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Keith Tippett - Giovanni Maier
Two For Joyce
Long song records (2013)
1. Two For Joyce
Keith Tippett - piano Giovanni Maier - double bass
Il flusso di coscienza è una tecnica narrativa in uso nei romanzi con implicazioni
psicologiche o psicanalitiche e consiste "nella rappresentazione dei pensieri di
una persona come compaiono nella mente, prima di essere organizzati in frasi", secondo
una definizione tratta da Wikipedia. Lo scrittore irlandese James Joyce ha
utilizzato spesso questo metodo di lavoro nei suoi romanzi. Proprio all'autore dell'Ulisse,
una comune passione, Maier e Tippett dedicano il titolo di questo cd, registrato
dal vivo a Trieste nel 2012. In effetti quanto
si ascolta nell'album si presenta come uno "stream off consciousness" musicale.
I due protagonisti, infatti, lasciano scorrere idee e intuizioni liberamente, senza
accordi precostituiti, prima di un controllo, di un ripensamento rispetto a quello
che vanno costruendo. I punti di contatto e di collegamento si realizzano in corso
d'opera. E' un'improvvisazione assoluta, insomma, in cui il linguaggio dei due compositori
estemporanei viene a fondersi in una musica nomade, ondivaga, errabonda. Tippett
rispolvera il suo pianismo liquido, un vero marchio di fabbrica da quando collaborava
con i King Crimson negli anni Settanta. In alcune sequenze martella sul suo strumento
con un approccio percussivo. In altri segmenti si butta a capofitto in cavalcate
piene di note e di pathos. Per prendere fiato e diminuire la tensione, si lascia
andare a un bozzetto bucolico, country. Per non lasciare nulla di intentato regala
pure un breve intermezzo swing.
Maier è sul pezzo, attentissimo. Delega all'illustre partner l'iniziativa in parecchie
circostanze, ma si riserva un solo sontuoso sul finale, tutto giocato sull'aspetto
timbrico, sui suoni e sui silenzi. Per il resto tiene botta agevolmente. Parte un
po' contratto, ma va poi spedito, colmando spazi lasciati aperti dal tastierista
britannico con il suo maestoso pizzicato che va a far sussultare le corde nella
parte inferiore del suo strumento. Adopera, invece, l'archetto in un frammento rumoristico,
producendo effetti contrastanti di raro appeal. I due artisti prediligono le atmosfere
scure, notturne. Il viaggio nella psiche, nell'inconscio, si compie nell'ombra,
o al buio completo.
"Two for Joyce" procede per tappe successive, seguendo l'estro del momento.
Nei cinquanta minuti della performance si registrano anche alcuni momenti di stanchezza
o di difficoltà a uscire fuori creativamente da determinate situazioni. Prevale,
però, complessivamente la capacità di inventare, di sorprendere da parte di due
musicisti diversi per esperienza e storia ma portati a dialogare, a comunicare la
loro espressività, il loro mondo interiore in un colloquio denso di significanti
e di significati.
Gianni Montano per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 15/04/2014
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