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Rosario Di Rosa-Basic Phonetics
Crossroads Blues
Deep Voice Records (2019)
1. Hum
2. Symptom Checklist 90 Revised
3. Action Speaking
4. Beck Depression Inventory
5. Cope Inventory
6. un Cielo Pieno di Nuvole
7. Karnofsky Performance Status
8. Action Speaking#2
9. Post Traumatic Grow Index / Dusk
Rosario Di Rosa - pianoforte, celesta, arp odyssey, korg ms20, microkorg, electronics) Sarah Stride - voce, live electronics) Carlo Nicita - piccolo, auto, auto basso) Alberto N.a. Turra - chitarra elettrica, chitarra elettrica baritona) Davide Bussoleni - batteria)
Rosario Di Rosa dopo "Compositions and reactions", inciso
in solitudine, torna con un nuovo disco a capo di un quintetto, Basic Phonetics,
in cui raduna quattro musicisti del tutto compatibili con le sue concezioni e l'indirizzo
musicale attuale. Sono in compagnia del leader, infatti, Alberto N.A. Turra, un
chitarrista rock prestato al jazz o viceversa, il flautista Carlo Nicita, avvezzo
a frequentare svariati ambiti, che molti ricordano, però, soprattutto per la sua
militanza nei gruppi di Giovanni Falzone. In primo piano, alla voce e all'elettronica,
è presente Sarah Stride, cantautrice e artista onnivora, in grado di aggiungere
un tocco di sana follia o di saggezza incrinata a tutto l'ensemble. Alla batteria
Davide Bussoleni, per contro, dimentica provvisoriamente il suo percorso attivo
nel mainstream jazz per avventurarsi in un sound pesantemente proiettato verso il
futuro, senza concessioni di nessun genere.
La musica dell'album è un crocevia di stili, un'insalatona mista se si preferisce,
con il progressive rock, ma anche il metal, a fungere da approdo ritmico temporaneo
o finale nei brani, dopo un periplo che va a toccare un minimalismo angosciante
da colonna sonora dei film thriller "alla Dario Argento", il jazz attuale contaminato
fino al midollo, l'elettronica a far da cornice e da sfondo a tutto l'insieme. Non
mancano le linee melodiche, addirittura venate di lirismo in diversi punti. Sotto
una scorza elaborata tecnologicamente, cioè, si celano tracce ben individuabili
e non secondarie di romanticismo.
Rosario Di Rosa si serve, per scelta precisa, di sintetizzatori analogici in uso
negli anni settanta, sia per ricreare atmosfere vintage tipiche di quegli anni,
sia per dominare meglio il linguaggio delle sue tastiere, scegliendo, in un certo
senso, di evitare una digitalizzazione impersonale nella produzione del suono. Il
computer offre tante scorciatoie e opportunità, evidentemente, ma può uniformare,
appiattire la creatività di chi cerca vie originali nell'idioma e nel timbro. La
voce di Sara Stride, poi, ha pieghe inquietanti nei recitativi e nel canto, anche
senza parole, salendo e scendendo di forza e di tono per suggerire cambi di scenario
ogni volta inimmaginabili. Il flauto di Carlo Nicita si annuncia affilato e tagliente,
solca e penetra in profondità i temi del leader, aggiungendo la nota ecologica del
suo strumento naturale rispetto al contesto ciberneticamente modificato. Alberto
Turra, da parte sua, non aspetta che il momento per scatenare la sua chitarra elettrica
verso sonorità hard rock della più limpida (o impura) acqua, pur mantenendo l'aplomb
del jazzista vero. Davide Bussoleni picchia duro quando occorre sulla sua batteria,
o compone e scompone ritmi nelle sequenze meno cadenzate, vicine al jazz multidirezionale
di oggi.
"Crossroads blues", titolo di un celebre pezzo degli anni trenta
di Robert Johnson, è un nuovo capitolo nella ricerca progettuale di Rosario Di Rosa,
dopo "Pop reflections" e "Composition & reactions". Rispetto alle due registrazioni
precedenti l'elettronica ha preso sempre più campo, invadendo letteralmente gli
spazi. Chiaramente, a questo punto, la proposta è meno incasellabile nell'etichetta
jazz, ma non è questo un problema. Il cd trasmette, invece, l'energia, il calore
e le incertezze del mondo attuale attraverso l'incontro e il rimescolamento di tante
influenze differenti, a volte discordanti.
Gianni Montano per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 01/01/2020
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