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Fabrizio Puglisi Guantanamo
Giallooro
Caligola (2017)
1. Giallo Oro
2. Un poco loco
3. Ogun
4. Turkish Mambo
5. La Comparsa
6. Song for Doudou(To Doudou Noiaye Rose)
Fabrizio Puglisi - piano, synth & fender rhodes Pasquale Mirra - vibrafono Davide Lanzarini - contrabbasso Danilo Mineo - percussioni William Simone - batà, percussioni Gaetano Alfonso - batteria Venus Rodriguez - vocals in Ogun
Fabrizio Puglisi è noto per la sua militanza nel collettivo
bolognese "Basse Sfere", associazione attiva nel campo della ricerca e della composizione
istantanea, oltre che per le sue collaborazioni con artisti della scena olandese
e italiana più innovative. Fra i suoi svariati progetti si segnala questo "Guantanamo",
gruppo fondato qualche anno fa al fine di rileggere in maniera intellettuale il
tipico sound afro.cubano. Va ricordato, come premessa, che il jazz ha pescato parecchio
fra i suoni dei Caraibi e che, anzi, diversi personaggi di origine cubana si sono
imposti all'attenzione generale, scrivendo pure pagine importanti nella storia della
musica afroamericana. Si possono ricordare, fra gli altri, Machito, Chico O'Farrill,
Chucho Valdes, non dimenticando il contemporaneo
Michel Camilo.
E' d'obbligo, poi, menzionare Steve Coleman e il suo pregevole album "The sign and
the Seal", inciso nell'isola di Fidel Castro con la Mystic Rytm Society e con un
ensemble locale, come esempio luminoso di contaminazione fra lo stile metropolitano
poliritmico di marca M-Base e la clave, la scansione metrica propria delle isole
centramericane.
Il pianista siciliano lavora su un repertorio misto, selezionando due pezzi a sua
firma, due superclassici come "Un poco loco" di
Bud Powell
e "Turkish Mambo" di Lennie Tristano, oltre a un canto tradizionale e ad una canzone
etno-folk d'autore. Come strumentario il peso dell'accompagnamento ritmico va a
due percussionisti e ad un batterista che offrono un sostegno coriaceo e preciso
di chiara impronta latina, aiutati dall'incedere di un basso non appariscente, ma
estremamente concreto. A tastiere e vibrafono, poi, spetta la parte armonico-melodica.
Puglisi e Mirra assolvono al compito con un dialogo tematico serrato e stringente
e interventi solistici appropriati, contraddistinti da un andamento sinusoidale.
Per movimentare il quadro d'insieme, inoltre, interviene l'elettronica a introdurre
qualche sfasatura voluta per complicare il discorso o meglio per attualizzarlo.
In effetti "Guantanamo", però, si muove con un rispetto quasi eccessivo per il materiale
scelto. Ci si aspettava da Puglisi e soci una rivisitazione meno letterale e più
avventurosa in certi tratti. Così, invece, si apprezzano la compattezza del tessuto
percussivo, gli scambi equilibrati fra pianoforte e metallofono, ma non si rinviene
la spinta progressiva, l'unghiata avanguardistica del leader della formazione.
Così "Giallooro" incontrerà sicuramente il gusto degli amanti del latin-jazz, ma
lascerà dubbiosi quanti seguono da tempo la parabola artistica di un musicista che
ci ha abituato a prove ben più audaci e azzardose.
Gianni Montano per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 11/04/2019
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