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Ancora un trio jazz per la Ultra-Sound Records, guidato stavolta
dal pianista
Marco Bianchi,
che ha già alle spalle diversi album, tra cui il recente "Japanese Era" (Video
Radio, 2004).
Il titolo dell'album mantiene le promesse. Lo
stile del trio è senza dubbio "energetico" e scattante, e rimanda allo stile percussivo
di maestri come Bud
Powell e Horace Silver e, in misura minore, dello stesso Thelonious Monk.
Al di là degli inevitabili riferimenti "storici", va sottolineata una ricerca di
originalità, confermata dal fatto che, diversamente dal precedente album, non ci
sono rivisitazioni di standards, ma tutti i brani sono inediti e portano la firma
del pianista, anche in collaborazione con Paolo Fedreghini coautore di "Circus
in C minor".
L'impostazione del trio è rigorosamente acustica anche se, qua e la, affiorano
atmosfere che rimandano a suggestioni rock e funky. La sintesi è un jazz piuttosto
dinamico, fortemente omogeneo che, anche nei brani più lenti e meditativi, non cade
mai nel facile sentimentalismo; un esempio è il romantico "Bohemian
Life" nel quale compare come ospite la vocalist Debora Quattrini,
che firma anche il testo della canzone.
E' nei pezzi veloci che il trio si esprime al meglio, dando prova di compattezza
e versatilità non comuni. La sezione ritmica brilla per efficacia e dinamismo propulsivo,
con la batteria di Maxx Furian che in "Bella
faccia" crea un fitto tessuto poliritmico per poi concludere con
un prepotente assolo, mentre il basso di Enzo Frassi ha modo di mettersi
in bella evidenza in "For an imaginary child".
In conclusione un ottimo disco per trio jazz, accattivante e "moderno" quanto
basta. L'unico appunto critico, del tutto personale, riguarda la veste grafica.
Suggerimento ai produttori: ristampatelo subito, ma con un'altra copertina, questa,
ahimè davvero non aiuta!
Roberto Biasco per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 13/04/2009
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