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Curran - Schiaffini - C. Neto - Armaroli
from the Alvin Curran Fakebook - The Biella Sessions
dodicilune (2018)
Disco 1:
1. Under The Fig Tree
2. Max'd Out
3. Sequence 1
4. Sequence 2
5. Sequence 3
6. Sequence 4
7. Sequence 5
8. Why Is This Night Different From All Other Nights
9. A Room In Rome
Disco 2:
1. The Answer Is...
2. Don't Throw That Book At Me
3. Field It
4. Soft Shoes
Alvin Curran - piano, shofar, computer Giancarlo Schiaffini - trombone Alipio Carvalho Neto - saxophones, brazilian whistles, percussions Sergio Armaroli - vibraphone, tam tam, cup chimes, gong(s) Marcello Testa - double bass Nicola Stranieri - drums
Via Ferecide Siro 1/e
73100 LECCE
Tel. +39 0832.091231 - 0832.092478
Fax +39 0832.1831054
email: ufficiostampa@dodicilune.it
web: www.dodicilune.it
Alvin Curran è un musicista totale, traslando la definizione
da Giorgio
Gaslini, aperto, cioè alla contaminazione dei linguaggi, alla sperimentazione
ardita e al recupero di linee melodiche che credevamo abbandonate o perse. In attività
dagli anni sessanta e residente nel nostro paese da moltissimo tempo, l'ottantunenne
compositore e performer americano, per l'occasione, si confronta in una session
sui generis con un esponente dell'avanguardia storica europea, come Giancarlo Schiaffini,
con un sassofonista brasiliano, disponibile per qualsiasi avventura sonora, come
Alipio Carvalho Neto e con un inquieto percussionista come Sergio Armaroli, uno
che incrocia volentieri le sue bacchette in una compagnia così pervicacemente orientata
verso la ricerca. In alcuni brani sono ospiti due insospettabili a basso e batteria,
Marcello Testa e Nicola Stranieri, solitamente dediti ad altri stili musicali
Tutto parte da "Fakebook", una sorta di zibaldone multiforme, a firma di Curran,
in cui si trovano temi finiti, frammenti da sviluppare, idee da cogliere, da seguire
o da rivoltare. Insomma un repertorio da personalizzare e da interpretare, ogni
volta, secondo la sensibilità e l'inventiva degli esecutori.
Muovendo da questo "falso libro", prendono forma episodi ostici da ascoltare o da
assimilare e parentesi decisamente facili da godere. Ogni composizione rivela, cioè,
un qualche imprevisto. Si rimane spiazzati o per la relativa non complessità strutturale
dei pezzi o, per contro, per l'audacia delle soluzioni trovate.
In "Under the Fig tree", ad esempio, si incontra un motivo che si affaccia, si nasconde,
si ripropone, mentre si avvicendano folate possenti del trombone, suoni sospesi
del sassofono e punteggiature tematiche del vibrafono. Nelle successive cinque sequenze
si mescolano spunti minimalisti, assoli aggrovigliati di marca free, accenti quasi
blues, sciabolate elettroniche realizzate dal computer del leader. Dopo questa esposizione
delle coordinate estetiche del maestro americano, la conclusione del primo cd è
affidata "Why is this night different from all other nights", ancora contrastata
fra una tastiera che costruisce una frase e un'evoluzione coerenti seguendo la tonalità,
e gli altri strumenti liberi come l'aria di aggredire il refrain con ferocia per
virare fuori rotta il percorso del gruppo. In "A room in Rome", invece, è il solo
Curran a congedarci momentaneamente con una specie di ballad romantica, una canzone
senza parole a tutti gli effetti.
Il secondo album inizia con un brano di più di trentatré minuti, "The Answer Is",
un'improvvisazione assoluta in cui i quattro musicisti si sbizzarriscono fra loop
e cornici realizzate tecnologicamente ad alto tasso rumoristico, interventi in stile
free radicale, puntillismi e aperture, per contro, a toni meditativi in oasi di
quiete che compaiono sorprendentemente come miraggi. Non tutto fila per il verso
giusto e, in certi momenti, affiora una certa stanchezza, dovuta sicuramente alla
difficoltà di tenere sotto controllo il discorso per oltre mezz'ora di musica.
Dopo questa scorpacciata di avanguardia, "Don't throw That Book at Me" ci cala in
un'atmosfera swing pura e semplice. Il successivo"Field II" è un rythm and blues
valorizzato dalle unghiate d'autore del trombone sordinato di Giancarlo Schiaffini
e dalla tempesta sonora creata alle spalle dal buon Alvin, un artista a cui piace
sempre complicare le cose...Chiude "Soft Shoes", una scheggia jazzistica, quasi
un preludio ad una nuova incisione, partendo da queste premesse.
"The Biella sessions" è un disco che ha il merito di riportare sotto la luce dei
riflettori Alvin Curran, un vero innovatore dall'inizio della sua carriera artistica
ad oggi. In questa incisione, in più, le intuizioni e le invenzioni tratte da "Fakebook"
vengono svolte al meglio da una formazione particolarmente attenta a rispettare
le indicazioni scritte dal bandleader o a trasgredirle senza remore, sapendo che,
anche in questo caso, viene pienamente osservata la volontà del compositore statunitense.
Gianni Montano per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 01/09/2019
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