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Pipe Dream
Pipe Dream
Cam Jazz (2018)
1. Summer Prayer
2. Looking For Home
3. They Were Years
4. Pictures
5. Pipe Dream
6. Sam
7. First
8. Fermati
9. White Giant
10. Cayuga
Hank Roberts - violoncello, voce Filippo Vignato - trombone Pasquale Mirra - vibrafono Giorgio Pacorig - pianoforte, piano elettrico Fender Rhodes Zeno De Rossi - batteria
Quattro tra i più creativi jazzisti italiani del momento cooptano
il violoncellista più hot-cult della scena underground newyorkese: Hank Roberts.
Incominciamo subito col dire che non è uno dei – purtroppo – soliti "dream team"
da festival/rassegna estiva, ma un vero e proprio progetto che vede anche un'equa
ripartizione dei compiti in fase di composizione. Il deus ex machina può dirsi Zeno
De Rossi, che ha voluto mettere su questo gruppo inizialmente pensato come trio
(con Mirra e Pacorig), poi allargato a Roberts e a Vignato.
Seppur le firme dei brani si alternano, la scia sonora è univoca e si snoda in un
percorso fatto di giochi armonici che esaltano la linea melodica, come in "Looking
For Home" (di Vignato), preceduta dall'onirica "Summer Prayer" e seguita
dalla lunga suite "They Were Years" (di Pacorig), frastagliata, energeticamente
ansiogena, che rimarca l'interplay del quintetto e produce un argot contemporaneo.
"Pictures" di Roberts arriva al momento giusto: bella quanto la limpida voce
del musicista statunitense che arieggia perfetta sul ritmo basculante del brano,
reso magistralmente grottesco dall'ostinato di Mirra al vibrafono. Un brano che
racchiude con acume diversi linguaggi e che dà la stura alla composizione eponima
("Pipe Dream", di De Rossi) dall'intenso crescendo con Vignato che racconta
la melodia con il suo fraseggio ovattato. Sempre De Rossi firma "For Sam",
dedicata a Sam Amidon, musicista folk del Vermont con il De Rossi ha collaborato
nella formazione dei Guano Padano; sound roccioso, con il violoncello a fare da
chitarra e tutti a creare un movimento circolare intorno alle sagome musicali disegnate
da Vignato. "First" (di Roberts) è orchestrale, sinfonica e carica di lirismo.
A far da contrappunto arriva "Fermati" (di Mirra) con il suo "disordine"
perfetto, contrappunti e costruzioni dense e sontuose mostrano i muscoli perfettamente
tonici. "White Giant" (di De Rossi, Gallo, Stefana) mostra gli abiti del
rocker incravattato, perché il gorgo sonoro è spiraliforme: il passo ritmico è il
contraltare di un soffio di classicismo che si insinua tra le pieghe del pentagramma.
L'album chiude con " Cayuga" (di Roberts), ebbra di blues.
Un album consigliato a chi non crede che il jazz si sia fermato con la dipartita
di Charlie Parker.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
16/07/2011 | Vittoria Jazz Festival - Music & Cerasuolo Wine: "Alla quarta edizione, il festival di Vittoria si conferma come uno dei più importanti eventi musicali organizzati sul territorio siciliano. La formula prescelta dal direttore artistico è quella di dilatare nel tempo gli incontri musicali, concentrandoli in quattro fine settimana della tarda primavera, valorizzando uno dei quartieri più suggestivi della città, la restaurata Piazza Enriquez, e coinvolgendo, grazie a concerti e jam session notturne, una quantità di pubblico davvero rilevante, composto in parte da giovani e giovanissimi, portatori di un entusiasmo che fa davvero ben sperare sul futuro del jazz, almeno in questa parte della Sicilia." (Vincenzo Fugaldi) |
15/05/2011 | Giovanni Falzone in "Around Ornette": "Non vi è in tutta la serata, un momento di calo di attenzione o di quella tensione musicale che tiene sulla corda. Un crescendo di suoni ed emozioni, orchestrati da Falzone, direttore, musicista e compositore fenomenale, a tratti talmente rapito dalla musica da diventare lui stesso musica, danza, grido, suono, movimento. Inutile dire che l'interplay tra i musicisti è spettacolare, coinvolti come sono dalla follia e dal genio espressivo e musicale del loro direttore." (Eva Simontacchi) |
14/11/2009 | Intervista a Richard Galliano : "...utilizzare vari linguaggi è stata una necessità più che una scelta. Un fisarmonicista non può tagliare le sue radici. La fisarmonica non è mai servita a tracciare nuove strade musicali. Noi siamo necessariamente immersi nel nostro passato. E il nostro passato è quello di tantissimi musicisti di strada, gente che suonava ai balli popolari e nelle ricorrenze di paese. La fisarmonica, un organo portatile, non può prescindere da questa sua storia umile." (Marco Buttafuoco) |
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Data pubblicazione: 18/08/2019
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