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Roberto Mattei Octet
A time remembered
Abeat 2010 - abjz 077 Distributed by IRD
1. Evan's tune (Roberto Mattei)
2. Very Early (Bill Evans)
3. Turn out the Stars (Bill Evans)
4. Time remembered (Bill Evans)
5. 34 Skidoo (Bill Evans)
6. Re: Person I Know (Bill Evans)
7. Alfie (Burt Bacharach)
8. Show=Type Tune (Bill Evans)
Luca Campioni
- violin
Marco Campioni - violin
Nicola Curioni - viola
Roberto Mattei -
arrangements, doublebass
Roberto Olzer - piano
Umberto Pedraglio - cello
Fabrizio Spadea - guitar
Nicola Stranieri - drums
Via Pasubio, 6 21058 Solbiate Olona
(VA) tel/fax +39 0331 376380
Dieci anni fa,
Enrico
Pieranunzi ha pubblicato il cd "Evans remembered", dedicato al pianista
omonimo e inciso in sestetto. Oggi il contrabbassista
Roberto Mattei riprende
un certo numero di composizioni dello stesso musicista con un ottetto "anomalo".
Vi figurano, infatti, un quartetto d'archi, una chitarra, più il classico trio piano,
basso e batteria. C'è da sottolineare, prima di tutto, come
Bill Evans
abbia ricevuto i maggiori riconoscimenti come leader di piccole formazioni. Le sue
produzioni per big band o per gruppi allargati non sono menzionate in nessun testo
specializzato fra le sue opere da ricordare. Ad ogni buon conto, sia Pieranunzi
che Mattei, in tempi diversi, sono riusciti a costruire qualcosa di significativo
dalla riproposizione di un repertorio eseguito originariamente in trio, da ensemble
più numerosi. Mattei, in particolare, pone il trio al centro del progetto, anche
se, a prima vista, può sembrare che il suo intendimento sia stato quello di affrontare
queste pagine jazz con la prospettiva del "classico", quasi per far incontrare i
due mondi. In realtà la spina dorsale di "A time remembered" è costituita dal trio
ritmico, che viene fuori nei vari brani, a volte nascosto, mascherato dalle introduzioni
o dagli intermezzi degli archi, ma sempre pulsante e presente in improvvise luminose
aperture, quando gli altri tacciono.
Un compito gravoso è sulle spalle di Roberto Olzer, che
affronta la consegna senza paura del confronto, distinguendosi per una buona preparazione
accademica, un tocco morbido e la capacità di servirsi del modello pianistico scelto,
non diventando un pedissequo imitatore. Alla batteria Nicola Stranieri usa
i piatti con proprietà di linguaggio, privilegiando un accompagnamento sobrio, assestando
ben sistemate pennellate di colore, quando occorre. L'ombra di Paul Motian, a volte,
si intravede in filigrana. Roberto
Mattei, a sua volta, sa far vibrare il basso con un timbro rotondo o
per mezzo di note scolpite e lasciate fluire, evidenziando una sicura padronanza
dello strumento. I due violini, la viola e il violoncello conferiscono un' atmosfera
inconsueta ai temi scelti, irrobustendo o rendendo più elegante il suono complessivo
del large ensemble.
Il cd si apre con un motivo originale di Mattei "Evan's tune",
che procede per alcuni minuti senza l'intervento della batteria. Quando Stranieri
si introduce, apporta una certa dose di swing in un tema malinconico, costruito
su dialoghi pensosi e ricercati fra i vari strumenti. "Very early" prosegue
con il ritmo del valzer e si distingue per una bella introduzione degli archi e
la melodia eseguita dal contrabbasso. Mattei si fa apprezzare anche per un bel dialogo
con Olzer in "Turn out the stars". E' completamente in trio "Time remembered"
e ci restituisce l'essenza dell'omaggio a
Bill Evans:
un tributo deferente, onesto, ma non letterale. Nicola Stranieri apre in
solitaria "34 Skidoo". E' Fabrizio Spadea, poi, ad avere in mano la
situazione con un lungo solo melodico. Si colgono, in questo caso, rimandi inevitabili
alla lezione di
Jim Hall, il chitarrista affine nello stile al grande pianista. Dopo una
"Re: person I Know", molto ben armonizzata è ancora Spadea a guidare il gruppo
in "Alfie", la colonna sonora del celebre film di Hitchcock. Chiude il disco
"Show=type tune", il pezzo più swingante e, quasi gioioso. Ricorda il clima di "Crosscurrents",
inciso da Evans con i due campioni del "cool jazz":
Lee Konitz e Warne Marsh.
"A time remembered" è un esempio ragguardevole di come
si possa ripercorrere una serie di composizioni, rese illustri dalla versione di
autentici giganti del jazz e produrre un qualcosa di personale, grazie alla passione
e alla cura artigianale con cui viene affrontato il progetto.
Gianni B. Montano per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 15/05/2010
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