Abeat for jazz, AB JZ 061
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Rosario Di Rosa Trio
Freedom (improvised suites for a trio)
1. Free Ouverture-In A Walked Bud-Free Funk
2. Turnaround
3. Free Journey
4. Fee Fi Fo Fum
5. Bye Bye Blackbird-Touch Her Soft Lips And Part
6. Jitterbug Waltz
7. Stella By Starlight-Free K-Footprints-Stella By Starlight Reprise
8. Free Day-Misterioso
9. Free End
Rosario Di Rosa - pianoforte
Paolo Dessi - contrabbasso
Jimmy Weinstein
- batteria
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Via Pasubio, 6 21058 Solbiate Olona
(VA) tel/fax +39 0331 376380
È uscito nel corso del 2008 per l'etichetta
discografica Abeat for Jazz "Freedom:
Improvised Suites For a Trio", nuovo progetto di Rosario Di Rosa,
pianista siciliano ma milanese d'adozione, ispirato dalla musica totalmente improvvisata
e dalla rilettura puramente "emozionale" del celebre romanzo di John Fante "Chiedi
alla polvere".
Le atmosfere e le sensazioni che pervadono il
libro diventano, in questo frangente, uno spunto per un'analisi comparativa con
quelle degli Stati Uniti degli anni ‘40 e ‘50, quando la scena musicale americana
fu segnata da accadimenti e invenzioni che hanno contribuito a creare il linguaggio
jazzistico di oggi.
Affiancato dal contrabbassista Paolo Dessi e dal batterista americano
Jimmy
Weinstein, Di Rosa propone un repertorio incentrato su standard molto
conosciuti rielaborati negli elementi che li costituiscono, strutture compositive,
ritmo, sequenze melodiche e armoniche, fino ad ottenere suite che creano un ponte
diretto tra la tradizione jazzistica e le forme musicali più contemporanee.
Validi esempi di questo lavoro sono esecuzioni, completamente improvvisate,
allo stesso tempo moderne ma rispettose della cultura jazzistica del passato di
nove famosi pezzi tra cui sono riconoscibili "In a walked
Bud" e "Jitterbug Waltz" dei pianisti
Thelonius Monk e Fats Waller, "Bye Bye Blackbird",
canzone pubblicata nel 1926 composta da Ray Henderson e scritta da Mort Dixon e
"Touch her soft lips and part" del compositore
e direttore d'orchestra inglese William Turner Walton.
Anche la scelta del tipo di suono ha avuto un peso considerevole nell'economia
dell'album.
Un disco che parla di polvere, di America, ma soprattutto di libertà,
deve contenere quelle splendide imperfezioni, o errori, per dirla come il grande
pianista Thelonius Monk, che riconducono ai dischi di jazz del passato.
Proprio per questo i nove brani che compongono il CD sono stati registrati
in poche ore - in analogico direttamente su due tracce, senza possibilità di ulteriori
interventi successivi e senza una scelta preordinata della scaletta - in uno degli
storici studi di Milano, il MuRec, tra le poche strutture che non ha ceduto il passo
alla tecnologia.
Si può quindi affermare, senza paura di smentite, che l'ascolto di questo
disco sia consigliato oltre che agli amanti del buon jazz anche agli studiosi della
cultura musicale americana degli anni ‘40 ‘50 a cui la presenza di famosi standard
rimanda.
Elio Marracci per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 06/04/2009
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