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Mauro Ottolini
I Separatisti Bassi
artesuono (2011)
1. Paesi Bassi - 6:09;
2. Low Orbits (G. Maier) - 8:15;
3. Bassi, fondi (Bazzani/Ottolini) - 7:22;
4. Sechs Kleine Kalvierstücke op. 19, n. 1 (A. Schönberg) - 1:24;
5. Sechs Kleine Kalvierstücke op. 19, n. 2 (A. Schönberg) - 2:54;
6. Sechs Kleine Kalvierstücke op. 19, n. 3 (A. Schönberg) - 1:07;
7. Sechs Kleine Kalvierstücke op. 19, n. 4 (A. Schönberg) - 0:34;
8. Sechs Kleine Kalvierstücke op. 19, n. 5 (A. Schönberg) - 0:42;
9. Sechs Kleine Kalvierstücke op. 19, n. 6 (A. Schönberg) - 0:57;
10. Brass Separatist in Hat - P 14 - 2:44;
11. Luigi IX's Funeral - 1:34;
12. Pernice Fresca (A. Succi) - 6:41;
13. Basso mosso con Brie - 0:13;
14. I Separatisti Bassi - 0:54;
15. Let's Have Another One (D. D'Agaro) - 6:17;
16. Pink Elephant on Parade (H. Mancini) - 5:28;
17. Paesi Bassi "Low Band Final Cluster" - 2:40.
Bonus Track: "Break" – 7:00 - Traccia video di Alberto Fasulo
e Flavio Massarutto,
Ove non indicato le composizioni sono di Mauro Ottolini.
Mauro '8' Ottolini - trombone, tromba
bassa, sousaphone
Achille Succi - clarinetto basso
Massimo De Mattia - flauto basso e contralto
Franz Bazzani - pianoforte
Giovanni Maier - contrabbasso
Vincenzo Vasi - theremin, elettronica, voce e giocattoli
Gianni Massarutto - armonica bassa blues
David Brutti - sax basso, contrabbasso e baritono
Daniele D'Agaro - sax baritono
Mirko Sabattini - batteria e batteria preparata
Teatro Arrigoni - S. Vito al Tagliamento - 20 marzo del 2010.
Mauro Ottolini è una singolare ed atipica figura emergente nel panorama
musicale – non solo jazzistico - italiano come compositore, arrangiatore, direttore
d'orchestra, nonché specialista della gamma più bassa della famiglia degli ottoni:
tromba bassa, trombone e sousaphone – ovvero il gigantesco bassotuba utilizzato
a tracolla nelle "marching band" o per meglio dire nelle nostrane bande di piazza.
Non a caso l'altro importante progetto della sua più recente produzione riguarda
proprio la brass band dei "Sousaphonix". Ricordiamo inoltre che Ottolini
ha collaborato con
Enrico Rava
nel suo recente tributo a Michael Jackson – "Rava on The Dance Floor" - arrangiando
e dirigendo una potente sezione di fiati.
Viste le premesse, da una performance improvvisata concepita per soli strumenti
"bassi" ci si potrebbe aspettare una colorita incursione nel regno dell'ironico
e del grottesco, visto il ruolo cui sono stati spesso relegati i componenti più
"obesi" dell'orchestra. La presenza ingombrante di un'icona della musica contemporanea
come Arnold Schoenberg ci fa subito capire subito quanto le nostre aspettative di
"divertissement" debbano essere drasticamente ridimensionate, riaffiorando però
inaspettatamente in un paio di brani verso la fine dell'album.
Ci troviamo infatti di fronte ad un progetto ambizioso che si propone di coniugare
linguaggio jazz, libera improvvisazione e musica colta contemporanea. L'idea, lungamente
inseguita da Ottolini e realizzata con la collaborazione di Stefano Amerio, si è
concretizzata con la registrazione di questo concerto dal vivo al Teatro Arrigoni
nell'ambito del Jazz Festival di S. Vito al Tagliamento il 20 marzo del 2010.
Chiariamo subito che si tratta di un album tutt'altro che "facile", a partire dall'impatto
sonoro del brano di apertura: Ottolini, novello "apprendista stregone", ha approntato
una ribollente ricetta basata sulla costruzione di un suono magmatico, una sorta
di "wall of sound" nei quali le basse frequenze scandiscono ritmi incalzanti a sostegno
di costruzioni armoniche "futuriste", condite di esplosioni di improvvisazione collettiva
di puro free-jazz.
Non mancano estemporanee incursioni nella musica popolare, come nell'eccentrica
"Let's Have Another One" - a firma di Daniele D'Angaro - inaspettatamente
risolta in un esilarante ritmo sudafricano, e la successiva "Pink Elephant on
Parade" di Henry Mancini, nel quale finalmente l'orchestra si diverte, cantando
in coro – con voce baritonale naturalmente - ed improvvisando sul tema disneyano
di un famoso cartone animato.
Per il resto l'ascoltatore non ha scampo, visto che nel compatto magma sonoro del
concerto le "pause contemplative" sono davvero poche, anche se molto significative.
Tra queste spicca proprio la sequenza dei sei "Piccoli pezzi per pianoforte –
Op.19" di Schoenberg, che si dipana in un dialogo metafisico tra pianoforte,
sax, flauto e legni.
La definizione di "jazz" - come sempre più spesso accade – potrebbe essere in questo
caso restrittiva. Potremmo dire che risulta ancora applicabile nella misura in cui
si parla di libertà espressiva e di gusto dell'improvvisazione nel senso più ampio
del termine.
Un disco comunque coraggioso ed intrigante, che, una volta superato lo choc del
primo ascolto, potrebbe essere apprezzato da un'audience più ampia rispetto a quella
dai cultori della sperimentazione e della musica contemporanea d'avanguardia.
A maggior ragione, l'ascoltatore meno esperto gradirà il breve filmato di sette
minuti sulle prove del concerto - a cura di Alberto Fasulo e Flavio Massarutto ed
inserito come Bonus Track – ottimo punto di partenza per entrare nel mondo
musicale dei Separatisti Bassi.
Roberto Biasco per Jazzitlaia
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Data pubblicazione: 29/12/2012
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