Ultrasound 2009
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Paola Atzeni – Marco Bianchi
Intrecci
1. Senza fine
2. La musica che gira intorno
3. Ancora un po'
4. Resta cu'mme
5. Figlio unico
6. Il cielo in una stanza
7. Mio fratello che guardi il mondo
8. Secumdi' secumda'
9. Pensiero stupendo
10. Oh, che sarà (video track)
Marco Bianchi
- Piano
Paola Atzeni - Voce
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Via Cascina Sparapina, 2 27011 Belgioioso Pavia
email:
info@ultrasoundrecords.it
Un album di standard - peraltro famosissimi - della
musica leggera italiana, interpretati da voce e pianoforte: un'operazione a prima
vista non particolarmente originale che ha prodotto invece un disco di grande qualità
e di notevole spessore artistico. Merito senz'altro dei due protagonisti: Paola
Atzeni è una vera rivelazione, una cantante dalla voce splendida, con una personalità
ed una duttilità non comuni, che riesce a rivisitare con autorevolezza assoluta
brani che nell'immaginario collettivo portano il marchio indelebile di interpreti
"sacre" come Mina, Ornella Vanoni e Fiorella Mannoia.
Marco Bianchi,
eccellente pianista, che con il suo "New Trio One" avevamo avuto modo di
apprezzare in un contesto tipicamente jazzistico, mette il suo talento a servizio
della voce di Paola, non come semplice accompagnatore, ma come interlocutore, un
"direttore d'orchestra" che, creando la giusta "profondità di campo", dialoga con
la voce femminile, quasi a ricreare artisticamente la sottile dinamica di un rapporto
uomo-donna.
Bianchi
si ritaglia comunque un proprio spazio interpretativo ed improvvisativo, nel quale
però il jazz vuole essere presenza discreta, quasi invisibile, appena accennata,
mai platealmente esibita. Il risultato è eccellente, soprattutto nelle rivisitazioni,
davvero emozionanti, delle canzoni di Ivano Fossati, che fa un po' la parte del
leone nella scelta dei brani, alternandosi ad autori del calibro di Gino Paoli e
Domenico Modugno.
L'unico neo potrebbe riguardare qualche residuo di enfasi nella voce di
Paola, che affiora qua e là: si tratta solo di poche piccole sfumature, ma la personalità
e la sicurezza della cantante possono senz'altro fare a meno di qualche sporadico
"effetto" superfluo. Non è questo il caso di "Pensiero stupendo", nel quale
il gioco delle inflessioni e dei sospiri si lega ad una precisa ragione espressiva,
riuscendo a trasmettere perfettamente l'ambiguità un po' inquietante della canzone.
In sintesi ci troviamo di fronte ad un album bellissimo e piacevole, più vicino
alla canzone d'autore che al jazz, che, adeguatamente promosso e pubblicizzato,
potrebbe avere un potenziale commerciale non indifferente. Il che, quando si tratta
di musica di qualità come in questo caso, non può davvero considerarsi un difetto.
Roberto Biasco per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 26/12/2009
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