Il Doze Cordas Trio, composto dalla voce di Francesca Ajmar,
dalle chitarre di
Massimo Minardi e dal contrabbasso del valido Tito Mangialajo
Rantzer, propone un'accorta selezione dei migliori e non scontati brani del
repertorio musicale sudamericano e, nello specifico, brasiliano. Il repertorio infatti
spazia, fra gli altri, attraverso Milton Nascimento, Baden Powell, o Antonio Carlos
Jobim con la splendida "Outra vez".
I tre musicisti affrontano le parti con un arrangiamento semplice ed intendibile,
puntando maggiori energie sul suono e sui singoli timbri piuttosto che su un‘interpretazione
calcolata delle composizioni, il che poi si traduce con lo scarto di eccessivi tecnicismi
nell'esecuzione. Il risultato non è poca cosa: ci si stupisce subito per la limpidezza
e la leggibilità delle melodie, per la capacità dell'organico di trasmettere un
pathos caldo e sensuale, in cui senza dubbio la voce gioca un ruolo di primaria
importanza.
Proprio sulla voce si concentrano le iniziali attenzioni. Ajmar
sceglie di "alleggerire" ancora di più il suo stile già molto soft (ce la ricordiamo
in proposito per le esecuzioni con Zenga, Pintori, Zara e lo stesso Mangialajo),
evitando troppi abbellimenti, per sfruttare il proprio timbro arricchendolo di sfumature
calde e vibranti, che diventano una vera costante e senza dubbio il punto di forza
del disco. E' evidente una salda coesione fra le voci in capitolo, senza la quale
la voce di Ajmar non avrebbe il giusto sfondo su cui muoversi, né l'avrebbero
i piacevoli interventi degli ospiti in questa registrazione, Nicita, Coglitore
e Bertoluzza. Fra questi è doveroso segnalare subito proprio Coglitore,
che nel brano "Travessia" si esibisce in due
brevi ma deliziosi a solo di sax soprano che si adattano bene allo stile morbido
del trio.
"Brisa" costituisce un ascolto molto piacevole,
che non introduce certo alcuna eclatante novità nello stile a cui fa riferimento,
ma che riesce a mantenere un ottimo qualitativo livello lungo tutta la propria durata.
I tre musicisti trasmettono bene la volontà di avvicinare e tributare quell'immenso
patrimonio musicale che è il Brasile, per mezzo di una brezza ("Brisa", per l'appunto)
aggraziata, ma forte di una ritmica ineludibile, propria delle bossa e dei samba
di cui questa regione è patria, nonostante qui non si faccia uso di percussioni;
è vero però che non se ne senta la carenza, ed è sufficiente ascoltare "Voce
e eu" o l'ottima "E' preciso perdoar"
per rendersi conto di cosa si intende. Si tratta pur sempre, in ultimo, di una scelta
di brani assolutamente validi, quasi una sorta di best delle composizioni brasiliane.
Ma la ricchezza del disco in ogni caso sta, ancora una volta, nel mood languido
e sensuale che questo trio ha saputo creare, grazie ad una notevole convergenza
di intenti fra i musicisti e ad una evidente passione per il repertorio affrontato.
Achille Zoni per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 22/12/2007
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