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 Divino Jazz 2009 
VI edizione 
Torre Del Greco 27/09/2009 
Danilo Rea 
"La lirica magia del piano solo" 
Testo di Francesco Peluso 
Foto di Pietro Graziano 
  
La serata conclusiva della VI edizione del Divino Jazz Festival, svoltosi 
a Torre del Greco (Na) dal 24 al 27 settembre 2009, 
ha registrato un successo clamoroso di pubblico, grazie alle tremila presenze per 
i quattro appuntamenti musicali in programma.  
 
   Il Festival, che quest'anno ha portato il Jazz 
anche nelle piazze storiche della città del corallo, ha confermato l'idea originaria, 
ovvero, unire vino e musica per il legame che entrambi hanno con la tradizione e 
l'innovazione, in perfetta sintonia con il percorso promosso dall'Assessorato al 
Turismo e Beni Culturali della Regione Campania: "Viaggio nella tradizione".  
 
Un connubio che ha entusiasmato molto l'amministrazione comunale di Torre 
e i suoi rappresentanti, i quali hanno ben volentieri aderito all'iniziativa, esponendosi 
al fianco del brillante direttore artistico Gigi Di Luca ed offrendo, per 
la prima volta, l'opportunità di ascoltare musica di qualità senza pagare il biglietto 
d'ingresso. Questa scelta, unitamente alla vincente formula "vino – musica – arte", 
ha rappresentato la chiave di volta della manifestazione, in quanto la diretta partecipazione 
degli enti e delle istituzioni ha permesso il riproporsi di quei contenuti culturali, 
necessari a promuovere educazione e sviluppo. Ecco perché, la chiusura della sesta 
edizione del DiVino 2009 è affidata al Jazz 
d'autore. Un'intera giornata, quella di domenica 27 settembre, 
in cui si è proposto Jazz a tutto tondo, trasformando Torre del Greco nella città 
della musica dell'anima. 
 
Un susseguirsi di concerti dalle 11,30 del mattino fino al duello latino 
delle 21,00 (Fabrizio 
Bosso-Irio 
De Paula;
Javier 
Girotto-Gianni 
Iorio), nella tradizionale location degli Ex Molini Meridionali Marzoli.
 
 
Una domenica, senza alcun dubbio, all'insegna della buona musica, dello stare 
insieme, del riscoprire la città in cui si è potuto respirare un'atmosfera quasi 
surreale per la nostra frenetica quotidianità: distesa convivialità, sentito coinvolgimento 
emotivo, occasioni per confronti artistico-culturali. 
 
E' nella piazzetta di Largo Santissimo che, alle 19:30, si è assistito alla 
performance in piano solo dello straordinario
Danilo 
Rea. Il funambolico maestro ha letteralmente ipnotizzato il parterre 
intervenuto. 
 
 L'attesissimo 
omaggio a Fabrizio De Andrè, progetto originale nato al festival di Berchidda, 
si è manifestato già dalle prime battute ricolmo di accezioni liriche, improvvisi 
guizzi formali, vibranti escursioni dinamiche, cifre inconfondibili del pianista 
vicentino che gli hanno consentito di conquistare negli ultimi anni un pubblico 
sempre più consistente in Italia e in Europa.  
 
Danilo 
Rea ha sempre mostrato di trovarsi a proprio agio in contesti nuovi 
e, anche in questa occasione, il suo "piano solo" ha illuminato, con un toccante 
tributo in chiave jazzistica delle canzoni dell'indimenticabile De Andrè, la scenografia 
naturale di una piccola "piazzetta campana", normalmente adibita a mercato. 
 
Il silenzio che ha avvolto la particolare location, gli sguardi attenti degli 
intervenuti (anche di quelli non propriamente habitué delle dilatazioni e digressioni 
linguistiche del Jazz) o il discreto mettersi da parte dei ragazzini del quartiere, 
hanno esaltato le poetiche melodie e le imprevedibili soluzioni estetico-stilistiche 
di Rea. 
 
