro,
nel senso che anche le cose brutte mi son servite per crescere...
spero... |
Penso che
tutto bene o male mi è servito, perfino la cosa che per noi jazzisti è
vista come un'esperienza di basso rango, come suonare in orchestre da
ballo, liscio. Non me ne vergogno, anche lì ho conosciuto gente che in
qualche modo credeva in quello che stava facendo... |
Io
sicuramente ho fatto cose in gioventù di cui potrei non andare
orgogliosissimo però siccome fanno parte di un percorso formativo non mi
sento di rinnegarle ma se ci penso magari mi viene in mente anche
qualcosa di più recente... |
E
invece una cosa di cui sei veramente orgoglioso... |
Mah, guarda, tutto sommato l'aver
preso coraggio e aver fatto dei dischi in piano solo, cosa che ho tardato
molto a fare ma che poi mi ha gratificato tantissimo, soprattutto
Lirico. Però ho dovuto prendere un po'
di coraggio... come leader ci ho messo quarantanni per farne uno a nome
mio. Poi di fatto credo che ci sia tempo per tutto, ognuno ha i suoi
tempi... diciamo che la vita, almeno in partenza, è abbastanza lunga...
certo se si è Mozart o Chopin si ha poco tempo ma loro sono dei geni che
hanno bruciato le tappe. Io spero tra una ventina d'anni di aver fatto
qualcosa di buono |
Ricordo
con
piacere alcuni ragazzi che ho seguito con un po' di attenzione nella didattica
e che oggi suonano piuttosto bene e hanno capito alcune cose che
ho cercato di trasmettergli. |
...le
mie figlie... |
Sei
un nome e un riferimento per molti...che diresti ad un giovane? |
Direi
di ascoltare moltissimo ma di non copiare...riciclare tutto... è chiaro
che uno ruba a destra e sinistra... se senti i grandi compositori come
l'ultimo Mozart, sembra il primo Beethoven... è tutto
consequenziale, è tutto nella nostra mente pertanto non si può pensare di
fare dei passi da gigante, però, ad esempio, ascoltare Bill Evans
non significa copiarlo, ma studiare le cose che più ti piacciono,
metabolizzarle e ricreare qualcosa di diverso anche perchè quel tipo di
improvvisazione fatta da Bill Evans è improponibile fatta in un
altro contesto per cui comunque cambia. Allora il segreto è non lavorare
sulle frasi, non standardizzarsi, cercare di cogliere più che altro lo
spirito. Alla fine, secondo me, il segreto è anche non dimenticare ciò
che loro sono, ciò che li ha spinti a suonare, quel tipo di amore che
gli ha dato l'approccio all'improvvisazione e alla musica. Perchè quel
tipo di cosa, dopo un po' di tempo, con la conoscenza e con
l'approfondimento viene dimenticata da certe nozioni che sono più
accademiche, che sono più scontate e rischiano di spersonalizzare il
musicista stesso. |
Io
cerco di far capire ai ragazzi le motivazioni che li spingono a fare
musica. Prima di cominciare lo studio, quindi, voglio capire esattamente perchè
sono venuti a chiedermi di insegnargli lo strumento, poi da lì si può
partire per fare qualsiasi discorso. |
Ascolta
te stesso
e cerca di trovare la tua strada senza rifarsi agli altri... bisogna sapere
rielaborare e capire cosa sei tu... c'è chi vuol fare una cosa
perchè l'ha sentita fuori e invece bisogna farla perchè si è sentita
dentro. |
Guardando al futuro, un obiettivo.... |
Probabilmente
cercherò di fare qualcosa riguardo la composizione, senza costrizione
però, con calma, aspettando il momento giusto e senza la presunzione di
alzarsi una mattina e pensarsi un compositore perchè così non è. Però
penso ad un qualcosa di mio dal punto di vista compositivo e cercherò di
realizzarlo. |
Mi
verrebbe da rispondere..."non so"...non perseguo un obiettivo
particolare perchè ho la fortuna di suonare con tanta gente brava e già
stare concentrato sulla loro musica mi impegna parecchio. Ho anche un
gruppo mio che sto portando avanti... |
Fino
a un po' di tempo fa speravo di riuscire a mettere su un concerto di
basso solo. Ho avuto un momento di entusiasmo, poi un cedimento, adesso
spero di riprendere questa idea...più che altro è per la paura di
annoiare, dovrei cercare di fare un concerto per basso solo senza
rompere... |
Chiediamo a Danilo Rea...dinanzi a Manzi e Pietropaoli...Il trio delle
meraviglie in cui suonerebbe... |
Massimo Manzi ed Enzo Pietropaoli...sicuramente....!!!! E'
difficile perchè magari pensi al miglior contrabbassista e al miglior
batterista e poi in realtà non funzionano con te. Puoi dire che suoni bene
con qualcuno solo dopo averci effettivamente suonato...A me sarebbe
piaciuto molto suonare con Tony Williams
ma sono sicuro che non ci avrei
sonato molto bene... |
27/08/2011 | Umbria Jazz 2011: "I jazzisti italiani hanno reso omaggio alla celebrazione dei 150 anni dall'Unità di Italia eseguendo e reinterpretando l'Inno di Mameli che a seconda dei musicisti è stato reso malinconico e intenso, inconsueto, giocoso, dissacrante, swingante con armonizzazione libera, in "crescendo" drammatico, in forma iniziale d'intensa "ballad", in fascinosa progressione dinamica da "sospesa" a frenetica e swingante, jazzistico allo stato puro, destrutturato...Speriamo che questi "Inni nazionali in Jazz" siano pubblicati e non rimangano celati perchè vale davvero la pena ascoltarli e riascoltarli." (di Daniela Floris, foto di Daniela Crevena) |
15/08/2010 | Südtirol Jazz Festival Altoadige: "Il festival altoatesino prosegue nella sua tendenza all'ampliamento territoriale e quest'anno, oltre al capoluogo Bolzano, ha portato le note del jazz in rifugi e cantine, nelle banche, a Bressanone, Brunico, Merano e in Val Venosta. Uno dei maggiori pregi di questa mastodontica iniziativa, che coinvolge in dieci intense giornate centinaia di artisti, è quello, importantissimo, di far conoscere in Italia nuovi talenti europei. La posizione di frontiera e il bilinguismo rendono l'Altoadige il luogo ideale per svolgere questo fondamentale servizio..." (Vincenzo Fugaldi) |
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Data pubblicazione: 22/05/2005
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