A volte ritornano, verrebbe da dire.
A volte in questo mondo molto autoreferenziale che è il jazz italiano
si trova qualcuno che guarda intorno a sé, e si interroga sul mondo che lo circonda.
Si chiamava impegno, una volta. Lo praticavano in tanti.. Erano i tempi in cui
Gato Barbieri "cantava " Emiliano Zapata o l'Art Ensemble di Chicago
veniva assunto come emblema della lotta del proletariato dei ghetti neri.
Poi la moda passò. Come scrisse qualche anno fa Marcello Piras
le masse che una volta tumultuavano per l'AEC oggi si agitano per i
Manhattan
Transfer (essendo più "update" si potrebbe parlare anche di
Giovanni
Allevi...).
Molto significativo quindi, chissà che i tempi non stiano cambiando, che
nell'anno appena passato siano usciti ben due dischi ispirati a Pasolini: l'omaggio
dichiarato fin dal titolo di Stefano Battaglia (l'ECM "Regarding Pasolini")
e questo "Uncrying Sky",di
Stefano Pastor,
un improvvisatore molto interessato ai legami fra musica e poesia, alla sintesi
dei linguaggi artistici diversi. Un opera intrisa, fin dalla prima pagina del booklet,
di umori pasoliniani.
Un disco engagè, un disco manifesto, "una critica pessimistica
di un mondo oramai incapace di trovare un senso al di là del denaro e del materialismo".
Un disco dove ogni brano è accompagnato da versi scabri, sofferti (Una tenebra
angosciosa / sradica a forza /ogni residua certezza). Certo, guardare a Pasolini
ed alla sua feroce critica della modernità è anche in qualche modo guardare al passato.
E l'atmosfera che si respira nel disco è spesso quella della vecchia, gloriosissima,
insuperata "Liberation Music Orchestra" di
Charlie Haden.
E' la ritmica dei bravissimi Rotella e
Dini
a riportare a quella sfera emotiva, è l'inesauribile arte improvvisativa di Giancarlo
Schiaffini, il suono del violino di
Pastor,
dichiaratamente ispirato alla lezione dei grandi sassofonisti ("Non desidero
suonare il violino come i grandi violinisti jazz ma suonare la musica di Trane,
Bird, Ornette" ha dichiarato).
Un grande modello, quindi, rielaborato e rivissuto con grande forza ed
emotività, con rigoroso sforzo di originalità. e sincera ansia di comunicare
Certo: di una proposta del genere si può discutere. Potrebbe essere tacciata
di velleitarismo ed anche di passatismo. Se anche così fosse sarebbe sempre più
interessante e rispettabile di tanti esercizi stilistici che si sentono in giro.
Sui quali non c è proprio niente da discutere.
Marco Buttafuoco per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 16/03/2008
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