PDU - SONY
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Mina
L'allieva
1.
These foolish things
2.
The nearness of you
3.
Once I loved
4.
One for my baby
5.
Angel eyes
6.
Blue moon
7.
Strangers in the night
8.
All the way
9.
Good-bye
10.
Dindi
11.
My way
12.
Only the lonely
13.
April in paris
14.
Laura
Alfredo Golino -
Batteria e percussioni
Massimo Moriconi - Contrabbasso
Danilo Rea - Piano e fender
Andrea Braido - Chitarre
Orchestra diretta da Gianni Ferrio
Franco Ambrosetti
- Tromba solista
Danilo Moccia - Trombone
solista
Anthony Flint - Primo
violino
Cristina Andreae, Valbona Maria Arnaboldi, Christa
Bohny, Maria Rosaria D’aprile,
Anna Francesio, Duilio Galfetti, Chun He Gao, Anthony Gjezi, Susanne Holm,
Hans Liviabella,
Tamas Major, Andrea Mascetti, Piotr Nikiroff, Irina Roukavitsina, Walter
Zagato - Violini
Monica Benda, Ilaria Negrotti, Yoko Paetsch, Ivan
Vukcevic - Viole
Ivaylo Daskalov, Jennifer Flint, Johann Sebastian
Paetsch, Felix Vogelsang - Violoncelli
Giovanni Chiaramante, Antonio Sciancalepore -
Contrabbassi
Francesca Dellea, Bruno Grossi -
Flauti
Georges Alvarez, Zora Slokar -
Trombe
Torsten Edvar, Danilo Moccia -
Tromboni
Rino Ghiretti - Basso
tuba
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È inutile menzionare quanto Mina sia grandiosa nel canto. Arriva
là dove nessuno può neanche osare. Scuote emozioni a chiunque, rende un'interpretazione
unica. E siamo veramente in tanti ad amarla e a pensare che sia quella trasgressione
a cui qualunque appassionato di jazz possa, anzi debba, irrimediabilmente cedere.
In questo suo ultimo lavoro dedicato a Sinatra, la Tigre di Cremona si pone
dinanzi a Lui come Allieva. Accidenti, Mina come Allieva, sarà sincero
o ironico? E perché mai Mina dovrebbe incidere una prova da Allieva su un
territorio così off limits come quello di Sinatra? Certamente Mina
ha ascoltato tanto Frank e lo ama al punto tale da dedicargli la sua grandiosità.
Bel gesto, quasi nobile, peccato però che qualcosa non funzioni come al solito.
Il primo brano scorre via senza catturare; e così i successivi. Si avverte
un velo di "monotonia". Il canto di Sinatra è possente, sicuro, ti guida
negli anfratti melodici con infinite sfumature, siano esse ballad che
fast dove è talmente swingante da farti pensare che le orchestre siano
tutte intorno alla sua voce e non il contrario.
Qui il canto di Mina è discreto, appartato, privo di energia. Di
swing...neanche l'ombra. Le interpretazioni non decollano, l'impianto generale dei
brani ha un'ossatura molto (troppo) omogenea. C'è da dire anche che la pronuncia
difetta un po' - come in molti casi, in verità - ma se si pensa che una delle
peculiarità del canto di "The Voice" è proprio la pronuncia, perfetta, pulita, la
utilizzano anche come practice nei corsi di inglese...allora è legittimo
pretendere che fosse curata un po' di più.
I musicisti suonano bene (tutti di eccellente livello) e gli arrangiamenti di
Fierro sono di grande spessore anche se fortemente adeguati alle esigenze
interpretative della voce, pertanto possono risultare a volte un po' "eccessivamente"
orchestrali. Ma, comunque, c'è il meglio di Mina in quei brani.
Altra nota un po' dolente da rimarcare, secondo il parere di chi scrive, è la
chitarra di Andrea Braido con scale e riff inseriti che risultano non sempre
adeguate. A tal proposito, uno dei momenti più emblematici è in
My Way, il "must" di Frank
che qui si esegue chitarra e voce, Braido e Mina. Il modo di accompagnare
da parte del chitarrista distrae, rende il brano poco fluido, a momenti sembra addirittura
che proceda verso un percorso ritmico non allineato all'andamento del canto. Certo
che con tutti i chitarristi jazz esistenti sulla piazza...non si tratta infatti
di un problema di tecnica, ci mancherebbe, Braido è e rimane uno dei migliori
chitarristi italiani, ma piuttosto di approccio, di feeling nei confronti
di un genere talmente consolidato come è quello del grandissimo Sinatra dal
quale non si può prescindere.
Omaggiare
Frank Sinatra,
colui che dopo la prima sillaba ti ha già catturato l'attenzione e ti ha fatto capire
chi è il più grande, da parte di una singer come Mina – che analogamente,
dopo la prima sillaba di una qualsiasi interpretazione, ha già bell'e catturato
tutti – lo si deve fare consapevolmente, autorevolmente, non da Allieva.
Soprattutto se questa Allieva si chiama Mina. Un suo lavoro, crea da parte
di tutti attesa, pretesa, oltre che legittima curiosità che si trasforma in delusione
allorquando ci si ritrova dinanzi ad una prova senza acumi particolari.
Marco Losavio per Jazzitalia
27/08/2011 | Umbria Jazz 2011: "I jazzisti italiani hanno reso omaggio alla celebrazione dei 150 anni dall'Unità di Italia eseguendo e reinterpretando l'Inno di Mameli che a seconda dei musicisti è stato reso malinconico e intenso, inconsueto, giocoso, dissacrante, swingante con armonizzazione libera, in "crescendo" drammatico, in forma iniziale d'intensa "ballad", in fascinosa progressione dinamica da "sospesa" a frenetica e swingante, jazzistico allo stato puro, destrutturato...Speriamo che questi "Inni nazionali in Jazz" siano pubblicati e non rimangano celati perchè vale davvero la pena ascoltarli e riascoltarli." (di Daniela Floris, foto di Daniela Crevena) |
15/08/2010 | Südtirol Jazz Festival Altoadige: "Il festival altoatesino prosegue nella sua tendenza all'ampliamento territoriale e quest'anno, oltre al capoluogo Bolzano, ha portato le note del jazz in rifugi e cantine, nelle banche, a Bressanone, Brunico, Merano e in Val Venosta. Uno dei maggiori pregi di questa mastodontica iniziativa, che coinvolge in dieci intense giornate centinaia di artisti, è quello, importantissimo, di far conoscere in Italia nuovi talenti europei. La posizione di frontiera e il bilinguismo rendono l'Altoadige il luogo ideale per svolgere questo fondamentale servizio..." (Vincenzo Fugaldi) |
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Data pubblicazione: 09/04/2006
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