 Il 
repertorio ha affondato le radici nelle composizioni del primo meraviglioso "Faber": 
dall'immancabile struggenza de La canzone di Marinella ai riferimenti socio-politici 
de Il pescatore, dalla delicatezza de La canzone dell'amore perduto 
all'ammiccante dondolio terzinato di Via del campo, il pubblico si è lasciato 
letteralmente trasportare dal pianismo del magico Danilo.  
 
Questi, da far suo, ha fatto rivivere nella piazzetta Largo Santissimo, con 
il solo pianoforte, tutta la liricità dell'indimenticabile cantautore, attraverso 
un mix di stili, virtuosismi tecnico-strumentali, eleganti soluzioni estetico-formali. 
 
Momenti apparentemente rilassati hanno lasciato il passo ad accentuate tensioni 
dinamico-ritmiche, al pari di rigorosi accenni alle originali melodie, che hanno 
preceduto o succeduto passaggi astratti, ben lontani dal tema di partenza. La musica 
ha pienamente coinvolto il pubblico che, pur essendo al cospetto di performances 
strumentali, ha gradito tutte le rivisitazioni proposte, sottolineando tale empatia 
con fragorosi applausi. 
 
L'apoteosi del concerto si è raggiunta con la versione blues di uno dei rari 
Gospel italiani: Dio del cielo. Questa vecchissima e non troppo conosciuta 
canzone di Fabrizio De Andrè, risalente al primo album, è una fra le più 
belle del suo vasto bagaglio compositivo.
Danilo 
Rea le ha donato una rilettura intelligente, di grande effetto. 
 
Il perfetto equilibrio fra struttura armonica e testo, sono state così interiorizzate 
dal protagonista della serata che, sia nelle pregresse performances in trio con 
i Doctor 3, sia nell'attuale rischioso esporsi in piano solo, mostra a chiare 
lettere di essersi completamente immerso nel poetico mondo e nelle canzoni del cantautore 
genovese. 
 
Dunque, un concerto dalla forte caratterizzazione lirico-espressiva, densa 
di tenere immagini e vividi ricordi che, sia negli spunti stride piano, ombreggiature 
blues, bruschi cambi direzionali mainstream, ha lasciato il segno, incantando il 
pubblico e gli addetti ai lavori, inondando la "piazzetta" con la musica di uno 
dei più amati protagonisti della "canzone d'autore" italiana.
 
 
 
 
 
 | 27/08/2011 |  Umbria Jazz 2011: "I jazzisti italiani hanno reso omaggio alla celebrazione dei 150 anni dall'Unità di Italia eseguendo e reinterpretando l'Inno di Mameli che a seconda dei musicisti è stato reso malinconico e intenso, inconsueto, giocoso, dissacrante, swingante con armonizzazione libera, in "crescendo" drammatico, in forma iniziale d'intensa "ballad", in fascinosa progressione dinamica da "sospesa" a frenetica e swingante, jazzistico allo stato puro, destrutturato...Speriamo che questi "Inni nazionali in Jazz" siano pubblicati e non rimangano celati perchè vale davvero la pena ascoltarli e riascoltarli." (di Daniela Floris, foto di Daniela Crevena)  |  
 | 15/08/2010 |  Südtirol Jazz Festival Altoadige: "Il festival altoatesino prosegue nella sua tendenza all'ampliamento territoriale e quest'anno, oltre al capoluogo Bolzano, ha portato le note del jazz in rifugi e cantine, nelle banche, a Bressanone, Brunico, Merano e in Val Venosta. Uno dei maggiori pregi di questa mastodontica iniziativa, che coinvolge in dieci intense giornate centinaia di artisti, è quello, importantissimo, di far conoscere in Italia nuovi talenti europei. La posizione di frontiera e il bilinguismo rendono l'Altoadige il luogo ideale per svolgere questo fondamentale servizio..." (Vincenzo Fugaldi)  |  
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			Data pubblicazione: 01/11/2009
	  
 
 
 
	
  
	
		
		
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