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Tino Tracanna
Acrobats
Abeat (2012)
1. Igor Sneezes
Mr. D.P. Introduces Dundun
3. Dundun
4. Pagan Deity
5. New Mind Lines
6. Scie
7. Cartomante
8. Free Links
Tino Tracanna -
sassofoni tenore e soprano
Mauro Ottolini - trombone, euphonium, launeddas
Roberto Cecchetto - chitarra
Paolino
Dalla Porta - contrabbasso
Antonio Fusco
- batteria e percussioni
Via Pasubio, 6 21058 Solbiate Olona
(VA) tel/fax +39 0331 376380
Di acqua sotto i ponti del jazz,
Tino Tracanna
ne ha vista passare tanta, e a tanta bella musica ha vigorosamente contribuito.
La sua valenza nessuno la può discutere, però, per qualche oscuro motivo e assurda
logica del jazz system italiano, è rimasto sempre in un limbo che non gli ha mai
restituito a dovere i riconoscimenti che merita. Il suo primo album da leader risale
al 1988, a capo di un bel sestetto che diede vita a "Mr. Frankstein Blues",
poi in quartetto, e poi al fianco di
Paolo Fresu
e Franco D'Andrea
e un formidabile novero di collaborazioni, che è quasi impossibile declinare completamente.
Era dal 2010 che il sassofonista livornese non dava alla luce un album a suo
nome e tale lungo periodo (oggi come oggi due anni sono tanti, vista la produzione
da catena di montaggio di alcuni) ha dato i suoi frutti. "Acrobats"
è farina del solo sacco di Tracanna, anche se le firme timbriche e stilistiche
dei quadriumviri che lo sostengono, si sentono anche a orecchie chiuse.
Supera gli schemi, rilancia grosso e ordisce un lavoro crossover, jazzisticamente
parlando. E già in Igor Sneezes il groove macinato da
Paolino
Dalla Porta e da
Antonio Fusco,
sotteso dal leader e da Mauro Ottolini, è straniato dalla chitarra di Roberto Cecchetto,
con frasi ruvide e spinose a far da contraltare, per poi dispiegare un cambio di
metrica segnato da uno swing ben poco canonico e limpidamente irriverente.
Ecco, l'apertura è il degno biglietto da visita di "Acrobats". Così, dopo
l'assolo ligneo, pastoso e virulento di Dalla Porta in "Mr. D.P. Introduces Dundun",
l'attenzione si sposta nell'Africa, con Tracanna che costruisce colori schiumanti
al soprano, arricchendo di emozione e sensualità "Dundun". Anche i tempi
slow hanno una marcia diversa, un sentire differente e "Pagan Deity" è fumosa,
raschiata e claudicante a dovere. Ciò che è evidente, è che tutti si divertono un
mondo e, come è abitudine di Tracanna, tutti sono capofila: Ottolini fa sentire
la sua voce "trombonale" che è, oramai, ben riconoscibile e dialoga che è un piacere
con Tracanna che al soprano gli fa il controcanto (e viceversa) in "New Mind
Lines", che assume una forma piacevolmente informe nel finale, schiudendo l'assolo
dalla ricercata timbrica e tecnicamente ineccepibile di
Antonio Fusco.
"Scie" è incredibilmente romantica, dalle armonie mediterranee, quelle di
bell'aspetto. "Cartomante" rientra nell'imprevedibilità che pregna
questo lavoro, nelle note bluesy, nelle corde di Cecchetto che stacca, lega e vibra
fino a condurre il brano – con Ottolini e Tracanna al seguito – ad epilogo ritmicamente
alternative-rock.
"Free Links" chiosa e riassume le idee acrobatiche di
Tino Tracanna e
rimarca tutto il suo valore, come sassofonista e come compositore.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
15/05/2011 | Giovanni Falzone in "Around Ornette": "Non vi è in tutta la serata, un momento di calo di attenzione o di quella tensione musicale che tiene sulla corda. Un crescendo di suoni ed emozioni, orchestrati da Falzone, direttore, musicista e compositore fenomenale, a tratti talmente rapito dalla musica da diventare lui stesso musica, danza, grido, suono, movimento. Inutile dire che l'interplay tra i musicisti è spettacolare, coinvolti come sono dalla follia e dal genio espressivo e musicale del loro direttore." (Eva Simontacchi) |
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Data pubblicazione: 17/02/2013
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