(Ultra-Sound Records - 2008)
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Marcello Testa Trio
An Ordinary Week
1. About One Hour
2. Special Reserve
3. Afrique
4. Last Drop
5. An Ordinary Week
6. Blue Blotch
7. Mr. Brown
8. Modì's Mood
9. Jungle Prelude
10. Do It
11. Lydia & Doria
Marcello Testa - Double Bass
Lorenzo Erra
- Piano
Antonio Fusco
- Floor Drums
Special guest:
Claudio Guida - Sax
Gianni Guido - Guitar
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Marcello Testa, classe 1972, formatosi
nell'ambito degli studi "classici" presso i Conservatori di Novara e Bologna, arriva
a questo debutto come leader dopo una lunga carriera come sideman che lo
ha condotto a fianco di eccellenti musicisti, sia in ambito jazzistico sia, più
in generale, nel circuito della cosiddetta "musica leggera" di qualità.
L'album in questione ripropone la classica formula
del trio jazz – pianoforte, contrabbasso e batteria – ed il riferimento inevitabile
è il famoso trio di
Bill Evans,
nella formazione più celebrata, quella con Scott La Faro e Paul Motian,
immortalata in capolavori assoluti quali "Portrait in Jazz" e negli album
incisi dal vivo al Village Vanguard.
Al di là dello stile lirico e raffinato del pianista
Lorenzo Erra,
che non rinnega certo la discendenza dal maestro, l'aggancio alla lezione di Evans
si rivela in maniera più pertinente nell'impostazione stessa del trio, un gruppo
all'interno del quale i ruoli gerarchici sono aboliti e gli strumentisti dialogano
tra loro come interlocutori di pari livello.
La "rivoluzione evansiana" viene messa in atto in tutti i particolari,
e non poteva essere altrimenti, visto che in questo caso il leader è a tutti gli
effetti il contrabbassista.
Infatti Testa oltre ad essere il titolare della session è anche e soprattutto
l'autore di tutti i brani contenuti nel disco. Ci troviamo di fronte al fatto assolutamente
rimarchevole che un giovane musicista all'album di esordio riesca a firmare di suo
pugno tutte le composizioni, e ancor di più, che queste ultime posseggano una coerenza
ed uno spessore tale da garantire la solidità complessiva del lavoro.
Il trio riesce a rievocare le atmosfere "evansiane" evitando il rischio
dell'ovvio e del risaputo ed il risultato finale sorprende per facilità di ascolto
e freschezza interpretativa.
Il contrabbasso di Testa svolge senza sbavature il ruolo di perno della
formazione, e si distingue per gusto e "cantabilità" del fraseggio e spicca per
lirismo in "Special Reserve", ove il tema viene esposto con un sapiente e
misurato utilizzo dell'archetto.
Da sottolineare anche l'apporto, mai banale, della batteria di
Antonio Fusco
che, in un dialogo serrato con gli altri strumentisti, sottolinea ogni passaggio
con gusto ed originalità.
In due brani – "Afrique"
e "Lydia e Doria" – il sax di
Claudio Guida, con i suoi richiami allo stile rarefatto e sospeso di
Wayne Shorter, ben si sposa con le atmosfere eleganti e calibrate del
trio.
Diversamente l'apporto "obliquo" della chitarra elettrica di Gianni
Guido in Blue Blotch – quasi una parafrasi
surreale di Giant Steps - fa virare il gruppo verso atmosfere più asimmetriche
e sperimentali (siamo dalle parti di
Bill Frisell,
tanto per capirci) che comunque non stonano nel contesto complessivo dell'album.
In conclusione un esordio di tutto rispetto con un disco al tempo stesso
raffinato e godibile, che si propone all'ascolto senza remore o timori reverenziali.
Assolutamente da tener d'occhio in prospettiva futura.
Roberto Biasco per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 23/11/2008
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