Jazzitalia - Recensioni - Orkester Brez Meja: Orchestra Senza Confini
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Orkester Brez Meja
Orchestra Senza Confini



dobialabel (2015)

1. Brezmejniki
2. Magari c'è

 

Giovanni Maier - conduction
Zlatko Kaucic - conduction
Paolo Pascolo - flute
Gabriele Cancelli - trumpet
Elisa Ulian - voice
Gianfranco Agresti - alto sax
Flavio Brumat - tenor sax
Cene Resnik - tenor sax
Bostian Simon - tenor sax
Mimo Cogliandro - bass clarinet
Giorgio Pacorig - piano
Andrea Gulli - live electronics
Mariano Bulligan - cello
Vitja Balžalorsky - electric guitar
Jošt Drašler - doublebass
Carlo Franceschinis - doublebass
Costanzo Tortorelli - doublebass
Marko Lasic - drums
Vid Drašler - drums


Zlatko Kaucic e Giovanni Maier sono in coppia alla conduction dell' Orchestra senza confini, band formata da diciassette musicisti sloveni e friulani, tutti impegnati, solitamente, nella musica sperimentale e di ricerca. La direzione condivisa è una scelta particolare che non ha precedenti significativi nel campo dell'avanguardia, dove le esperienze inconsuete o eccentriche sono all'ordine del giorno. I due leader si muovono come se avessero fra le mani i loro strumenti, dirigendo l'ensemble con gesti e segni convenzionali, o indicazioni estemporanee, verso determinate aree di tensione e distensione per comporre una timbrica definita, pensata a monte o immaginata in divenire. La musica ha contorni labili e imprecisati e procede per ondate successive, con collettivi portati ad elaborare un effetto, più che un'armonia e la base ritmica a costruirsi e a sfaldarsi progressivamente sotto i pesanti colpi di due batterie impetuose, travolgenti. In risposta a disposizioni specifiche di Maier o Kaucic, poi, l'ensemble tace e restano in scena due o tre personaggi a dialogare fra di loro, in modo aspro e appuntito, trascurando di proposito le belle frasi e i suoni ortodossi. Il rumorismo di alcune aperture è, inoltre, stemperato da una struttura (solo quella) quasi classica delle improvvisazioni pilotate degli orchestrali. Si identificano, infatti, parti eseguite all'unisono e subito dopo si assiste ad un vociferare insistito di più protagonisti in simultanea, per ritornare, infine, ad un momento comune utile a tirare le fila del discorso. Non siamo, cioè, distantissimi dallo schema tema-assoli- ritorno al tema, ovviamente con una certa libertà di interpretazione della massa sonora proposta dalla "Brez Meja".

Malgrado non sia stata approntata alcuna partitura per questa performance, sorprendentemente, si individuano sequenze che sembrano concordate o scritte. La conoscenza e l'intesa fra i membri della formazione e fra questi e i due maestri favoriscono questo trasferimento di impulsi dal centro alla periferia o viceversa dalla periferia al centro.

Zlatko Kaucic è a capo anche della Jubilaeum orchestra, pure questa costituita da compositori istantanei del nord est e orientata verso un jazz avanzato, mutuato da una sensibilità etno-folk. In questo contesto, però, insieme al compagno di tante avventure Giovanni Maier, si vola ancora più in alto. I due artisti accettano una vera e propria sfida per produrre un lavoro concepito senza nulla di preordinato, di stabilito in anticipo. Il risultato finale è più che soddisfacente. Rispetto alle orchestre dedite all' improvvisazione estrema, in voga negli anni settanta, spesso destinate a finire in un cul de sac espressivo, da dove non sapevano come uscire fuori, la co-conduzione di Kaucic e Maier riesce a creare brani dotati di una fisionomia, di un carattere proprio, dove l'interplay globale limita al minimo la casualità di passaggi a vuoto e anzi, se si è attenti, si può seguire la linea-guida dell'intero percorso, dentro e oltre i confini.

Gianni Montano per Jazzitalia







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Data pubblicazione: 23/09/2018

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