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Enrico Fazio Critical Mass
Shibui
Leo records (2013)
1. Tempus fugit
2. Effetti collaterali
3. Pianoless
4. Tuttecose
5. Shibui
6. Serial Player
7. Serendipity
8. N.O. Tap
Alberto Mandarini - tromba, flicorno Gianpiero Malfatto - trombone, eufonio, flauto Adalberto Ferrari - clarinetti Francesco Aroni Vigone - sax alto e soprano Gianni Virone - sax tenore e baritono, flauto Luca Campioni - violino Enrico Fazio - contrabbasso, balafon Fiorenzo Sordini - batteria e percussioni
Il concetto di massa critica è esposto da Giancarlo Schiaffini nel suo libro
"E non chiamatelo jazz...". Secondo il trombonista romano esiste un numero limite
(tredici unità) oltre il quale la composizione estemporanea diventa improponibile,
di esito problematico o negativo. Enrico Fazio non si preoccupa di questa
avvertenza poiché innanzitutto, il suo gruppo, anche se è denominato "Critical mass",
si configura come un ottetto, ben al di sotto della soglia massima prima enunciata;
poi perché qui la musica è preparata, arrangiata e attentamente sorvegliata dal
compositore piemontese. Nulla è lasciato al caso. Le improvvisazioni vengono fuori,
infatti, da una struttura omogenea e compatta, che solo in apparenza può sembrare
mobile e non vincolante e costituiscono un ampliamento, una dilatazione dell'idea
portante, diventando esse stesse un momento elaborativo strettamente connesso con
il motivo di base indicato dall'autore. E' un continuo rimando fra composizione
e improvvisazione, dove è difficile scorgere il confine fra i due momenti, poiché
un elemento intacca, aggredisce l'altro, per costruire, così, una musica definita
in modo unitario e organico con il marchio stilistico inconfondibile del bassista
storico dell'Art studio.
Fazio ci ragiona molto prima di registrare un disco. Sono passati alcuni anni dall'incisione
precedente con un gruppo di queste dimensioni. Quando, però, si decide al grande
passo vuol dire che ha veramente qualche messaggio artistico urgente da comunicare.
Così è anche per questo "Shibui", un album curato a fondo, pregno di intuizioni,
di squarci imprevedibili, di sviluppi inconsueti e di un ancoraggio, allo stesso
modo, evidente con la tradizione del jazz.
Negli otto brani del cd si dichiarano, nelle note di copertina, le ispirazioni,
le referenze molto libere a Kurt Weill, ai Colosseum, allo stile di New Orleans,
alla musica seriale o semplicemente agli esperimenti vocali di un bambino di quattro
anni all'interno di un music box. In realtà tutti questi fattori vengono
usati vantaggiosamente dall'acuta sensibilità del bandleader per produrre un suono
complessivo indubbiamente personale, con alcuni aspetti decisamente da sottolineare.
L'ottetto, ad esempio, è scomposto sovente in formazioni più piccole. Non sempre
tutti sono protagonisti. Il lavoro di sezione a volte è condotto dai fiati, su cui
può lanciarsi in volo il solista di turno. In altre circostanze sono pochi strumenti
a portare avanti un riff, oppure sono soltanto basso e batteria a tenere su gli
interventi solistici. In determinati segmenti il dialogo fra sassofono e tromba
o trombone è sufficiente a sostenere efficacemente l'andamento del brano, fra esposizione
del tema e improvvisazione. Per aumentare, ancora, il tourbillon, arricchire ulteriormente
il menù di colori etnici, in una traccia si sente il balafon e un tastierista, Paolo
Rolandi, si inserisce in quattro brani. Niente paura: tutto è tenuto sotto controllo
dalla guida estremamente lucida e consapevole di Enrico Fazio. I momenti
free, quando sono previsti, sono di tipo tonale, o appena appena oltre. Mai si arriva
a superare determinati steccati.
I musicisti coinvolti, tutti dell'area piemontese, seguono con un atteggiamento
convinto e partecipe, quasi devoto, le direttive del leader. Si distinguono in particolare
i due ottoni, Alberto Mandarini e Giampiero Malfatto per la capacità
di restare legati ad un mood classico, jazzistico, anche quando la musica sembra
indirizzarsi verso ambiti più avanzati. I tre sassofonisti esprimono coesione ed
energia sui loro strumenti e passano abilmente attraverso climi diversi, mantenendo
una carica adeguata e sapendo ricoprire il ruolo di supporto e di proposta con lo
spirito giusto.
Il violino di
Luca Campioni è un valore aggiunto, sia per gli spunti solistici
mai scontati, sia per il contributo timbrico al sound del gruppo.
Resta da dire della sezione ritmica. Fazio e Sordini vantano una notevole abitudine
a suonare insieme, ma non si accontentano mai, si stimolano a vicenda per formare
un'ossatura di tipo orchestrale, perché questo ottetto viene impiegato come una
mini big band.
"Shibui" è un'ulteriore prova delle capacità di autore, arrangiatore e direttore
di combos allargati per Enrico Fazio. Un musicista che conosce la musica
afroamericana, l'avanguardia italiana, europea e tutto quanto è girato intorno a
questi generi nell'ultimo quarto di secolo. La sua è un'operazione di sintesi, più
a selezionare che ad accumulare. Nel disco, a conti fatti, prevale la sua visione
di un jazz bene organizzato, rifinito, dotato di una giusta dose di libertà e di
spinta in avanti verso nuove possibili frontiere.
Gianni Montano per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 29/12/2013
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